ORIGINE E RIEVOCAZIONE STORICA
Come ormai risaputo, nel Medioevo, non vi era in Italia città, castello o villaggio ove non fossero fondati sodalizi che, sia per culto sia per pietà o misericordia, univano persone (fratelli) che, volontariamente e per impulso di carità, portavano soccorso agli ammalati, ai morenti, agli appestati. La loro opera, a seconda dei casi di malattia consisteva sia nelle cure che alla meno peggio potevano essere prodigate, sia nel trasporto in ospedale o al lazzaretto per mezzo della “ZANA” (specie di portantina a forma di gerla, ricoperta in tela, da portarsi a tracolla e atta allo scopo). In altri casi, quelli irrimediabili, “I FRATELLI” si prodigavano per il funerale ed il seppellimento.
Le origini delle Misericordie Toscane risalgono
intorno al XIII e XIV secolo, quando le varie associazioni di arti e mestieri,
dietro esempio del Comune di Firenze,
1615 dette inizio, a sue proprie spese, ai lavori per una Cappella nei pressi
del baluardo sulla destra di Via della Costarella, all ’interno della cinta
muraria del castello.
La nuova istituzione fu detta “VENERABILE CONFRATERNITA DEL SS. SACRAMENTO E DELLA CARITÀ”; iniziò il suo operato e si distinse ben presto in varie occasioni.
Purtroppo in base al Decreto del 21 marzo 1785 il Granduca Pietro Leopoldo di Lorena, tutte queste benevole organizzazioni furono soppresse con indignazione e sgomento della popolazione.
Soppresso il Decreto, dopo l’Editto Leopoldino, ripresero le attività di volontariato con varie opere di beneficenza. Anche Pomarance vide nuovamente riformarsi “l’opera assistenziale” soprattutto per volontà del Dr. NICOLA VALCHIEROTTI, avevano affermata la loro vita di azione. Così ovunque si intensificavano queste Compagnie, e Associazioni con un proprio regolamento ed un singolo Statuto appositamente studiato per le caratteristiche del luogo in cui nascevano.
Anche Pomarance si organizzò per questo Istituto Benevolo, e così, per volere del Sacerdote CESARE GIOVANNI SANTUCCI, (nipote dell’illustre nostro concittadino Antonio il Cosmografo) nell’anno
medico condotto, uomo di singolare pietà, il quale aveva adottata come sua seconda patria la nostra terra. La sua iniziativa si concretizzò rapidamente in una efficiente organizzazione condotta dal medesimo e da altri volenterosi. Durante il triennio della sua carica a Governatore, egli si prodigò per la ricostituzione della Confraternita e per l’ampliamento dell’Oratorio. Per merito suo la vecchia Cappella, di proprietà della sig.ra Anna Fantacci ved. Marchionneschi, in data 24 aprile 1844, con atto di donazione , passò alla Confraternita e fu così possibile dar inizio aH’ampliamento con le oblazioni dei più benefattori.
Con meraviglioso slancio i cittadini di ogni classe si iscrissero a questa nuova fratellanza prestando la propria opera materiale e morale. Compilati i relativi capitoli, approvati con Regia Sanzione del 3 gennaio 1845, la Misericordia cominciò subito il suo regolare funzionamento.
Nonostante l’encomiabile impegno dei benefattori non si
riusciva a far fronte a tutte le richieste che si moltiplicavano, così che tre
anni passarono in ritmo crescente di lavoro e di soccorsi. Il mandato di
questo benemerito fondatore era terminato, il suo operato aveva superato ogni
aspettativa e la promessa fatta all’atto della costituzione lo aveva impegnato
al massimo. L’avvio a questa opera era stato eccellente, ma alla scadenza del
primo triennio, il Valchierotti non si presentò alle elezioni volendo
lasciare ad altri volenterosi la libertà di continuare. Regola
ri elezioni videro suo successore il Cav. ADRIANO DE LARDEREL, uomo temprato
nell’esercizio della vita, che aveva dato segno del suo impegno e del suo affetto
per la nostra terra sia con intelletto industriale che religioso (vedi
costruzione caldaie Addane ed interessamento per la istituzione della
Processione Bella a Pomarance). Per dieci anni questo signore attese con
lodevole cura alla benemerita opera che si affermò sempre più. Il maggiore
contributo di umanità si rivelò durante l’epidemia colerica che nell’anno 1855
infestò il pomarancino, e fu ancora più evidente la efficienza dell’organizzazione
e la serietà con cui essa veniva gestita.
Il cav. Adriano de Larderei cessò di vivere alla giovane età di 35 anni, lasciando rimpianto e cordoglio in tutti quanti lo conobbero.
Con lo stesso zelo e la medesima tenacia seppe ben imitarlo il di lui fratello conte FEDERIGO DE LARDEREL, il quale si curò dell’ampliamento di questa Confraternita della SS. Carità facendo in modo di porla sempre più in vista.
Venne creato anche un abito a mo’ di divisa, a sembianza
di quello già usato dalla istituzione fiorentina: una lunga tunica nera con la
cintola a forma di rosario, un medaglione a giustacuore con l’emblema delle
misericordie e, per mantenere l’anonimato a chi lo indossava, un cappuccio
nero (detto “BUFFO” ) con solo due fori corrispondenti agli occhi. Chi vestiva
questo lugubre indumento non doveva far
sapere all’assistito chi era stato il benefattore, dimodoché non si sentisse
verso di lui debitore nell’eventuale guarigione. A completamento di questa
vestizione era previsto un cappello in feltro a larga tesa che serviva a
proteggere il portantino in caso di pioggia. Se la stagione era mite veniva
tenuto sulla spalla tramite il cordone del sottogola.
Sempre per interessamento del conte Federigo, si trasformò di nuovo la Chiesetta che venne abbellita con marmi ed ebbe una nuova pavimentazione. Questa chiesa era già stata consacrata a San Carlo Borromeo, che ne è patrono, e che conseguentemente dette nome anche alla piazzetta antistante l’ingresso.
Anche una portantina per il soccorso agli ammalati fu acquistata, sostituendo la barella a stanghe. Era una “LETTIGA” su ruote e per alleviare le scosse delle impervie strade aveva le balestre in modo da ammortizzare gli urti.
Sempre nuove migliorie per ogni tipo di bisogno venivano usate. Ed anche per i trasporti funebri venne costruito un carro chiuso con predisposto il posto per il cocchiere, in modo da poter trasportare il cofano funebre sino all’ultima dimora. L’ultimo cocchiere, che per anni si impegnò a questa triste cura fu Dante Spinelli più conosciuto come Dante dell’ortolano che, ad ogni tocco della campana, era
pronto ad avviarsi con il suo cavallo ad attaccare il mezzo tenuto presso la sede, e da lì dirigersi presso l’abitazione dell’estinto. I meno giovani ricorderanno quest’uomo, che sino all’avvento del mezzo motorizzato, ha scollettato tutti a S. Bastiano.
Per il richiamo dei portantini, in occasione dei funerali, era usata la campana della Misericordia, posta sul campanile della Chiesa Parrocchiale (vedi articolo sul n. 3/88 di questa Rivista) che con dei tocchi particolari avvertiva: se il defunto era uomo, se era donna, se abitava in campagna, se abitava in paese, se era iscritto alla Misericordia oppure no.
Nel corso degli anni vi è stato un susseguirsi di nomi, di volenterosi, che con fede e spontanea carità si sono prodigati in questo misericordioso lavoro.
È doveroso ricordare anche i Governatori, che con lo stesso spirito hanno continuato a dirigere l’istituto cercando di ampliarlo, ammodernandone le attrezzature per aggiornarsi con l’evolversi dei tempi. Dopo i due De Larderei, seguì il N. H. Giovanni Biondi Bartolini che lasciò l’impegno al Cav. Michele Bicocchi e che, conseguentemente, fu sostituito dal Dr. Giovanni Biondi Bartolini sino ad arrivare ai nostri tempi con il Sig. Dell’Omo Augusto. A conferma delle notizie più lontane abbiamo presso la Chiesa della Misericordia delle lapidi che ricordano questi uomini fino al fondatore iniziale, il Sacerdote SANTUCCI, che con una scritta latina è così ricordato:
Questo Sacro Edificio
dedicato a Dio alia Divina Madre e aS. Carlo Borromeo Cardinale di Milano, lo innalzò dalle
fondamenta, a proprie spese, prete Cesare di Giovan Matteo di Antonio Santucci,
l’anno di nostra salute 1644.
Nella sacrestia vi è una Acquasantiera a muro, in marmo, con inciso lo stemma dei Santucci. Inoltre possiamo vedere la lapide che onora il “secondo fondatore” il dottor Valchierotti, e poi quelle dei due De Larderei. Le cinque lapidi in marmo scandiscono il tempo come un libro e oltre ad arricchire la chiesa sono memori degli avvenimenti e dell’opera di queste degne persone.
La chiesa della misericordia non ha molte opere di valore, se non un’immagine della Madonna di Montenero dipinta su specchio, sul retro, nella tavola di sostegno vi è una scritta a penna ed inchiostro “Il Cavalier Adriano de Larderei, fratello Governatore, donò alla Compagnia della R.R. Misericordia il 5 settembre 1852”. Sopra il tabernacolo dell’altare vi è un quadro rirpoducente la Madonna Addolorata alla cui base possiamo leggere “MATER AMABILIS”. Alla pietà ed al merito di Girolamo Bettoni e di donna Flaminia Covoni nata dei principi Chigi. (Giò Batta Cecchi incisore dona e consacra, Firenze 1810). Sembra che questo quadro sia stato donato alla Confraternita dal conte Federigo de Larderei.
L’insieme della chiesa, più volte rimaneggiata, si presenta assai bene ai fedeli che numerosi vi affluiscono nel mese di novembre per la Messa Vespertina officiata a nome dei defunti iscritti alla Misericordia e deceduti nell’annata in corso. Ad avvertire di questa funzione religiosa è compito delle due campanine poste sulla cella campanaria del piccolo campanile. Il suono scandito da queste è datato dalla fusione di queste; una porta la data solamente in numeri romani MLXXX (1530), e l’altra, A.D. MDCCCXV (Anno del Signore 1815).
Documenti custoditi presso l’archivio
della Confraternita accertano molte di queste notizie e tra le principali vi
è quella del
la Affiliazione alla Confederazione delle Misericordie d’Italia avvenuta
nell’anno 1874.
Il nome odierno è: CONFRATERNITA DELLA MISERICORDIA DI POMARANCE, con sede sempre in Piazza S. Carlo al numero civico 5, adiacente alla Chiesa ed al suo patrimonio immobiliare. Oggi questa benemerita è servita da un parco macchine composto da tre ambulanze che servono per gli spostamenti, sia di ricovero in ospedale come per bisogni di soccorso stradale od altro incidente. Inoltre due vetture funzionano per gli Handicappati ed i dializzati. Unito a queste vetture vi è un carro funebre che completa il nucleo motorizzato.
Nell’ammodernamento delle attrezzature sono state acquistate, a corredo di soccorso, delle sedie snodate atte al prelievo di ammalati residenti in abitazioni dove vi sono scalinate.
Ad oggi è in allestimento una nuova ambulanza montata su vettura Volkswagen e che nel giro di breve tempo andrà a sostituire quella più vecchia e non più idonea e sicura. Il sodalizio che tutt’oggi è assai congruo è costituito da 358 donne e 294 uomini. A questi valenti Governatori ed a tutti gli attivi collaboratori che negli anni hanno saputo dare valore e vanto ad una istituzione basata per la maggior parte sul volontariato, non rimane che fare le dovute congratulazioni. A quelli presenti ed a quelli futuri, un augurio per
Giorgio
saper continuare con lo stesso spirito sia a governare che ad abbisognarsi in ogni occasione. Inoltre un augurio a chi potrà ritrovarsi ai festeggiamenti che ovviamente saranno effettuati nell’anno 2015 in occasione del quattrocentesimo anno di vita.
NOTE BIBLIOGRAFICHE
- Archivio Misericordia di Pomarance.
- LE CONFRATERNITE DI MISERICORDIA IN TOSCANA – Ed. Arti Grafiche San Bernardino SIENA 1926 a cura del Comm. Dr. U. Patella.
Articolo tratto da “La Comunità di Pomarance”.