IL PONTE DI FERRO

a cura di F. Bongi

Il ponte sul fiume Cecina, o “Ponte di Ferro” come viene chiamato dalle popolazioni della Val di Cecina, è un nodo stradale molto importante sulla S. S. n° 439 per i collegamenti tra l’Alta e la Bassa Val di Cecina.

Da quanto abbiamo potuto trovare nell’Archivio Storico Comunale di Pomarance, la prima notizia sulla esi­genza della costruzione di un ponte nel luogo compreso tra il Piano delle Macie e la collina di Montebono risale al 24 agosto 1786. E’ infatti in questa data che, nel Libro delle Deliberazioni e dei Partiti, risulta adottato quanto segue:

“Adunati i signori Gonfaloniere e Priori residenti nel Magistrato Comunitativo di Pomarance, Vicariato di Val di Cecina, in legittimo e sufficiente numero di cinque per trattare … OMISSIS…

Di poi fu fatta ostentabile al Magi­strato loro la lettera dell’III. mo Signor Filippo Giobert, colla quale accompa­gna diversi quesiti relazionando al memoriale stato fatto sulla costruzio­ne del Ponte a Cecina … Deliberati deliberandis dissero commettersi conforme commessero al Sig. Dott. Giuseppe Maria Biondi il replicare a detti quesiti in quella forma, che cre­derà convenire, avendo ora per allora già approvate le repliche e quelle spe­dirsi al nominato Sig. Filippo e tutto con loro legittimo partito di voti favore­voli cinque nessuno contrario.

Sig. Francesco Biondi Gonfa loniere”.

I motivi che inducono alcuni Partico­lari a perorare la causa della costru­zione di un ponte sul fiume Cecina non ci è dato di conoscerli. In quegli anni infatti il traffico non era molto intenso e le persone che viaggiavano con una certa frequenza sulla Via Maremmana detta anche del Cerro Bucato (antico nome della S. S. n° 439) erano i Canovieri del sale delle Comunità dell’Alta Val di Cecina che si recavano al R. Magazzino di Volterra a fare il prelievo, il Procaccia che por­tava la posta da e per Firenze e Vol­terra, gli addetti al prelievo della pol­vere da “botta e da archibuso” presso i magazzini del Bastione di Volterra, i predicatori, gli addetti al trasporto dei malati di una certa gravità all’Ospedale di Volterra e saltuariamente gli uomini di Comune che dovevano sbrigare delle pratiche o a Firenze o a Volterra. Queste persone, a causa del carattere torrentizio del Cecina, spe­cialmente nelle stagioni piovose trova­vano un ostacolo pressoché insor­montabile nel fiume ingrossato dalla pioggia per cui o attendevano che le acque calassero o ritornavano sui loro passi.

Un’ipotesi probabile potrebbe esse­re quella di un suggerimento dato agli uomini del Comune da una persona­lità

che conosceva bene Pomarance ed i rischi di guadare il fiume quando questo era ingrossato dalla pioggia.

In quegli anni infatti una alta perso­nalità di origine pomarancina veniva a trascorrere un periodo di riposo nella casa paterna durante il mese di set­tembre. Era questi il Sen. Carlo Alber­to Biondi, cugino e fratello dei Biondi che ricoprivano importanti cariche nel Comune di Pomarance.

Essendo il Biondi Consigliere Intimo Attuale dell’imperatore d’Austria non­ché Presidente del Supremo Consiglio di Giustizia della Lombardia, gli uomi­ni del Comune pensarono di poter sfruttare la sua influenza sul Grandu­ca di Toscana che, fra l’altro, era fra­tello dell’imperatore d’Austria. La cosa però non sortì alcun risultato e del ponte sul Cecina non abbiamo trovato più notizie sino al 18 novembre 1795, data in cui torna a farsi sentire la necessità della costruzione di tale opera. Infatti, come risulta dalla seguente delibera, vennero delegati
dal Gonfaloniere Anton Lorenzo Sorbi i signori Biondi e Contugi affinché si recassero a Firenze per fare opera di persuasione presso S. A.R. il Grandu­ca.

Ponte Sospeso a catene sul Fiume Cecina (1902)

“A di 18 novembre 1795

Adunati i signori Gonfaloniere e Priori residenti nel Magistrato Comunitativo di Pomarance in legittimo e sufficiente numero di cinque per trat­tare servati servandis. Assente il sig. Dott. Giovanni Lenzi sebbene intimato … OMISSIS …

Di poi fu proposta la necessità della costruzione di un ponte al passo del fiume Cecina divisorio tra la Comunità di Volterra e quella di Pomarance con riprendere in esame tale affare a loro volta proposto presso S. A. R. e per­ciò eseguire

Deliberati deliberandis dissero eleg­gersi e deputarsi, conforme eleggono e deputano i signori Dott. Giuseppe Maria Biondi e Michele Contugi anco di concerto e con intelligenza alla Comunità di Volterra facciano quelle relazioni e proposizioni che crederan­no più convenienti e proficue al pub­blico ed alle Comunità comprese nel Dipartimento di Pomarance e di quelle di Volterra e insieme all’interesse medesimo delle Saline addette alla Comunità di Volterra con rilevare il notabile vantaggio ancora che ne ridonderebbe per il pubblico Commer­cio. E tutto da approvarsi tali proposizioni e relazioni che verranno fatte da ambe le Comunità. E tutto con il legit­
timo partito di voti favorevoli cinque nessuno contrario.

Anton Lorenzo Sorbi Gonfaloniere.

Nonostante la loro buona volontà i due delegati non ottennero alcun risul­tato e del ponte non se ne parlò più per altri 40 anni circa.

In questo periodo il traffico andava sempre più aumentando. Erano infatti state attivate le fabbriche di acido borico in varie località dell’Alta Val di Cecina e quindi il prodotto doveva essere trasportato in diverse parti d’Italia e all’estero tramite il porto di Livorno. In Pomarance, proprio a causa deH’aumento di traffico, si rese­ro necessarie alcune opere come ad esempio l’abbattimento della Porta Maremmana e l’allargamento del rela­tivo tratto stradale che era divenuto pericoloso sia per le persone che per gli animali.

Nel dicembre dell’anno 1832 i com­ponenti il Magistrato della Comunità di Pomarance presero la seguente deci­sione:

“Adunati Servati Servandis gli Illu­strissimi Signori Gonfaloniere e Priori componenti il Magistrato della Comu­nità di Pomarance in pieno numero di sei per trattare … OMISSIS…

Fatto presente dal loro Sig. Gonfa­loniere ed altri Priori del Magistrato di questa Comune che ricevono conti­nuamente delle lagnanze dalla popo­lazione di Pomarance non solo quan­to ancora da quelle dei Castelli e Comunità limitrofe perchè la strada che da Pomarance conduce a Volter­ra unica che dia comunicazione alla Capitale, ed alle altre città principali del Granducato, nel corpo dell’inverno si rende impraticabile ed inutile per essere mancante di un ponte che cavalchi il fiume Cecina che taglia la strada medesima, e che ordinaria­mente in tale stagione abonda tal­mente di acque che impedisce asso­lutamente di essere guadato fino a tanto che almeno non siano quasi del tutto scolate le di lui acque, le quali rodendo le sponde del proprio letto guastano continuamente il passo che avanti ad una piena era guadabile ed obbliga i passeggeri a fare con i loro legni dei lunghi ed incomodi giri sulla rena e sul letto del fiume per trovare un passo che conduca alla strada attraversando sopra i terreni dei pos­sidenti adiacenti che reclamano una servitù si variabile ma che necessaria­mente vien loro imposta

Considerando Essi III.mi Adunati che effettivamente senza la costruzio­ne di un ponte sulla Cecina nella sta­gione d’inverno resta spessissimo interrotta la comunicazione di questa Comunità ed altre limitrofe e che tale inconveniente pregiudica moltissimo al Commercio dei Comunisti non solo quanto al trasporto del Sai Borace, e del Fame che in tanta abbondanza si estrae dalle miniere esistenti ed aper­te in questo territorio

Considerato che la rilevantissima spesa occorrente per la costruzione di un tal ponte è assolutamente supe­riore alle forze della loro Comunità che è aggravatissima per spese di tal natura

Fatte altre considerazioni, e rilievi, e dopo lungo, e maturo colloquio

Modellino del Ponte Sospeso a catene che si trova nel Museo della Geotermia di Larderello

Deliberati deliberandis commessero ed incaricarono il loro Signore Gonfa­loniere di supplicare l’innata Bontà e Clemenza deH’Augustissimo Nostro Sovrano a volersi degnare di assicu­rare una permanente comunicazione delle città terre e castelli esistenti al di qua della Cecina col rimanente del Granducato facendo costruire un Ponte al passo così detto di Pomaran­ce incaricandolo di fare una tal suppli­ca di concerto con i Signori Gonfalo­nieri di tutte le altre Comunità interes­sate, facendo tutti quei rilievi che cre­derà opportuni non senza omettere però di avvertire che questa Comune tanto più è impossibilitata a supplire e concorrere alla spesa del Ponte da costruirsi in quanto che dopo tal costruzione è indispensabile che la Comune faccia formare circa tre miglia di nuova strada che dal richie­sto ponte vada ad unirsi con quella oggi esistente; e ciò autenticarono per partito di voti favorevoli cinque contra­rio nessuno non rendente il Sig. Gon­faloniere come sopra indicato

Camillo Tabarrini Gonfaloniere.

Dovettero ancora trascorrere quasi due anni prima che le popolazioni dell’Alta Val di Cecina vedessero deli­berata la costruzione del ponte sul fiume Cecina da parte del Granduca Leopoldo II di Toscana. Infatti, solo agli inizi del 1834, il Granduca ne deli­berò la costruzione ed affidò l’incarico e la direzione dei lavori a Francesco Larderel che sin dal 1818 aveva ini­ziato e sviluppato l’impresa boracifera dei Lagoni di Montecerboli e di altre località per la produzione di Acido Borico e Borace raffinato. Il Larderei chiamò in suo aiuto due ingegneri francesi, Francesco Tarpin e Tanislao Bigot i quali, molto probabil­mente realizzarono il progetto del ponte e fecero venire dalla Francia quattro specialisti (due fabbri e due falegnami). Le rimanenti maestranze (contabili, interpreti, maestri muratori, manovali, terrazzieri, barrocciai, ecc.) furono reperite nelle Comunità della Val di Cecina.

I lavori furono iniziati il 18 marzo 1834 e terminarono il 18 giugno 1835.

Al ponte, lungo 75 metri comprese le spallette terminali ed ubicato nello stesso luogo di quello odierno, fu rea­lizzato in una sola campata di circa 50 metri sorretta da due sistemi multipli di catene ed ancorata a otto grandi pilastri in muratura. Le catene a loro volta furono fissate al piano stradale, costruito con travi di legno ricoperte di terra e largo 3 metri, mediante due serie di tiranti in ferro che davano al ponte una ottima compattezza e soli­dità. Su uno dei pilastri fu installata una lapide, consevata oggi nel Museo di Larderello insieme ad un modellino in scala del Ponte sospeso.

Il costo complessivo dell’opera fu di 285.000 lire fiorentine che, tenuto conto del rapporto di 1 a 1.000 circa tra il valore d’acquisto della lira fioren­tina del 1835 e quello della lira attua­le, corrispondono a circa 2 miliardi e 850 milioni attuali.

Il ponte sospeso svolge il proprio servizio con perfezione fino alla notte tra il 6 e 7 settembre 1847 quando, a causa di una piena del fiume, crolla sotto la forza delle acque. Questo crollo mette a disagio tutte le popola­zioni dell’Alta Val di Cecina che si rivolgono al Magistrato affinchè venga subito chiesta al Governo Reale la ricostruzione. Il 25 ottobre in una riunione dei
componenti il Magistrato della Comu­nità di Pomarance “… Richiedono che la presente loro deliberazione sia inviata al Regio Trono per l’organo dell’III.mo Sig. Provveditore, affinchè voglia degnarsi di dare le opportune disposizioni aU’effetto che non venga più a lungo ritardata la ricostruzione del piano stradale e porzione della Pila del diroccato Ponte Sospeso per varcare liberamente e con tutta sicu­rezza il fiume Cecina sulla linea della Strada Provinciale Massetana ed i vettori specialmente dell’Acido Borico possano liberamente trasportarlo alla Piazza di Livorno e procurarsi con tale mezzo il proprio sostentamento e quello delle loro famiglie. Con partito di voti favorevoli 6 e nessuno contra­rio”.

I lavori furono iniziati il 18 marzo 1834 e terminarono il 18 giugno 1835.

Al ponte, lungo 75 metri comprese le spallette terminali ed ubicato nello stesso luogo di quello odierno, fu rea­lizzato in una sola campata di circa 50 metri sorretta da due sistemi multipli di catene ed ancorata a otto grandi pilastri in muratura. Le catene a loro volta furono fissate al piano stradale, costruito con travi di legno ricoperte di terra e largo 3 metri, mediante due serie di tiranti in ferro che davano al ponte una ottima compattezza e soli­dità. Su uno dei pilastri fu installata una lapide, consevata oggi nel Museo di Larderello insieme ad un modellino in scala del Ponte sospeso.

Il costo complessivo dell’opera fu di 285.000 lire fiorentine che, tenuto conto del rapporto di 1 a 1.000 circa tra il valore d’acquisto della lira fioren­tina del 1835 e quello della lira attua­le, corrispondono a circa 2 miliardi e 850 milioni attuali.

Il ponte sospeso svolge il proprio servizio con perfezione fino alla notte tra il 6 e 7 settembre 1847 quando, a causa di una piena del fiume, crolla sotto la forza delle acque. Questo crollo mette a disagio tutte le popola­zioni dell’Alta Val di Cecina che si rivolgono al Magistrato affinchè venga subito chiesta al Governo Reale la ricostruzione.

Il 25 ottobre in una riunione dei
componenti il Magistrato della Comu­nità di Pomarance “… Richiedono che la presente loro deliberazione sia inviata al Regio Trono per l’organo dell’III.mo Sig. Provveditore, affinchè voglia degnarsi di dare le opportune disposizioni aU’effetto che non venga più a lungo ritardata la ricostruzione del piano stradale e porzione della Pila del diroccato Ponte Sospeso per varcare liberamente e con tutta sicu­rezza il fiume Cecina sulla linea della Strada Provinciale Massetana ed i vettori specialmente dell’Acido Borico possano liberamente trasportarlo alla Piazza di Livorno e procurarsi con tale mezzo il proprio sostentamento e quello delle loro famiglie. Con partito di voti favorevoli 6 e nessuno contra­rio”.

Pomarance continua ad espandersi fuori dalle mura e sorgono nuove costruzioni nella zona del Treppiede e fuori Porta Volterrana.

Il Ponte sul fiume Cecina viene rico­nosciuto come opera di basilare importanza per lo sviluppo economico dell’Alta Val

di Cecina e quindi il Magistrato Comunitativo viene invitato a pronun­ciarsi circa il nuovo modo in cui dovrà essere ricostruito.

Il 3 marzo 1848 giunge al Comune una “ Officiale” della Regia Camera di Pisa riguardante la ricostruzione del ponte.

Il 16 marzo successivo si riunisce il Magistrato Comunitativo di Pomaran­ce e visto che nella “Officiale” viene ordinato di ricostruire il ponte a carico delle Comunità interessate; che anche le Comunità di Massa Marittima e Grosseto traggono vantaggio dal tran­sito sulla Strada Provinciale Masseta­na che attraversa le Terre di Poma­rance poiché, ora che il ponte è inter­rotto, devono percorrere la via più lunga dell’Emilia; e che la precedente costruzione era stata eseguita secon­do le prescrizioni della “Sovrana Resoluzione” del 19 giugno 1835; deliberano di “essere pronti a contri­buire la quota che per la richiesta loro occorrente alla ricostruzione del Ponte sul Fiume Cecina gli può spet­tare pagabili secondo le proprie forze amministrative; e domandano che a questa spesa siano chiamate non solo tutte quelle Comunità che sono comprese nel circondario castellabile del tratto di strada ove ricorre il Ponte da ricostruirsi, ma tutte le altre ancora che risentono in generale un interesse nel sicuro transito del Fiume Cecina

E frattanto rendono le più sentite grazie a S. A. S. Reale /Amatissimo Sovrano Leopoldo II per la fatta dichiarazione di far contribuire a questa spesa la Reale Azienda del Sale con un discreto contributo

Lapide posta sul pilone del Ponte di Ferro (Museo Larderello)

E tutto quanto sopra con Partito di voti Favorevoli 7 e nessuno contrario Donato Metani Gonfaloniere”.

Le difficoltà per le vetture e i vian­danti continuano ed il 22 aprile 1848 due passeggeri rischiano di affogare a causa di una piena. Il 6 maggio suc­cessivo, in seguito ad una “Officiale” del Prefetto del Circondario di Pisa che rende noto agli Amministratori del Comune il Progetto dell’ispettore delle Acque e delle Strade del Comparti­mento Fiorentino per la ricostruzione del Ponte, il Magistrato si riunisce per deliberare in quale modo e luogo si debba ricostruire il Ponte.

Esaminati i progetti presentati dall’ispettore delle Acque e delle Stra­de del Compartimento Fiorentino, Sig. Maurizio Zannetti, in uno dei quali si prevede di ricostruire il Ponte Sospe­so con catene di ferro nello stesso luogo e nello stesso modo del prece­dente con una spesa preventiva di lire 115.750,95 e nell’altro di ricostruirlo ex novo a tre arcate presso il podere Cerreto di fronte alle Vecchie Saline di San Lorenzo con una spesa preventi­va di lire 196.471,69, viene dato il seguente parere:

“Dichiarano che sono di parere doversi ricostruire il Ponte sul Fiume Cecina nel sito ove era già quello diruto

E che debba essere della qualità dei Ponti Sospesi con catene di Ferro

Con partito di voti Favorevoli 6 nes­suno contrario.

E tanto più confermano il proposto progetto in quanto che sono nella Lusinga che il Signor Cavaliere Conte de Larderei

possa nella peggiore ipotesi assu­merne la costruzione con la somma di lire Centomila

E tutto ratificarono e confermarono con Partito di voti Favorevoli 6 e nessun contrario”

Il 1848 è l’anno in cui tutta l’Italia è scossa dalle agitazioni democratiche ed anche a Firenze si scatenano lotte rivoluzionarie. Il Granduca fugge e ritorna alcuni mesi più tardi scortato dagli Austriaci che lo reinsediano sul Trono.

Fino al 1852 si discute su come ricostruire il Ponte sul Cecina e, poi­ché la spesa è notevole, ci si doman­da se sia meglio sfruttare le parti del vecchio Ponte di Ferro o ricostruirlo ex novo in pietra.

Il 25 agosto 1852 il Consiglio Comunale delibera quanto segue:

“Informato il Consiglio Comunale da alcuni residenti, che dalla Direzione d’Acqua e Strade era stata data com­missione allo Ingegnere Distrettuale di fare un progetto per la ricostruzione di un Ponte Sospeso sul Fiume Ceci­na al passo della già esistente Strada Provinciale Massetana detta del Cerro Bucato

Visto Tart. 52 lettera A della L.C. de! 20 novembre 1849 in ordine al quale i Consigli Comunali possono emettere Deliberazioni sui progetti di spese da eseguirsi a spese del Comune o col suo concorso

Attesoché alla spesa della ri costru­zione del Ponte di che si tratta fra le altre Comuni deve concorrervi anche quella di Pomarance da Loro Ammini­strata

Attesoché la ricostruzione del Ponte sulla Cecina che interessa la comuni­cazione di questa Provincia è neces­sario che offra una permanente stabi­lità

Attesoché sebbene a prima vista sembri conveniente per risparmio di spesa il ricostruire il detto Ponte di Ferro traendo profitto dal materiale tuttora esistente, pur nonostante resterebbe da esaminarsi se la mino­re spesa che potrebbe occorrere per la ricostruzione del Ponte Sospeso predetto fosse da preferirsi alla mag­giore spesa che occorrerebbe per la nuova costruzione di un ponte di pie­tra a fronte della instabilità dell’uno colla stabilità dell’altro, ed a fronte ancora della continua manutenzione e forte spesa che abbisogna pel primo, e della minore che occorre per il secondo; per questi motivi e nel solo desiderio di vedere una volta rico­struito il ponte di che si tratta, e per quanto si può nel più stabil modo, il Consiglio osa pregare il Sig. Prefetto a volersi compiacere d’incaricare l’ingegnere di Distretto, o l’ingegnere in capo del Compartimento a fare gli studi necessari per conoscere la spesa occorrente, onde costruire nel luogo suindicato un ponte di materiale con la massima economia, valutando e confrontando tutto considerato, se avvi maggior convenienza stante la specialità dalle circostanze a rifare un ponte di ferro simile a quello che rovinò, o a sostituirne uno di materiali vendendo il ferro che tuttora esiste, con partito di voti favorevoli 16 nes­sun contrario”.

Veniva quindi richiesto un nuovo progetto che doveva essere affidato o ailing. Distrettuale o all’lng. Capo del Compartimento.

Passò quasi un anno ed il 2 luglio 1853 giungeva una “Officiale” dalla Prefettura di Pisa che richiamava il Consiglio Comunale ad emettere una delibera per approvare il nuovo pro­getto di ricostruzione del Ponte diruto.

Il Consiglio Comunale, riunitosi il 18 luglio successivo, deliberava:

“A di 18 luglio 1853

Letta la Officiale della Prefettura di Pisa del dì 2 luglio andante, colla quale mentre accompagnava la peri­zia compilata dall’lng. in Capo Sig. Ridolfo Castinelli relativa alla ricostru­zione del diruto ponte a catene di ferro sul fiume Cecina al passo della Strada Provinciale Massetana, veni­vano Essi Signori adunati richiamati ad emettere su tal proposito la oppor­tuna deliberazione;

Udito che la ricostruzione del Ponte che sopra sull’antico sistema e preci­sa ubicazione del primo profittando della vecchia fiancata alla sponda destra del fiume e dei ferramenti ed altri materiali raccolti dopo la rovina vi occorreva la spesa di L. 58.000;

Attesoché ricostruendo il ponte a catene di ferro oltre a ristabilirsi sicuro e permanente il passo della Cecina viene anche a commettersi una spesa assai minore di quella che sarebbe occorsa per la costruzione sul fiume medesimo di un ponte di materiale;

Attesoché niun dubbio può a senso loro elevarsi sulla utilità e vantaggio che a causa di questo ponte tornano a risentire nuovamente tutte quelle pubbliche Amministrazioni che contri­buirono per la primitiva costruzione del ponte ridetto, cosicché repartendo tra esse nel modo tracciato dall’art. 2 Venerabile Legge del 21 agosto 1843 la presagita somma di L. 58.000, la quota spettante alla Loro Comunità sarà sempre minore di quella da essa corrisposta nella sua prima costruzio­ne.

Deliberati deliberandis, approvaro­no e approvano per quanto loro può spettare il progetto stato compilato dal predetto Sig. Ing. in Capo Cav. Ridolfo Castelletti fino dal dì 27 gen­naio anno corrente, e convennero che la Comunità di Pomarance concorra nel modo sopraindicato alla ricostru­zione del ponte surriferito, e frattanto attese le limitate finanze di essa e per non elevare di troppo l’annua imposta domandano al Governo un sussidio, o l’anticipazione almeno delle somme occorrenti per la esecuzione del lavo­ro da rimborsarsi dalle Comuni inte­ressate a modiche annue rate, lusin­gandosi Essi Signori adunati, che saranno secondati i loro desideri in vista della utilità grande che è per risentire la I. R. Amministrazione delle Saline col trasporto della legna che in gran parte transiteranno sul ponte in progetto.

E tutto quanto sopra ratificarono, con partito di voti 15 favorevoli contra­rio nessuno.

Dr. Giuseppe Biondi Bartolini Gon­faloniere”.

Il 28 gennaio 1854 giunge la tanto sospirata approvazione con cui si autorizza la ricostruzione del ponte, ed il 3 aprile successivo viene delibe­rato:

“A dì 3 aprile 1854

Letta la Officiale del Compartimento Pisano del 28 gennaio anno corrente colla quale rende noto che S.A.I.R. con veneratissimo Rescritto comuni­cato dal Ministero

dell’interno con dispaccio del 28 gennaio detto, mentre si era degnata approvare la ricostruzione del Ponte di Ferro sul Fiume Cecina, aveva altresì ordinato che la spesa relativa stata presagita in L. 58.000 pagar dovesse per un terzo a carico del Regio Erario e per gli altri due terzi a carico delle Comunità collettabili della seconda e terza Sezione della Strada Provinciale Massetana, e che le sud­dette Comunità che sono Volterra, Montecatini, Pomarance e Castelnuovo erano autorizzate a prendere a mutuo la somma necessaria per far fronte al contributo dimissibile in rate annuali in proporzione delle loro risor­se, e che la quota di contributo spet­tante alle Comunità suddette princi­piasse a decorrere nel futuro anno 1855.

Se ne chiamarono intesi e notificati con Partito di voti quattro favorevoli.

Dr. Giuseppe Biondi Bartolini Gon­faloniere “

La ricostruzione del Ponte Sospeso a catene di ferro pose termine ai disa­gi delle popolazioni e di coloro i quali, dovendo trasportare il Borace e l’Acido Borico da Larderello a Livorno e la legna dai boschi di Berignone a Saline, erano costretti a guadare il fiume con non pochi rischi da affronta­re.

Il Ponte di Ferro Sospeso svolse il proprio servizio sino al maggio 1922 quando a causa della evoluzione tec­nica dei mezzi di trasporto non venne più ritenuto idoneo. Infatti si era pas­sati dai barrocci trainati dai cavalli alle automobili ed ai camions. Questi ulti­mi erano molto più pesanti e larghi dei barrocci per cui non essendo le carat­teristiche costruttive del ponte idonee a sopportare tali carichi, fu decisa la sua demolizione e la sua sostituzione con un nuovo ponte in cemento.

La demolizione avvenne il 25 mag­gio 1922 a 87 anni dalla costruzione.

NOTE BIBLIOGRAFICHE

  1. LA COMUNITÀ’ DI POMARAN­CE – Rievocazioni Storiche di E. Mazzinghi – Anni 19 – 19
  2. ARCHIVIO STORICO COMUNA­LE – Deliberazioni e Partiti della Comunità di Pomarance – Filze 127, 129, 137, 141, 148, 150.
  3. BIBLIOTECA MUSEO DELLA GEOTERMIA LARDERELLO – Trattati di Domenico Cioni 1785- 1835.
  4. R. NASINI – I soffioni e i lagoni della Toscana e la industria boracifera – Ed. 1930

F. Bongi

Articolo tratto da “La Comunità di Pomarance”.

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