LE PORTE del “CASTELLO” di POMARANCE

A cura di J. Spinelli

PREFAZIONE

Il castello di Pomarance, anticamente detto Ripomarance, sin dal XVI secolo si presentava racchiuso da un’ampia cer­chia muraria che, dalla torre delle “Roc­che” fino alla porta Orciolina (o Massetana) arrivando alla porta Volterrana e proseguendo oltre la porta a Casolle, ave­va racchiuso dentro di sè le altre cinte mu­rarie, secoli XI e XIII dette di “Cassero” (Palazzo ex Pretura e Casalini) e di “Pia­no”, che fiancheggiando la “via di Bor­go” (oggi via Roncalli) e proseguendo ol­tre la porta “alla Pieve” arrivavano fino al torrino detto “dei Biondi Bartolini”. La cinta muraria era protetta da “Baluardi” (1600) che davano la possibilità di acce­dere all’interno del castello tramite tre porte “esterne” e quattro “interne”.

Ricostruzione Ipotetica della PORTA VOLTERRANA di J. SPINELLI

Le porte esterne erano: la Porta Volter­rana, la Porta Orciolina o Massetana e la Porta di Piazza (detta a Casolle); quelle “interne” invece erano: la Porta alla Pie­ve, la Porta Nuova, la Porta al Peso e pro­babilmente la Porta di Piano.

Di queste ne rimangono visibili oggi so­lamente tre: la Porta a Casolle o di Piaz­za del Vicariato, la Porta al Peso (indica­ta come porta Orcolina) e la Porta alla Pie­ve che fu ricostruita ex novo negli ultimi anni dell’ottocento.

Delle altre non rimangono generalmente che ampie aperture di cui è rimasto solo il nome iscritto talvolta su lapidi in tufo o porcellana come nel caso della Porta Nuova di cui è rimasta solo la nomencla­tura (Via della Porta Nuova).

Queste porte erano di proprietà del comu­ne di Ripomarance che doveva provve­dere alla loro manutenzione ed anche alla conservazione della cinta muraria. Fin dal medioevo le porte erano soggette alla continua sorveglianza fatta da uomini (an­ticamente detti “Clavares”) scelti dai Priori del comune i quali venivano inden­nizzati per questo tipo di incarico con pa­gamenti giornalieri o mensili, come risul­ta dai “saldi” del comune per tale sco­po. Ad essi venivano consegnate le chiavi dei portali di legno che dovevano essere obbligatoriamente chiusi ed aperti ad ora­ri prefissati: aperti al “suon dell’Avemmaria dell’alba” e serrati un’ora dopo l’Avemmaria della sera (o l’or di notte)(1) consegnando le chiavi ai Priori, come ri­sulta da una deliberazione comunale del 1514 in cui viene stabilito che le chiavi del castello di Ripomarance stiano appresso ai Priori del luogo (2).

Con il passare dei secoli e la conseguente stabilità politica del Granducato di Tosca­na e degli altri stati italiani, le porte del castello persero gradatamente la loro fun­zione di “difesa”. Infatti nel 1782 alcuni rottami di queste furono immagazzinati in una stanza sotto il Palazzo Pretorio (3) e successivamente alcune strutture mura­rie vennero abbattute perchè non consen­tivano un agevole passaggio dei “Car­riaggi” che transitavano sulla “strada Massetana” all’interno del castello delle Ripomarance lungo le vie di “Borgo” e di “Petriccio”.

LA PORTA VOLTERRANA (I PARTE)

La Porta Volterrana, o per meglio dire quello che di essa ne rimane, era una del­le porte appartenenti alla cinta muraria esterna che fin dal 1325 aveva racchiu­so l’antico “terziere” di “Petriccio” nel castello di Ripomarance.

Disposta a “tramontana” prese il suo no­me dalla strada che di lì si dipartiva in di­rezione di Volterra. Di questa porta attual­mente non rimane che il nome ed un’am­pia apertura tra il Palazzo ex Gardini e la Casa detta dei “Biondi di Porta Volterra­na” (attuale casa comm. Santoli), fra Piazza S. Anna e Piazza de Larderei.

Della demolizione, avvenuta nella metà ottocento, si sono salvate solamente una croce scolpita ed una lapide con iscrizio­ne gotica datata 1325 recante la dicitu­ra: (4)

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GUIDO CURSI DE VULTERRE
DE SELICE SOVRASTANTE A CIÒ

Già il Targioni Tozzetti ricordandola nei suoi viaggi (1751) diceva di aver letto in una iscrizione corrosa la data 1325 ed il nome di Guido con la croce d’arme dei Vescovi di Volterra.

Consultando una piantina catastale del periodo Leopoldino (1830 circa) conser­vata presso l’ufficio tecnico comunale di Pomarance è possibile verificare la sua esatta ubicazione e le sue probabili di­mensioni.

Questa porta all’interno presentava un ar­chivolto con due rientranze laterali, larghe un metro e profonde circa ottanta centimetri. Sopra la porta Volterrana vi erano anche due stanze sovrapposte: la prima con probabilità, era munita di due feritoie balestriere ed archibugiere, e sicuramen­te di una finestra sul versante interno del­la contrada di “Petriccio” (attuale Piaz­za de Larderei). Sopra questa prima stan­za esisteva un altro ambiente detto “stan­za a tetto” o “torre” utilizzata come “piombatoia” da dove veniva bersaglia­to a piombo l’assediante che iniziava la scalata.

La porta Volterrana all’esterno era protet­ta da due torrioni laterali (6) e da una “anteportam” come è rilevabile dal paga­mento stanziato nel 1494 dal Comune di Ripomaranci ad “..Agnolo da Colle per una tavola di noce che servì per le spran­ghe dell’antiporta..(7).

L’anteporta era un corpo avanzato in mu­ratura a protezione di quella principale, costituito da un portale in legno, chiuso, oltre che da normali serrature anche da spranghe trasversali e corredata ai lati da feritoie balestriere e archibugiere. Proba­bilmente questo corpo avanzato fu demo­lito attorno al XVII secolo con il conse­guente spianamento del fossato di guer­ra che circondava tutto il castello.

“Leo super porta Volaterranam”

Il Leone sopra la Porta Volterrana

Il castello di Ripomarance, conteso tra il Vescovo di Volterra ed il Comune di Vol­terra per tutto il 1200, nel 1323 era in pa­cifico possesso della Comunità di Volter­ra. Nel secolo successivo, dopo essere stato messo a ferro e fuoco da Niccolò Piccinino nel 1431 e dal Re Alfonso di Aragona nel 1447, nel 1472 venne a far parte della Repubblica Fiorentina dopo la conquista di Volterra ad opera delle mili­zie del Duca di Montefeltro. Ripomaran­ce, che fino all’anno prima era annove­rata come una delle 12 castella apparte­nenti alla giurisdizione di Volterra, favorì in un certo senso la conquista del conta­do volterrano non opponendo resistenza alle milizie fiorentine dandosi spontanea­mente alla Repubblica Fiorentina. Que­sto fatto gli valse non pochi vantaggi: in primo luogo la liberazione da Volterra che pretendeva tasse e gabelle, in secondo luogo la proclamazione a sede del Vica­riato di Val di Cecina con Potesteria giu­ridica e civile.

In conseguenza di ciò vennero innalzate le insegne in onore di Firenze con la “di­pintura del Marzocco” come simbolo di potere e dominazione. (8)

Questa immagine di leone in posizione seduta recante in una zampa lo stemma con lo scudo gigliato, fu dipinta sulla piaz­za principale di Pomarance (attuale Piazza ex Pretura o Piazza Cavour) e sopra le porte d’ingresso del castello come è ri­levabile anche da una deliberazione del 1472 del comune di Ripomarance e ripor­tata dal concittadino E. Mazzinghi:

“…Considerata essere cosa necessaria e di pregio avere preso alle porte et alla piazza le degnissime insegne del Comu­ne di Firenze sotto il comando del quale il comune di Ripomarance venne molto volentieri…. elessero et nominarono l’in­frascritto Andrea che abbia l’autorità e ba­lia di cercare con zelo uno capace e adat­to pittore che abbia a dipingere il Lione e le altre insegne nei luoghi opportuni del castello di Ripomaranci per mettere in buona luce il signor Vicario di detto luogo…. ”(9).

Che l’immagine del leone fosse pitturata anche sopra la Porta Volterrana ne abbia­mo notizia da Giuseppe Pilastri (10) attra­verso la citazione di un fascicolo del con­cittadino Alessandro Funaioli (11) in cui viene fatto sapere che il Consiglio nell’a­dunanza del 18 ottobre 1472 stanziò “li­re 16 soldi 10 a Bernardo del Nese dipin­tore per suo salario e mercede di dipin­gere il Lione della Porta Volterrana e i Lioni della Piazza…’’

L’autore ritiene che detto pittore: Bernar­do del Nese sia invece Bernardo del Le­se, fratello di Benozzo Gozzoli quel “Ma­gister Bernardus olim Sandri de Florentia, pictor, habitator in castri Ripomarancj..” della cui presenza e permanen­za nel castello (1486 -1496) scrisse il Battistini in “Memorie storiche, Volterra, Car­nieri, 1922, p.p. 97 – 98’’.

Dell’immagine del leone sopra la Porta Volterrana se ne ha notizia anche nel lu­glio 1497 in una deliberazione comunale in cui venne stabilito che venisse “.. riac­conciato nel medesimo luogo l’immagine del leone extinta (12)”: leone che era già stato ridipinto l’anno prima (1496) come rilevasi dal pagamento “.. a Màffio dipin­tore per Marzocco fece sopra alla porta Volaterrana; lire 6 soldi 10.” (13)

(CONTINUA)

Iader Spinelli

NOTE

  • Archivio Storico Comunale di Pomaran­ce, F. 119 c. 163 v.
  • Biblioteca Guarnacci Volterra, scaffale L, F. n° 40 c.16 r.
  • Archivio Storico Comunale Pomarance F.119 c.163 v.
  • Decifrazione di don Mario Bocci.
  • Gìov. Targioni Tozzetti: Relazioni di al­cuni viaggi fatti in diverse località della To­scana, Firenze, Stamperia Granducale 1751-54, Tomo II, p.325
  • Il primo a sinistra detto dei “Biondi di Porta Volterrana” ancora parzialmente vi­sibile e restaurato negli anni cinquanta; il secondo a destra detto “Torre del Cardi­ni” posto dove si trova Fattuale Pizzeria BLASI
  • Archivio Storico Comunale Pomarance F.108 c.105 v.
  • Nello stesso periodo venne innalzata an­che l’immagine del “Marzocco” in pietra che fu collocata nel “cassero” sotto la torre campanaria del comune al “canto della Co­starella ‘ La scultura eseguita in pietra are­naria, poggiante su una colonna a forma poligonale alta circa m. 2, fu distrutta du­rante l’ultimo conflitto da un carro arma­to tedesco che urtò il leone riducendolo in frantumi. L’effigie del leone che è visibile attualmente è una riproduzione dello scul­tore volterrano Mino Trafeli eseguita nel dopoguerra. Dell’originale rimane sola­mente la colonna che trovasi collocata sot­to le logge restaurate della ex Pretura e che veniva utilizzata anticamente per l’affissio­ne dei pubblici bandi.
  • E. Mazzinghi Rievocazioni storiche’^ La Comunità di Pomarance anno II Nov. Die. 1969
  • Giuseppe Pilastri, “Istituzione del Mer­cato e Fiera in Pomarance ‘ ‘ Rassegna Vol­terrana, anno III, Fase. II p. 50 anno 1926
  • Alessandro Funaioli, “Memorie stori­che dell’Archivio Municipale di Pomaran­ce, 1866
  • Archivio Storico Comunale Pomaran­ce F. 108 c. 104 r.
  • Ìbidem F. 632 c. 24 r.

LA PORTA VOLTERRANA (II PARTE)

Così come le altre porte principali del castello, questa veniva costantemente sorvegliata da uomini incaricati dal comu­ne di Ripomarance, che su relativo com­penso, intensificavano le guardie nei pe­riodi più turbolenti delle guerre o in casi di epidemie.

L’esempio è confermato dal pagamento ad Antonio di Domenico “portinaro di cor­po” alla Volterrana soldi 15 nel 1454 (13) oppure il pagamento a Menico di Lamber­to nel 1496 ‘‘per fare la guardia” 10 dì alla Volterrana (14); ed anche durante la pe­ste che si propagò nella Val di Cecina tra il 1522 ed il 1528, in cui venne stanziato nel 1524 il pagamento a Giovanni del Chiaia ‘‘di guardia alla Volterrana per causa della peste di Montecastelli” lire 1 (15). Quanto importante fosse la sorve­glianza delle porte esterne viene confer­mato da una deliberazione del 1549 in cui il comune di Ripomarance stabiliva che, per garantire sicurezza ai propri abitanti, i Priori del luogo dovessero obbligatoria­mente cercare casa per casa dei “custodes pro costudiendo ad portas Platee, Vo­lterrana et Orciolina”(16).

LE ALLOGAGIONI DELLE STANZE SO­PRA LA PORTA VOLTERRANA. Con la stabilità politica dello stato Medi­ceo, assicurato fin dal 1537 da Cosimo l° de Medici, l’ambiente che si trovava im­mediatamente sopra la Porta Volterrana non venne ad essere più utilizzato come guardiola, ma ad uso di abitazione, dal quale il comune di Ripomarance traeva entrate di danari per il suo affitto. Fino al 1537, infatti, le entrate del comune era­no basate essenzialmente sui proventi che questo traeva dall’affitto dei frantoi di Petriccio e di Piano, dalle Beccherie, dai forni di Piano e di Petriccio, dai mulini di Terra Rossa e di Presso ed altri; mai pri­ma del 1537 risultavano entrate nel bilan­cio comunale per l’affitto delle ‘‘stanza so­pra la Volterrana”.

Lapide della Porta Volterrana

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GUIDO CURSI DE VULTERRE

DE SELICE SOVRASTANTE A CIÒ

Questo sito, così come le altre proprietà comunali, era posto all’incanto dagli uo­mini di comune dopo aver messo i soliti bandi di preavviso della gara d’asta. Se

  1. aggiudicava chi tra i contendenti offri­va più denari. L’affitto della stanza sopra la “Volterrana”, a differenza di altre en­trate, durava solo un anno ed allo scade­re di questo si riproponeva la gara d’asta che veniva generalmente eseguita sotto le logge della piazza del Vicariato o nei pressi della porta Orciolina.
  2. “locatario” che si aggiudicava la “stan­za” doveva provvedere al mantenimen­to di questa fino al momento della ricon­segna, come nel caso di Giovanni del Chiaia al quale nel 1538 venne assegna­ta la stanza ad “una pensione di lire 2 consegnando al detto locatario, chiave, toppa e uscio” (17). Il periodo di affitto del sito iniziava generalmente nel mese di Aprile, come risulta da una deliberazio­ne del 1559 in cui questa venne indicata specificatamente come: “Habitazione, o vero stanza sopra la Volterrana da un per un anno da incominciarsi il 1° di Aprile proximo futuro” (18). L’accesso a questa abitazione era dato tramite una scala in muratura dalla parte interna della Porta Volterrana “a sinistra all’uscire di essa”(19) e dalla quale probabilmente si ac­cedeva anche sulla “Piombatoia” e sul ballatoio lungo la cinta muraria.

A causa forse della mancata igienicità della abitazione questa, alcuni anni più tardi, risultava utilizzata come “pagliaiola” per il Cancelliere nel 1582 (20). Dal 1584 anche la stanza detta “piombatoia” venne a costituire fonte di entrata per il comune; risultava infatti affittata a Giovan Domenico Fiaschi “conduttore della stan­za a tetto” sopra la porta Volterrana per il canone di lire 10 (21).

È in questo periodo che viene indicata an­che come “stanza sopra la porta Volter­rana, cioè la torre”(22) il che fa presup­porre che l’intera struttura muraria fosse notevolmente elevata e risultava allogata verso il 1585 a Domenico Fiasco nel pagamento della prima rata di canone a ragione di lire 10 l’anno.

Piantina Catasto Leopoldino (1860 circa) nel 1830. La Piazza era occupata dal Palazzo Panicacci (U.T. Com.le)

L’affitto di questi due siti è durato all’incirca fino al suo definitivo abbattimento. Nel 1701 questi risultavano allogati a Gio­vanni Canti come rilevasi da una delibe­razione di consegna delle chiavi della stanza “sopra la torre” e della stanza adi­bita a pagliaiola: “….si consegnò al sig. Giovan Gragorio Canti, conduttore della stanza sopra la torre, la chiave medesi­me rotto il manico, avuta da Piero Faini conduttore vecchio per restituirla a suo tempo alla fine della condotta” : “…si consegnò dalli provveditori al sig. Giovan Gregorio Canti le chiavi con la toppa ser­vita all’uscio della pagliaiola sopra la por­ta Volterrana …. per restituirla alla fine della condotta..” (23). Nel XVIII secolo, durante il Granducato di Pietro Leopoldo, le due stanze vennero poste a “livello” dal Comune, cioè cedute in godimento perpetuo fino alla terza linea mascolina, con l’obbligo di pagare un annuo cano­ne. Il 1° agosto del 1777, queste risulta­rono allivellate al sig. Lorenzo Pandolfini che pagava un annuo canone di lire no­ve da pagarsi 1’8 maggio di ciaschedun anno (24). Nel 1793, però, il sig. Lorenzo Pandolfini affrancava il suddetto livello, con accordo del Magistrato comunitativo di Pomarance (11 marzo 1793), a favore dei signori Antonio, Gardino ed altri fra­telli Gardini che possedevano le loro ca­se a confine della Porta Volterrana per un affitto di scudi 52 (25).

LA DEMOLIZIONE

L’imponente struttura della Porta Vol­terrana costantemente restaurata durante i secoli, cominciò a dare i primi sintomi di cedimento nel 1786 in conseguenza delle infiltrazioni di acqua dalle stanze so­vrapposte; causa che indusse le Magi­strature di comune ad ordinare alcune pe­rizie tecniche, per la determinazione del restauro o dell’abbattimento, ad alcuni maestri muratori come ad esempio quel­la di Giovanni dello Sbarba del dì 10 lu­glio 1786:

“lo Giovanni dello Sbarba, perito mura­tore per ordine e commissione di Loren­zo Pandolfini come livellario delle due stanze che vi esistono sopra la Porta Vol­terrana delle Pomarance e avendo visi­tato il posto, si trova che la porta minac­cia rovina e per resarcirla e renderla in bono stato è necessario rifare due can­tonate fabbricate dallo scalpellino e resarcire l’altra cantonata della porta laterale con altra qualità di sassi e resarcire il det­to pilastro che rovina: e tuto il marcimen­to che esiste dalla parte di fori sia fabbri­cato con carcina forte e rena di fiume e Giovanni dello Sbarba si obbliga a pigliare detto lavoro per il prezo di scudi 450; e per la assicurazione delle Signorie Loro sarà mallevadore per cinque anni dal suo mantenimento con la condizione che le travi che sono della comunità facciano fi­nezza di prestarle per puntellare, il detto lavoro; pare che non si possa fare a me­no prezzo per essere lavoro laborioso e di fatica; a tutte queste condizioni pren­do l’impegno..” (26). La porta infatti ave­va avuto uno “sfiancamento … dalla parte interna a sinistra all’uscire di essa e dal­la parte della scala, con pericolo di rovi­na…” (27) come affermava anche il ma­stro muratore Bartolomeo Cappiati dicen­do che il miglior modo per togliere il peri­colo sarebbe stato “il demolire e poi re­sarcire per non incorrere in disgrazia” (28). Dello stesso parere fu anche mastro Luigi Manetti che faceva ascendere la spesa per tale lavoro a scudi 400.

Nella delibera però del 24 gennaio 1786 fu indetto dalle Magistrature “il riattamen­to della Porta Volterrana con stabilità, avuto riguardo mantenere le due stanze che sono sopra di essa (29) e che da­vano un notevole introito nelle casse del Comune.

Con lo sviluppo dell’industria boracifera del conte Francesco de Larderei, inizia­ta nel 1818 circa, questa porta così co­me l’altra detta Orciolina o Massetana, erano frequentemente transitate dai car­ri che trasportavano sai borace verso Livorno per la distribuzione. Da qui infatti passava ormai da decenni la strada detta Massetana che traversa­va internamente Pomarance lungo la via di Petriccio e quella di Borgo creando non pochi problemi nel transito dei “Carriag­gi” per la propria ristrettezza. Il trasporto di questo materiale prezioso indusse le autorità a ristrutturare alcuni tratti di strada Massetana; ed è attorno al 1826 che troviamo la richiesta di Giusep­pe Martellaci di allogare un sito posto sot­to la Porta Volterrana (30) che però non venne concesso perchè si pensava già di “allargare la porta Volterrana per como­do dei carriaggi” . Dell’allargamento e quindi della sua demolizione fu discusso anche nel 1833 come rilevasi da una De­libera del 28 marzo 1833 in cui venne pro­posto l’allargamento della Porta Volter­rana:

‘… sentito la proposizione fatta dal Sig. aiuto Ingegnere del Circondario di Campiglia, e contenuta nel suo rapporto del dì 20 marzo cadente; di allargare la Por­ta Volterrana onde ovviare agli inconvenienti che continuamente accado­no per la ristrettezza nel transito dei bar­rocci specialmente nel tempo di notte. Considerato che questo lavoro si rende indispensabile per contentare la popola­zione che da gran tempo la reclama, e ri­chiede incessantamente    Veduta la detta relazione, che la spesa occorrente per tale allargamento ammonta alla som­ma di lire 600 …. venne dato l’inizio delle pratiche di accollo dei lavori da farsi…” . La spesa che in un primo tempo sembra­va conveniente, fu ritrattata poco dopo; infatti il 23 luglio 1833 vi fu la sospensio­ne della delibera per i suddetti lavori: “…. fatte le migliori riflessioni ed esami al precedente partito emesso dal Magi­strato Loro nella seduta del 28 marzo 1833 … considerato che per fare un la­voro decente come si richiederebbe per allontanare i danni ed il pericolo di rovi­na delle case limitrofe a detta porta …. La Comunità loro entrerebbe in una spesa non indifferente e molto superiore alle presagite lire 600 …. convennero quindi di sospendere per ora il proposto allarga­mento …. riservandosi di trattarne allor­ché la Comunità loro sarà in circostanze di poter supplire senza sconcerto econo­mico alla ulteriore spesa…” (32). La fine della Porta era ormai segnata; infatti il suo definitivo abbattimento avvenne circa 27 anni dopo come risulta da una delibera­zione del 12 luglio 1860 in cui si appren­de che:

… sentita un’istanza avanzata dal sig. Gardino Gardini, nella quale istanza si propone la demolizione della Porta Vol­terrana che dà ingresso al nostro paese, nonché delle stanze sovrapposte in mo­do che restino ai lati alcuni torrini lunghi circa 80 centimetri, chiudendo il vuoto che vi andrebbe a accostare con un mu­ro per l’altezza di tre metri; sentito pur tal proposizione si assumerebbe l’onere del­la esecuzione del lavoro a proprio carico mediante l’indennità di lire italiane 840 pagabili in due rate, e cioè una nel pros­simo anno 1861 e l’altra nel prossimo an­no 1862 senza aver diritto a interesse … Considerato che già da molto tempo que­sta popolazione lamentava l’angustia del passo, ove non si poteva entrare con ca­richi di fieno ed altro;… Considerato che non solo per la detta ragione ma più par­ticolarmente per essere quel sito mal si­curo di notte ove può facilmente nascon­dersi qualche male intenzionato, e compromettere l’altrui sicurezza; per tali motivi i Signori adunati convengono pie­namente a quanto propone il sig. Gardi­no Gardini, ed approvano il lavoro da ese­guirsi….” (33).

Pomarance (1920 ca.) – Via V. Emanuele

Con la definitiva demolizione della porta e la costruzione del terrazzino che esiste ancora oggi nel Palazzo ex Gardini, an­che Vincenzo Biondi, che aveva la pro­pria casa sul lato sinistro della porta en­trando, faceva richiesta alle Magistratu­re di comune di poter costruire un terraz­zino simile a quello del Gardini. Nella de­libera del 27 settembre 1860, infatti si pro­poneva che: ”… il suddetto Biondi col la­voro medesimo porta un maggior ornato per quanto possibile in quel posto, men­tre sarebbe brutto veder un pilastro iso­lato senza alcuna simmetria nè destina­zione; il Consiglio non ha che osservare in contrario, ed accordare la richiesta del Biondi purché il terrazzino sia perfetta­mente identico a quello del sig. Gardino Gardini …” (34).

Con l’abbattimento della Porta volterra­na, in prossimità dell’imboccatura di Piaz­za de Larderei, (area monumento del Par­tigiano di Mino Trafeli) rimasero solamente alcune abitazioni tra cui quella volgar­mente detta “dei tre topi” (35) di proprietà nel 1823 di Vadorini Giovan Battista e nel 1925 di Biondi Onorato alla quale era sta­ta addossata l’abitazione (1843) del ma­cellaio Jacopo Funaioli (36). Nucleo abi­tativo che negli anni trenta risultava di proprietà del sig. Fontanello Fontanelli il quale fu definitivamente demolito nel do­po guerra per rimettere in luce il torrino e parte di mura castellane che erano state occultate. Questo si deve soprattutto all’opera sen­sibile dei tecnici comunali (E. Mazzinghi) e all’allora Sovrintendente Onorario del­le belle Arti N. H. dr. Pietro Biondi che im­pedirono, data l’eccezionale scoperta, do­vuta ai lavori per l’edificazione della nuo­va Cassa di Risparmio di Firenze, che re­stasse alle nuove generazioni testimo­nianza di un passato storico dall’antica Pomarance.

Jader Spinelli

NOTE B1BLIOGRA BICHE:

  • Arch. St. Com.le di Pomarance, F. 105, c. 196 r.
  • Arch. St. Com.le di Pomarance, F. 632 c. 27 v.
  • Arch. St. Com.le di Pomarance, F. 627 c. 81 r.
  • Arch. St. Com.le di Pomarance, F. 112 c. 42 r.
  • Arch. St. Com.le di Pomarance, F. HO c. 210 r.
  • Arch. St. Com.le di Pomarance, F. 113 c. 26 r.
  • Arch. St. Com.le di Pomarance, F. 127 c. 106 r.
  • Arch. St. Com.le di Pomarance, F. 633 c. 90 r.
  • Arch. St. Com.le di Pomarance, F. 633 c. 124 r.
  • Arch. St. Com.le di Pomarance, F. 116 c. 242 r.
  • Arch. St. Com.le di Pomarance, F. 121 c. 46 r.
  • Arch. St. Com.le di Pomarance, F. 127 c. 126 v.
  • BIBL. “GUARNACCI” di Volterra: Giu­stificazioni di Volture 1782 – 1811 della Co­munità di Pomarance.
  • Arch. St. Com.le di Pomarance, F. 378
  • Arch. St. Com.le di Pomarance, F. 127 c. 106 v.
  • Arch. St. Com.le di Pomarance, F. 378
  • Arch. St. Com.le di Pomarance, F. 127 c. 191 r.
  • Arch. St. Com.le di Pomarance, F. 135 c. 204 v.
  • Arch. St. Com.le di Pomarance, F. 137 c. 125 r.
  • Arch. St. Com.le di Pomarance, F. 137 c. 125 r.
  • Arch. St. Com.le di Pomarance, F. 159 c. 39 r.

ed anche Edmondo Mazzinghi “Rievocazio­ni Storiche” in La Comunità di Pomarance.

  • Arch. St. Com.le di Pomarance, F. 159 c. 70 r.
  • Edmondo Mazzinghi “Rievocazioni Sto­riche” in La Comunità di Pomarance Sett. – Ott. 1972.

Arch. St. Com.le di Pomarance, F. 609

Pomarance – Resti della Porta Volterrana (1988)
Le foto sono tratte dall’Archivio dellaAss. Turistica “Pro Pomarance”

LA PORTA ORCIOLINA O MASSETANA (I PARTE)

Un’altra porta appartenuta alla cinta muraria esterna del Castello di Ripomarance era la Porta Orciolina o meglio co­nosciuta come porta Massetana. Disposta a Sud Est di Pomarance, sull’at­tuale via di Porta Massetana di fianco al­la stalla del signor Arturo Fabiani, dava accesso alla contrada di borgo. Da essa si dipartiva, in direzione delle maremme, una delle strade principali del Gran Du­cato di Toscana.(1)

La sua costruzione, databile attorno al XIII – XIV secolo, coincise sicuramente con l’edificazione della nuova cinta muraria di­slocata lungo l’attuale via Garibaldi (o via dietro le mura) che aveva inurbato una se­rie di abitazioni, disposte lungo l’attuale via Roncalli, che dettero origine alla nuo­va contrada di borgo.

Esistono varie ipotesi sulla denominazio­ne di questa porta; Orciolina, infatti, è un toponomio originale e curioso che derive­rebbe dal fatto che la suddetta porta fos­se stata edificata in “.. luogo detto al Or­ciolina..”(2). Dal latino Orcius – Orca da cui Orcia (acqua – ruscello) Orciolina può significare porta dalla quale è possibile raggiungere una vicina fonte o sorgente di acqua. Un’altra ipotesi può essere che Orciolina derivasse dal diminutivo di Por­ta: Porticciolina, Porticciuola; è così, in­fatti, che nel XVIII secolo veniva indicata a testimonianza delle notevoli ristrettez­ze.(3) Ma l’ipotesi più plausibile sull’attri­buzione del nome può risultare dal fatto che nel 1411 nelle vicinanze della porta Orciolina esisteva una fornace (4) specia­lizzata probabilmente nella produzione ceramica di Orci ed Orciolini (utilizzati co­me recipienti per il vino). La Porta Orcio­lina non va confusa con la quasi omonoma Porta Orcolina o al Peso ancora oggi esistente tra Piazza S. Carlo e Via Ron­calli, infatti, come risulta da documenta­zione d’archivio, questi sono due acces­si ben distinti tra loro.

Veduta prospettica della Porta Orciolina o Massetana elaborata da una piantina catastale del periodo leopoldino (1825 c.a.). in primo piano il baluardo di porta Orciolina; sullo sfondo Torre di Cancelleria.

La conferma di tutto ciò è data dagli “esti­mi” nei quali risulta che le abitazioni e le botteghe confinanti con la porta Orcioli­na non erano le stesse con quelle confi­nanti con la Porta al Peso o Orcolina. Inol­tre, nei libri dei “saldi” del comune di Ripomarance, risultavano stanziamenti agli uomini incaricati per le guardie alle por­te del castello, periodicamente pagate per la porta Orciolina.

Veduta del Palazzo Larderei eretto nell’area occupata dal Baluardo e dalla Torre di Cancelleria. A destra resti della Porta Orciolina (Foto G. Baroni).

La certezza che la porta Orciolina fosse realmente la porta esterna situata a “mezzogiorno” la possiamo avere con­sultando l’Archivio Comunale dove un do­cumento del XVIII secolo toglie tutti i pos­sibili dubbi. Questo è tratto da una rela­zione sulle strade e fabbriche della terra di Pomarance nella cui descrizione det­tagliata veniva esposto che la strada Ma­remmana …“si staccava dalla Porta Or­ciolina, o sia Maremmana per la parte di mezzogiorno in direzione dei castelli di Serrazzano, e Lustignano fino al confine con la comunità di Monterotondo…”(5). A conferma di quanto detto in un’altra re­lazione dello stesso periodo concernen­te la descrizione della strada che condu­ceva al castello di S. Dalmazio veniva an­notato che ”… la detta strada ha il suo principio dalla porta delle Pomarance det­ta Orciolina, o sia Maremmana per la par­te di Mezzogiorno…”. Questa porta a differenza della Volterra­na, che per secoli mantenne lo stesso no­me, nel corso degli anni venne indicata in più modi: Porta Maremmana, Porta Massetana, Porta Castelnovina a secon­da delle località che si dovevano raggiungere. Fin dalla sua costruzione la Porta Orciolina o Massetana era protetta da una torre laterale di forma circolare detta an­che “baluardo” sulla sinistra entrando e da un’altra torre cilindrica a circa 70 me­tri disposta sulle antiche mura di “Borghetto” (lato Misericordia) detta Torre del­le Rocche o Torre del Pandolfini, lungo la strada che porta al podere detto della “Concina” (fine di via del Giardino).

Da queste due torri poteva essere facil­mente colpito l’assediante che si avvici­nava all’abbattimento della porta, con ti­ro radente alle mura tramite le caratteri­stiche feritoie archibugere e balestriere ri­cavate nell’interno delle stesse.

Il posizionamento esatto però della porta Orciolina, che fino ad oggi era rimasto sconosciuto, e dell’andamento delle mu­ra castellane nella zona di “Tribbietto” (tre vie esterne) che andava dalla torre del Pandolfini fino alla torre di Cancelleria, è dato da un disegno catastale a china su carta vegetale marrone del secolo XIX (catasto Leopoldino) conservato nel no­stro Archivio Comunale (6) nel quale è possibile verificare:

  1. il posizionamento all’interno delle mu­ra castellane dei vari edifici che furono de­moliti per la costruzione del Palazzo de Larderei;
  2. l’andamento angolato delle mura ca­stellane dalla torre di Cancelleria al ba­luardo della Porta Orciolina;
  3. Il percorso della strada Maremmana che uscendo dal borgo e voltando subito a destra passava sotto il grosso baluar­do in forte discesa.

Le dimensioni dell’ “Orciolina” erano no­tevolmente ridotte; costruita probabilmen­te a “sesto ribassato” aveva una larghez­za di “quattro braccia e mezzo” corri­spondenti a metri 2,61 (7) ed era sovra­stata dalla caratteristica “piombatoia” dalla quald’sicuramente veniva azionato il congegno di sollevamento della “Can­cellata” in ferro detta “rastrello”. Questa era anteposta al portale in legno e veni­va fatta scorrere in una intercapedine ri­cavata nel muro larga circa 15 centime­tri. L’esistenza di questa protezione è confermata dal pagamento fatto nel XVI secolo dal comune di Ripomarance a Gio­vanni di Simone: “.. per fare un rastrello alla porta Orciolina e per eseguire la bat­titoia nuova di detta porta soldi 14…”(8). Testimonia anche il pagamento per la messa in opera al mastro muratore Do­menico di Martino del “rastrello alla por­ta Orciolina”(9).

Le prime notizie sulla suddeta porta risal­gono al 1464, anno in cui il comune di Ri­pomarance stanziò il pagamento a Cristofano di Antonio di Francesco di lire 15 per essere stato di guardia “.. due dì all’Orciolina..”(10). Pagamenti risultano effet­tuati anche nel 1496 a Tommaso di Mar­silio (11) oppure nel 1524 a Menico di Mi­chele e Niccolò Loggia …. “Portinari all’Orciolina. .”(12).

Frequenti furono fin dalla sua costruzio­ne i restauri effettuati durante i secoli per la manutenzione come ad esempio il pa­gamento a Giovanni di Marsilio per “…sei opere a fare l’angolo dell’Orciolina ..” nel XVI secolo (13) oppure, sempre nello stesso periodo il pagamento a Giovanni di Simone per “tre tavoloni di noce per detta porta”(14). Nel 1501 il castello di Ripomarance subì l’aggressione dei pisani capitanati dal Vitellozzo, al soldo di Cesare Borgia; fu una battaglia estenuante di sette ore che dan­neggiò mura ed abitazioni, ma l’aggresso­re fu respinto dai valorosi castellani (15). In questo periodo frequenti sono gli stan­ziamenti per il risarcimento delle mura, delle torri e delle anteporte, lavori affida­ti spesso a maestranze non locali come nel 1503 quando fu commissionata la rea­lizzazione di una nuova anteporta all’Orciolina.

Disegno catastale (1824 c.a.) conservato nell’archivio storico comunale di Pomarance (F. 393). La Porta Orciolina si trova tra le particelle catastali n° 284 e n° 285.

In quell’anno infatti gli uomini deputati alla guerra “locavano” il lavoro di costruzio­ne di una anteporta all’Orciolina secon­do patti e capitoli stabiliti e sottoscritti dal consiglio di Ripomarance a Mastro Dome­nico da Colle. Nella delibera viniva stabi­lito che “… detti allogatori (Comune di Ri­pomarance) abbiano a dare la calcina per detti lavori alla fornace del comune …. et che il conduttore la dovesse spegnere e condurre a sue spese………………………. che detti allo­

gatori gli abbiano a dare la rena scoper­ta dove è solito cavarsi e dargli la rena spedita et il conduttore la à condurre a sue spese      item detti allogatori gli han­

no a passare i sassi ai piè del muro et dar­gli massi cavati e rotti et le pietre accan­to…. et nello stesso modo gli hanno a da­re l’acqua al pozzo di Michele…”.

Era stabilito inoltre che i priori dovevano concedere una stanza per abitazione “…mentre sta nell’opere del comune sen­za costo ..”(16) e che il Mastro Domeni­co da Colle “..avesse a fare il suddetto lavoro con diligentia et soffittione… di buon maestro..”.

L’anteporta si staccava dalle mura castel­lane seguendo un ripido tratto di strada in discesa lungo dieci braccia (metri 5,80 circa) come risultava da una relazione tecnica del XIX secolo quando esisteva ancora (17).

Era nello spazio tra la porta e l’anteporta che si svolgevano anche gli incanti dei proventi del comune di Ripomarance co­me è rilevabile da alcune deliberazioni co­munali del XVI secolo in cui veniva ratifi­cato: “… sedenti gli spettabili priori alla porta Orciolina (1559) si dà inizio all’in­canto dei sopracitati proventi…”(18).

La stessa cosa avveniva anche nel 1561 e precisamente il 23 novembre in cui ve­niva deliberata esplicitamente: “…sedenti gli spettabili priori nella panca fuor della porta detta volgarmente Orciolina… do­ve altre volte si sono usate fare le pubbli­che subastazioni et incanti delle gabelle del comune….”(19).

(CONTINUA)

Jader SPINELLI

NOTE BIBLIOGRAFICHE

  • Nel 1983 durante un lavoro di ripara­zione di una fognatura in via Porta Massetana proprio di fronte alla stalla del sig. Fabiani Arturo ebbi l’opportunità di vede­re, ad una profonditàdi circa m. 1.50, i re­sti della spalleta dell’antica porta Orcioli­na in bozze di tufo squadrate ubicata esattamente a 9 m. dall’angolo dell’antrone di Palazzo de Larderei.
  • Archivio Storico Comunale F. 426 c.218 r. ESTIMO 1532.
  • Archivio Storico Comunale F.378
  • STUDIO SULLA PRODUZIONE CERA­MICA IN POMARANCE della Dott.ssa Adele Coscarella. 1986; COSCARELLA – M. DE MARCO – G. PASQUINELLI – Te­stimonianze Archeologiche della Produ­zione Ceramica a Pomarance – Archeo­logia Medioevale XIV 1987.
  • Archivio Storico Comunale F. 378
  • Archivio Storico Comunale F. 393 Presso l’Ufficio Tecnico Comunale di Po­marance è conservata una piantina di Po­marance (Catasto Leopoldino 1825 circa) con agiornamenti catastali fino al 1860 nella quale si rilevano essere state can­cellate le particelle catastali delle abita­zioni nei pressi della Porta Orciolina do­ve in seguito fu edificato il grande Palaz­zo de Larderei.
  • Archivio Storico Comunale F. 492
  • Archivio Storico Comunale F. 74 c. 40 v.
  • Archivio Storico Comunale F. 74 c. 40 r.
  • Archivio Storico Comunale F. 105 c. 16 r.
  • Archivio Storico Comunale F. 632 c. 29 r.
  • Archivio Storico Comunale F. 627 c. 79 v. c. 81 v.
  • Archivio Storico Comunale F. 632 c.103 r.
  • Archivio Storico Comunale F. 632 c. 40 r.
  • Alessandro Funaioli – MEMORIE STO­RICHE DELL’ARCHIVIO MUNICIPALE DI POMARANCE – 1886 Firenze Uffizio della Rassegna.
  • Archivio Storico Comunale F. 108 c.163 r.
  • Archivio Storico Comunale F. 422
  • Archivio Storico Comunale F. 113 c. 26 r.
  • Edmondo Mazzinghi – RIEVOCAZIO­NI STORICHE – “La Comunità di Poma­rance” Maggio – Giugno 1970

LA PORTA ORCIOLINA O MASSETANA (II PARTE)

Consultando una piantina catastale del XIX secolo, conservata presso l’Archivio di Stato di Pisa (19), è possibile verificare lo sviluppo urbanistico nei pressi della Porta Orciolina, nel tratto di strada in sa­lita, che conducendo all’altra porta detta al “Peso” (o Orcolina) veniva denomina­to sdrucciolo del Marchionneschi (1780 – 1800). (20)

Stando agli estimi del XVI secolo, nei pressi di questa porta erano ubicate va­rie abitazioni e botteghe artigiane, alcu­ne delle quali proprio a ridosso della “Or­ciolina” ; alcune di queste svolsero la lo­ro attività fino alla metà del XIX secolo. Troviamo indicata ad esempio nel 1544 la casa di Gismondo di Michele con bot­tega posta “.. alla Porta Orciolina” oppu­re l’altra di Tome di Gismondo che era po­sta in Borgo in “.. luogo detto al Orcioli­na ..”.(21)

Entrando nella contrada di Borgo, in pros­simità della Porta, a destra e a sinistra, fin dal XVI secolo erano state costruite due abitazioni che resero ancor più an­gusto il passaggio lungo la via interna di Ripomarance.

La casa di sinistra entrando in castello (particella catastale 284) nel 1632 appar­teneva a Giulio di Guglielmo Micheli ed era indicata in ”… luogo detto alla porta Orciolina in piazza Padella …”.(22) Piazzetta quella “Padella”, formatasi at­torno al XVII secolo e nella quale esiste­va anche un pozzo pubblico detto appun­to di “.. piazza Padella..” (1700) che era a contatto della casa del sig. Falconcino Falconcini.(23) La piccola casa di destra (particella ca­tastale 285) era di proprietà ai primi del settecento del sig. Giovanni Antonio Pandolfini iscritto all’arte dei Vasai e Cuoiai come il sig. Antonio Maria Sorbi, che svol­gendo attività di Calzolaro possedeva nei pressi della porta un “mortaio da concia” posto “.. fuori porta Orciolina..”.(24) All’esterno di questa porta furono costrui­te alcune abitazioni aventi l’appoggio al­le mura castellane di “borghetto”.(25) Attorno al XVIII secolo fu concesso il per­messo di costruire una nuova “fabbrica” «.. fuori la porta Orciolina presso il baluar­do, ossia la torre del Pandolfini… » al sig. Givon Battista Pandolfini (26) che fu uti­lizzata al piano terra come frantoio. Ai pri­mi dell’ottocento questo edificio risultava di proprietà degli Inghirami di Volterra. Sempre nel XVIII secolo la porta Orcioli­na veniva indicata anche come “Porticciola” in una relazione tratta dal campio­ne di Strade e fabbriche della Comunità delle Pomarance del 1778 (27); dai primi dell’ottocento in poi la porta venne indi­cata prevalentemente come “Porta Ma­remmana” o “Porta Massetana” (Nei pa­ragrafi successivi utilizzeremo questa no­menclatura riferendoci alla suddetta porta).

Fig. 1 – Catasto Leopoldino (particolare) 1823 Archivio di Stato di Pisa

CAMBIANO I TEMPI

Il primo ventennio del XIX secolo fu per la Comunità delle Pomarance un perio­do di notevole sviluppo economico e com­merciale che ebbe il suo inizio con lo sfruttamento dei “bulicami” o “fummacchi” di Larderello, per l’estrazione dell’a­cido borico contenuto nelle acque stes­se, ad opera del pespicace ed ingegno­so Larderei del “Delfinato” francese nel 1818. La notevole richiesta del prodotto utilizzato in vari campi artigianali, indu­striali e farmaceutici, fecero transitare lun­go la strada Maremmana o Massetana, che traversava l’intera comunità delle Po­marance, un gran numero di “vetture” o “carriaggi” che portavano il prodotto ver­so il porto di Livorno.

Ripomarance (sec. XVII) – Veduta del Tribbietto e della cinta muraria.

Furono fatti nuovi tracciati nei punti più ripidi e pericolosi, ed effettuate manutensioni alle strade, che in gran parte allora erano strette e sterrate.

La strada Maremmana, il cui tracciato tra­versava l’interno di Pomarance da seco­li, venne in alcuni punti ristrutturata, so­prattutto presso la “Porta Maremmana” che era, data la forte discesa, il punto più pericoloso dei “carriaggi”. Questo indus­se le Magistrature di Comune, di cui fa­ceva parte anche l’interessato Larderei, a modificare in breve tempo il tracciato della strada che in seguito portò alla de­molizione dell’antica porta medioevale. In previsione dell’abbattimento della porta Massetana, nel 1817 fu acquistata dal Co­mune la casa del Sig. Pandolfini (28) per lire 310, situata sulla destra entrando in “borgo”.(29)

Nello stesso periodo troviamo anche una relazione dettagliata per la nuova pavi­mentazione del tratto di strada che por­tava dalla Porta Massetana alla Bottega del Sorbi. (30)

Il solito punto di strada assai ripido fu ri­strutturato anche due anni più tardi (1819) ed i lavori furono accollati al perito selcia­tore Giuseppe Beliucci “… dal punto detto di Piazza Padella allo sdrucciolo della Marchionneschi …. e fuori di porta Mas­setana…”(31)

Lo sviluppo industriale di Larderello nel 1823 indusse gli uomini di Comune a de­viare il percorso stradale che passava per il podere “Aia” all’attuale strada statale

(cancello di Gallerone) dove esisteva una piccola cappella detta di San Carlino; ma fu attorno al 1825 che lo stesso comune commissionava a due ingegneri del Cir­condario Pisano di Campiglia alcune re­lazioni di spesa per ristrutturare il tratto di strada Maremmana che andava in ri­pida salita dal fosso dell’ortolano (attua­le podere Burraia) fin dopo la porta Ma­remmana:

“ Commissionarono al sig. Ingegnere Giuseppe Franchini di compilare solleci­tamente una relazione del tratto di stra­da dalla Porta di Pomarance detta Ma­remmana …. con precisare dettagliatamente la spesa, qual tratto è indispensa­bile di nuovamente costruirsi per introdur­re la strada così detta Maremmana nella terra di Pomarance pregandolo di farsi premura perchè in detto punto la strada venga del più facile accesso…………………………………… alla vol­

tata cosi detta di Luigi Sorbi per entrare nella buga interna di Pomarance; e che la strada venga pianeggiante quanto pos­sibile e di più facile accesso per carroz­ze e carriaggi..”.(32)

Nella relazione dell’ingegnere Franchini era previsto, come poi fu sicuramente at­tuato, innanzi tutto un piazzale grande di fuori alla Porta Maremmana (di fronte al­l’attuale caserma dei Carabinieri) di cir­ca 1200 braccia e si potesse “…imbrec­ciar la nuova strada Massetana, la qua­le, dopo aver abbandonato il campo del­l’ortolano e attraversando la via del fos­so, terra dell’antiche carbonaie, e circo­lando il baluardo, che è unito alle mura castellane, farvi capo nel piazzale suddet­to in gran circolazione medesima; la qua­le si potrà fare con rialzamento alla so­glia di detta porta Maremmana di brac­cia due almeno, e così di seguito si potrà render più unita la forte salita che trovasi nel l’interno del paese alla via della Can­celleria (o di Borgo) la quale è assai pia­neggiante…” .(33)

Planimetria catastale 1940 circa – visibile il complesso dei «Casalini» oggi demolito – U.T. Comunale Pomarance.

Con il rialzamento della strada erano inol­tre previsti alcuni risollevamenti delle so­glie di botteghe e cantine ed anche un piccolo sdrucciolo in discesa per andare in Piazza Padella che sarebbe rimasta cir­ca un metro e venti più bassa del nuovo livello stradale. Nella relazione era ipotiz­zata una spesa di lire settecento anche per l’ingrandimento della “luce della por­ta Maremmana” …. con il disfacimento del casamento sulla destra acquistato an­ni addietro; era previsto inoltre il rifaci­mento della suddetta porta con nuovo ar­co coperto ed il restauro delle vecchie mura.

Questa la relazione presentata alle Ma­gistrature di Comune nel 1826 per i lavo­ri da eseguire:

“… fu presentato loro il disegno stato ri­messo a questa Cancelleria dall’illustris­simo sig. Ingegnere Giuseppe Franchini per la nuova costruzione della porta Ma­remmana, la quale viene progettata in due aspetti; cioè ricostruzione dell’intera porta con pietrame figurato con arco o ri­costruzione di detta porta a barriera… con voti favorevoli quattro uno contrario, con­vennero che fosse portato ad assetto il di­segno della ricostruzione a Bar­riera…” .(34)

L’abbattimento dell’antica porta medioe­vale ed il rialzamento del livello stradale provocò nel punto di piazza Padella no­tevole pericolo come è testimoniato da una istanza del sig. Falconcini nel 1827 nella quale si domandava un pronto re­stauro dello “sdrucciolo di piazza Padel­la” resosi pericoloso ed impraticabile per chi doveva andare a prendere l’acqua al pozzo pubblico.(35)

Attorno al 1843 la porta a “barriera” Massetana veniva indicata anche come por­ta Castelnovina in una istanza del mastro muratore Giuseppe Orzalesi per l’edifica­zione di una nuova “fabbrica” sul proprio terreno. Con la suddetta richiesta chiede­va l’appoggio della casa sul parapetto e muro a retta della strada provinciale Massetana ”… posta presso la porta Castel­novina di Pomarance”.(36)

La definitiva demolizione di questa imboc­catura e di una parte delle vecchie mura castellane avvenne attorno alla metà del­l’ottocento con la costruzione del grande palazzo nobiliare dei De Larderei che an­cora oggi troneggia ben restaurato sulla via Garibaldi.

Purtroppo attualmente, dell’antica porta medioevale non rimane che la terminolo­gia data alla via ai primi del novecento: Via di Porta Massetana.

Jader Spinelli

Pomarance – Via Porta Massetana (1988)

NOTE BIBLIOGRAFICHE

  • Archivio di Stato di Pisa; Comunità di Pomarance – Sezione C delle Macie e Po­marance – N° 27 scala 1 : 1250 Geome­tra Domenico Pazzi – Terminata il 6 mag­gio 1823
  • Il Notaro Giuseppe Marchionneschi, aveva la propria abitazione nei pressi del­la Porta al Peso (o Orcolina); provenien­te da Guardistallo era sposato con Fan- tacci Anna ed abitavano nella casa detta dei Fantacci in Piazzetta di Borghetto (Piazza S. Carlo).
  • Archivio Storico Comunale F. 426 c. 102 r.
  • Ibidem, Estimo 1632 F. 430 c. 98 v.
  • Ibidem, F. 378
  • Ibidem, F. 243 c. 31 v. (anno 1720 ca.); stando ad un elenco dei Mortai da Concia posseduti dal sig. Antonio Maria Sorbi la porta Orciolina era indicata an­che come “Porticciolina”
  • L’antica contrada di “Borghetto” era quella comprendente l’attuale piazzetta di San Carlo fino oltre la cosiddetta “Ca­sa del Barbarossa” dove esisteva la chie­sa di S. Michele con l’ospedale sprofon­dati nel secolo scorso nelle “Grotte”
  • Archivio Storico Comunale F. 378 (an­no 1747); la torre detta del Pandolfini è quella ancora esistente in via del Giardi­no (già della Concina) di proprietà del sig. Galletti Arias.
  • Archivio Storico Comunale F. 378
  • Figura n° 1; piantina catastale otto­centesca. Questa casa corrispondente al­la particella catastale n°285 era di pro­prietà del sig. Pandolfini Antonio di Gio­vanbattista.
  • Archivio Storico Comunale F. 422
  • La bottega di Luigi Sorbi era situata all’inizio di via del Borgo (attuale via Ron­calli) nei pressi della porta al Peso (o Or­colina) a ridosso delle mura castellane dette di “Piano”; questa si trovava a con­tatto dell’attuale garage del sig. Biondo Bongi.
  • Archivio Storico Comunale F. 656 c. 28 r. Lo sdrucciolo della Marchionneschi era quel piccolo tratto di via dalla porta Orciolina o Massetana alla bottega del Sorbi.
  • Archivio Storico Comunale F. 135 c. 124 v.
  • Archivio Storico Comunale F. 135 c. 124 v. In questo luogo, utilizzato per fare il grande piazzale fuori di Porta Marem­mana, denominato il Tribbietto (tre vie esterne) vi era da secoli una importante coltura di “Mori o Gelsi” per la produzio­ne del baco da seta. Di proprietà del Co­mune questi erano allivellati nel 1826 a certo Francesco Funaioli. In quell’anno parte della proprietà allivellata, fu espro­priata per l’allargamento del piazzale di­nanzi alla Porta Maremmana come rile­vasi dalla richiesta di diminuzione di ca­none di livello da parte di Francesco Fu­naioli per il luogo denominato “i Mori di Tribbietto”. In questo luogo esisteva an­che una discarica pubblica, i cui detriti, sassi calcinacci ed altro, dovevano essere utilizzati, come stabilito dalle Magistratu­re, dal Perito selciatore Giuseppe Bellucci per l’ingrandimento del Piazzale. (F. 135 c.203 – 204).
  • Archivio Storico Comunale F. 136 c. 2 v. ; E. Mazzinghi – Rievocazioni Stori­che – La Comunità di Pomarance anno V° Aprile – Agosto 1972
  • Archivio Storico Comunale F. 135 c.
  • 62 r. Archivio Storico Comunale F. 393

LA PORTA DI PIAZZA O A CASÒLLE

Uno dei principali accessi al castello di Ripomarance, conservato fino ai nostri giorni, è la porta di Piazza, meglio cono­sciuta come porta “a Casèlle”, che insie­me alle altre due porte esterne, Volterra­na ed Orciolina, consentivano l’ingresso in Ripomarance.

Databile attorno all’ XI secolo, è certa­mente una delle più remote porte che si possono vedere nella parte più antica del centro storico di Pomarance (Piazza Ca­vour). Da questa si dipartiva un tempo una delle strade medioevali in direzione di levante verso Berignone.(l) La sua costruzione risale all’edificazione della prima cerchia muraria del castello medioevale nell’XI secolo, che aveva rac­chiuso l’antico Cassero (area ocupata dal Palazzo ex Pretura).

Ricostruzione Ipotetica dell’Anteporla di Piazza.

La Porta di Piazza fu concepita architet­tonicamente in dimensioni notevolmente ristrette, infatti risulta avere un’altezza di circa m. 2,76 ed una larghezza di m. 1,77. Costruita con un arco a “sesto ribassa­to” presenta ancora ben conservate nel­la parte interna dell’archivolto due “ban­delle” scolpite in tufo nelle quali ruotava­no gli arpioni del portale in legno.(2) Da questo ingresso, in ripida discesa, si staccava l’antica strada in direzione di Casole (derivante la nomenclatura di Por­ta a Casolle), di cui rimangono alcune tracce nella zona di Catarello, che con­duceva anche all’antica fonte di “Cannerj”.

All’esterno della porta, racchiuso da una cerchia muraria vi era un antico borgo, di cui oggi non rimane alcuna traccia ma che nel XV secolo doveva ancora esiste­re; infatti nell’estimo del comune di Ripo­marance (1464) risultava che certo An­drea di Nanni Sottile possedeva un orto confinante con …il muro castellano di Cannerj ….(3)

La Porta di Piazza fin dalla sua costruzione era munita della caratteristica “piom­batoia” e protetta lateralmente da un grosso torrione quadrangolare di cui an­cora oggi è possibile vederne alcune trac­ce. Questa era protetta inoltre da un’“anteporta” che risulta essere ristrutturata at­torno al 1496 quando furono stanziati dal Comune di Ripomarance pagamenti ad alcuni mastri muratori per …il muro del­l’antiporta di Piazza o a Casolle …:

…a mastro Antonio Fornaciaio per uno stanziamento per l’antiporta lire 1 soldi 10…

…a mastro Martino Lambardo per parte di due opere a murare la porta lire 7 e sol­di 10..

…a se Camarlengo per due pezzi di ta­vola per fare acconcimi alla porta .. soldi 6..

…a Giacomino da Montecerboli per 30 staia di calcina per decta porta lire 5… .(4) All’interno dell’anteporta era edificato an­che un ambiente nel quale potevano ri­pararsi le guardie che sorvegliavano la Porta di Piazza. Infatti attorno al 1499 ve­nivano pagati dal comune alcuni lavori a certo Francesco di Leonardo… per un’o­pera di asino a portare mattoni per l’arco tondo et pannelloni per la copertura del­la casotta dell’anteporta di Piazza… .(5) I primi anni del secolo XVI furono turbati dall’assalto al castello di Ripomarance da parte delle soldataglie del Duca Valenti­no capeggiate dal Vitellozzo, le quali ar­recarono con cannoneggiamenti danni al­le mura castellane ed alle abitazioni pur non riuscendo a saccheggiare Ripoma­rance. Dei danni arrecati alle muraglie ab­biamo notizia da una provvisione del 26 aprile 1501 con la quale venivano decre­tate riparazioni alle mura castellane diroc­cate o minaccianti rovina; vi erano addi­rittura imposizioni di prestiti per sopperi­re alle spese.

A pochi anni di distanza da questa prov­visione, nel 1503, gli uomini di comune allogavano anche la costruzione di un “ri­vellino” all’esterno delle mura castellane nei pressi della porta di Piazza.

Le impellenti necessità di quei turbolenti periodi decretarono l’assegnazione dei la­vori all’esperto mastro Domenico da Colle con l’impegno del comune di portargli, durante la costruzione, le pietre ed i sas­si ed il permesso di prendere l’acqua al­la cisterna di Piazza e che questi avesse ….a fare le mura del rivellino grosse se­condo il bisogno et fare una porta con le dovute misure … .(6)

La costruzione del rivellino, che doveva avere una certa importanza strategica dal punto di vista bellico, veniva anche con­fermata da un pagamento allo stesso ma­stro muratore Domenico di Colle per una … manifattura di canne 60 di muro al ri­vellino di Piazza … .(7)

Lo stesso baluardo esisteva ancora nel 1586 quando venne stanziato dal comu­ne il pagamento a Bernardino di Giovan­ni di Maffìo per essere stato due giorni a sgombrare il rivellino di Piazza .(8) Nei pressi della porta vi era posta anche la sede del comune di Ripomarance co­me risulta da un estimo del 1538 in cui questa era indicata… posta in piazza ad presso alle mura castellane sopra la por­ta (9)

Attorno al 1549 la porta di Piazza o a Ca­sèlle veniva anche denominata come Por­ta ad Selice in una deliberazione comu­nale , forse a testimoniare l’antico selciato che era collocato sulla stradaci 0) Infatti nel XVI secolo venivano pagate al mastro muratore Giovanni di Bastiano Sorbi …due opere a fare la selice alla por­ta di Piazza .(11)

Durante i secoli furono costanti le manu­tenzioni effettuate alla porta come ad esempio gli stanziamenti a Giuliano Ma­gnano per … il restauro della porta di Piazza .. nel 1550 (12) oppure a Benedet­to Fantacci per.. aver acconciato la por­ta di Piazza che non si poteva ferrare .. ■(13)

Secondo l’estimo del 1580 nei pressi di questa porta vi erano alcuni appezzamen­ti di terreni adibiti ad orti come quello di Giovanni Antonio Roncalli (padre di Cristofano Roncalli pittore detto Pomarancio il giovane) posto… fuori del castello et an­temuro di Ripomaranci in luogo detto al­la porta di Piazza .. .(14)

Veduta Esterna Porta di Piazza

Da questa porta era possibile raggiungere facilmente l’antica “fonte di Cannerj”; fu questo forse il motivo che dal XVIII al XIX secolo la Porta di Piazza o a Casèlle ven­ne deniminata “Porta alla fonte” come te­stimoniano alcune deliberazioni del Co­mune delle Pomarance. Nel 1720 circa in­fatti, troviamo alcune allegagioni di ap­pezzamenti di gelsi o mori dislocati lun­go via “dietro i fossi”:

.. dalla porta alla fonte fino alla porta Vol­terrana …(15)

La stessa denominazione era data anche nella prima metà dell’800 come risulta da un rapporto comunale del 1844 per l’am­pliamento del luogo destinato a pubblico mercato. Nella relazione era deciso infatti la costruzione di un muro “a selice” lun­go braccia 18 il quale .. si dipartiva dalla soglia destra della Porta alla Fonte e ter­minasse fino ad annullare al piano della piazza del Vicariato presso la cisterna … •(16) A ridosso della porta alla fonte, nella parte interna, era stato costruito fin dalla secon­da metà del 700 un archivolto in mattoni che ebbe il suo appoggio nelle mura del­la casa di Vettore Funaioli (attuale casa Valentini giuseppe) che sosteneva alcune stanze comunitative di proprietà dell’Accademia dei Terrazani di Pomarance. Successivamente queste furono ristruttu­rate come sede per Carabinieri. La stes­sa denominazione si aveva anche attor­no al 1845 quando venne eseguito un mu­ro a sostegno sotto la porta alla Fonte dal mastro muratore Giuseppe Magistri ser­vendosi di vecchi materiali di disfacimen­to provenienti.. dalla volta del terrazzo di Vettore Funaioli che cedette gratuitamen­te alla comunità …(17)

Porta di Piazza Restaurata nel 1980.

Oggi recandosi in Piazza Cavour (già del Vicariato) possiamo vedere la porta a Ca­sóne nel suo stato originario dopo l’inter­vento di restauro, avvenuto attorno al 1980, da parte del Comune di Pomaran­ce. Il restauro non solo ha permesso di valorizzare la suddetta piazza, ma anche una delle poche testimonianze storiche ancora esistenti nel nostro paese.

Jader Spinelli

Epigrafe e Stemma Fonte di Cannerj

NOTE BIBLIOGRAFICHE

  • Tracce di questa strada medioevale esistono ancora presso il podere La Con­cia proseguendo via dei Fossi.
  • Notizia fornitami gentilmente dallo sto­rico Mons. Don Mario Bocci.
  • ARCHIVIO STORICO COMUNALE – Estimo 1464 F. 426 c. 35 r.
  • ARCHIVIO STORICO COMUNALE – F. 632 c. 62 r.
  • Ibidem.
  • ARCHIVIO STORICO COMUNALE – F. 108 c. 163 r.
  • ARCHIVIO STORICO COMUNALE – F. 632 c. 117 v.
  • ARCHIVIO STORICO COMUNALE – F. 41 c. 213 r.
  • ARCHIVIO STORICO COMUNALE – F. 426 c. 12 r.
  • ARCHIVIO STORICO COMUNALE – F. 112 c. 422
Via della Fonte

L’antica fonte di Cannerj è ubicata al di sotto del campo sportivo II Piazzone ed è ancora oggi utilizzata come lavatoio pubblico. Dell’antico edificio rimane an­cora la parte inferiore costituita da due grandi archi in tufo. Nella parete centra­le sono ancora conservati: uno stamme raffigurante il capo d’Angiò o rastrello, una piccola croce ed una pietra arenaria consunta dal tempo nella quale si posso­no leggere solo alcune lettere in caratte­ri gotici. L’epigrafe è datata 1333 come risulta da cartolina postale edita da Aral­do Pineschi Pomarance (1940 ca.). La parte superiore ristrutturata fu utilizzata come cappella e presenta sopra la porta d’ingresso una pietra calcarea con la da­ta 1615. Questa la descrizione della fon­te di Cannerj in una relazione del XVIII se­colo: La fonte pubblica trovasi: fuori del­la terra di Pomarance per distanza di cir­ca un quinto di miglio, alla quale si per­viene dalla Porta detta alla Fonte con stra­da china, in alcuni pezzi piana che pas­sa da sinistra dalle vigne del sig. Giusep­pe Biondi e del sig. Domenico Bartolini et a destra dai terreni o luogo detto alla Concia di proprietà della Cappella di S.

Andrea, e proseguendo passa dal bivio che porta ai Giardinelli e scendendo a detta fonte questa è composta di tre va­sche; la prima ove vi è la sorgente, la se­conda ad uso di abbeveratoio di bestie la terza ad uso di lavatoio; per di sopra alla sorgente vi esiste una chiesa detta di Sant’Antonio di pertinenza della cappel­la del Patibolo e per ogni sua parte è con­finata dai beni del sig. Giuseppe Biondi nel podere detto della Fonte ….

Fonte di Cannerj (1333)
  • ARCHIVIO STORICO COMUNALE – F. 395

Probabilmente attorno alla metà del XIX secolo era stato rialzato il muro fino all’al­tezza della volta a botte per crearvi un ambiente con una apertura nel muro ca­stellano a fianco della porta a Casòlle e che è possibile vedere dopo l’intervento di restauro eseguito nel 1980 dal comu­ne di Pomarance.

  • ARCHIVIO STORICO COMUNALE – F. 395

Un ringraziamento riconoscente per la collaborazione fornitami in questo mio la­voro di ricerche storiche vada allo stori­co Don Mario Bocci, all’Amministrazione Comunale di Pomarance, al Sindaco Re­nato Frosali, all’Architetto Floretsano Bar­gelli, al dott. Angelo Marrucci ed ai suoi collaboratori della Biblioteca Guarnacci di Volterra, all’Archivio di Stato di Pisa, al Presidente della Ass. Turistica “Pro Po­marance’’ Giorgio Fanfani ed a Claudia Manghetti.

Articoli tratti da “La Comunità di Pomarance”.