L’affresco di Bastianini a Pomarance e la sua burla alla Biennale di Venezia
Quasi centovent’anni or sono nasceva a Monteguidi, in quel di Casole, Augusto Bastianini.
Apprese le prime lezioni di disegno a Volterra, sotto la direzione del prof. Giuseppe Bessi. Al disegno aveva disposizione e vinse borse di studio. A Siena vinse l’alunnato Lazzeretti; vinse in mostre con i più bei nomi post-macchiaioli nell’ambito dei quali oggi si raffigura.
Allievo di Niccolò Cannicci, che conobbe a Montemiccioli, fu pure amico degli ultimi macchiaioli: da Fattori a Signorini ai fratelli Gioii. Lavorò anche a Pomarance, dove affrescò la cappella Biondi-Bartolini, e nella figura di una virtù teologale ritrasse le sembianze della signorina Verdiani di Volterra.
Amante del bello, di carattere riservato, gioiva quando si trovava a contatto con la natura. Veniva spesso a Montemiccioli, per incontrarsi con Cannicci di cui ne risentì l’influenza.
Fece molti ritratti a grandi personalità e ne fece alcuni anche a Volterra; del resto la stampa del tempo fu entusiasta e la critica lo è tuttavia. Bisogna pur dire che il Cannicci ebbe sempre fiducia in Bastianini. Il 23 giugno 1900 gli scriveva perché andasse a suo nome a tenere una lezione a una sua allieva. Il primo gennaio gli scriveva: “Venga subito a trovarmi perché allo studio non vado per salute”. Cannicci stava male; sentiva di essere vicino alla morte e voleva rivedere il suo allievo, prima di morire. Alla Biennale di Venezia il Bastianini fu invitato la prima volta nel 1903. Nel 1907 mise il mondo artistico a rumore: si presentò a venezia con un quadro eseguito con sincerità di intenti e riuscì a far presentare un altro quadro, a firma di un inglese immaginario, eseguito da lui con i più grandi pasticci della tecnica pittorica; ebbene, questo quadro obbrobrioso fu premiato e ne sortì uno scandalo che fece inalberare i luminari della giuria e i diplomatici interessati.
se con argute vignette contro la commissione composta di nomi di fama internazionale. Intanto il tempo passava e la critica sembrava assopita allorché intervenne un fatto nuovo a scuotere il mondo dell’arte. Il 10 ottobre 1907, quando la mostra volgeva al termine, il prof. Bastianini inviò una lettera a “Il Giornale d’Italia” e il corrispondente si precipitò a telefonare a Roma perché, secondo lui, la notizia era ghiotta. BA Infatti Bastianini, dopo aver premesso di dire che scriveva per dare soddisfazione agli esclusi dalla mostra, cosi si lasciava andare: “Dichiaro di aver presentato al giudizio della commissione due quadri, uno col mio nome, eseguito con serenità d’intendimenti; l’altro firmato S. John Brontsen, eseguito con i più grandi pasticci di tecnica, senza nessuno studio di colore né di forma, allo scopo di fare una caricatura della produzione anormale, patologica di certi artisti che si fanno imitatori delle peggiori qualità di quelli. Risultato: il quadro fatto sul serio fu scartato; l’altro, di soggetto volgare ma firmato Brontsen, fatto con una strana accozzaglia di qualità negative, di dilettantismo, e di plagio, fu accettato alla unanimità”.
Dette la storia il giornale “Sior Tonin Bonagrazia” di Venezia con questo trafiletto: “Per la critica seria, sta esposizion xe un osso ma per nualtri la xe proprio roba da rider… No gavemo un’idea precisa de l’alta scola me ne par vederghene qualche sagio nella sala IV… Se trata in do casi de quele signore in aguato che, avicinae, ne dà un efeto de ciaro-scuro piutosto ciaro”.
Articolo tratto da “La Comunità di Pomarance”.