PREMESSA
Nel mondo esistono numerose aree in cui si verificano manifestazioni geotermiche, cioè dove avvengono naturali fuoriuscite di vapore dal suolo. Quelle più note si trovano in Italia, in Islanda, in Giappone, nel Messico, in Nuova Zelanda, nelle Filippine, in Indonesia e nel Tibet. In Italia si trovano in varie località, ma l’area principale è quella che della zona di Orvieto, passando per il Monte Amiata, si estende fino a Larderello e Radicondoli, interessando così parte delle province di Terni, Grosseto, Pisa e Siena.
Il viaggiatore che percorra la tortuosa e panoramica strada che da Volterra conduce a Larderello, avvertirà nell’aria un progressivo aumentare di un inconfondibile odore di uova marce: è l’idrogeno solforato che emana dalle viscere della terra insieme al vapore acqueo dei soffioni di questa dimenticata parte della Toscana. Vedrà un sempre più esteso diramarsi di grosse tubazioni che, attraverso la campagna, convogliano, dai pozzi perforati profondamente, il vapore naturale, alle centrali elettriche.
CENNO STORICO
Emanazioni di vapore e sorgenti di acque calde sono sempre esistite in questa zona; infatti in una mappa risaliente al III secolo d.C., i Romani indicavano quest’area col termine di “acquae volaterranae”. Una riproduzione di detta carta si può vedere nel museo storico di Larderello. Oggi, in tutta questa zona, esistono soltanto due o tre punti in cui si verifica dal suolo emanazione superficiale spontanea di vapore, in quanto detto fluido si trova generalmente nelle profondità del terreno.
Poiché detto vapore, oltre a varie sostanze chimiche, contiene anche una buona percentuale di acido borico, nel secolo scorso veniva usato esclusivamente per estrarvi tale prodotto. Le emanazioni di vapore venivano fatte gorgogliare in grandi pozze, le cui acque fangose venivano tenute in ebollizione violenta dal vapore stesso. Erano i cosiddetti “Lagoni” le acque dei quali venivano pertanto ad arricchirsi di acido borico. La concentrazione di esso veniva effettuata in modo rudimentale con delle semplici caldaie scaldate a legna.
Per ovviare alle numerose difficoltà e rendere più economica la produzione, detti bacini furono coperti con una cupola in muratura in modo da raccogliere il vapore che aveva depositato l’acido borico nell’acqua e poterlo convogliare, tramite tubazioni di terra cotta, sotto alle caldaie ed impiegare così, per la concentrazione delle acque boriche, il vapore anziché la legna. Questa struttura veniva chiamata “lagone coperto”. Lo sfruttamento a carattere industriale fu iniziato nel 1818 da un certo Francesco De Larderei (dal quale poi la località prese il nome) che fondò una società alla quale nel 1913 se ne aggiunsero altre che successivamente si fusero in un’unica azienda.
Attualmente, dal punto di vista economico, non è conveniente utilizzare il vapore naturale per estrarvi prodotti chimici, pertanto esso viene impiegato principalmente per la produzione di energia elettrica. Il primo esperimento di questo genere, fu effettuato nel 1904, mettendo in azione un piccolo generatore che si trova esposto nel sopramenzionato museo di Larderello. E’ interessante segnalare che al tempo dei Romani, ma anche nel secolo scorso, le sorgenti termali della nostra zona venivano frequentate per la cura dei dolori reumatici, delle affezioni della pelle e delle vie digerenti. Lo stesso Granduca di Toscana, per curarsi la gotta, era solito recarsi con la sua corte, alle terme de “La Perla”, od a quelle di Bagno al Morbo. Oggi dette salutari sorgenti sono pressoché ignorate.
SFRUTTAMENTO ATTUALE
Ai nostri giorni, in tutta la vasta area di cui abbiamo parlato, che è la più estesa e la più importante del mondo di questo genere, vi sono installate numerose centrali elettriche che producono annualmente, senza interruzioni, circa 3 miliardi di chilowattora di energia elettrica ad un costo molto basso. Poiché per produrre elettricità, non tutto il vapore naturale è adatto, in quanto, se non possiede le dovute caratteristiche di temperatura, di pressione, ecc., non è utilizzabile per tale scopo, avviene pertanto che una parte di esso non venga inviato nelle centrali, perciò risulta preferibile sfruttarlo per altri usi, come teleriscaldamento per le abitazioni di Larderello e Castelnuovo, nonché per serre in varie zone, tra le quali, oltre a quelle tradizionali di Castelnuovo, S.Dalmazio e Larderello, anche quella dell’Amiata dove sono state costruite serre con una superficie coperta di 23 ettari.
CONCLUSIONE
Da quanto abbiamo succintamente esposto, risulta evidente che la nostra zona racchiuderebbe una grossa fonte di lavoro, una inesauribile sorgente di energia economica, pulita, non pericolosa, quindi migliore, preferibile ed assai più affidabile del metano, il cui prezzo e la cui distribuzione rimarranno sempre soggetti e condizionati da imprevedibili eventi politici internazionali. Se gli organi competenti, invece di restarsene chiusi nel loro piccolo guscio incrostato di scorie secolari, aprissero gli occhi almeno quanto una talpa miope, si accorgerebbero di avere a disposizione risorse immense quasi gratuite, il dono di una inesauribile miniera d’oro che potrebbe produrre ricchezza sempre crescente a tutto il comprensorio.
Quindi, se venissero prese delle iniziative pubbliche appropiate o venissero facilitati i privati che volessero prenderle, si verificherebbe un proliferare di posti di lavoro e di guadagno che darebbero a questa zona grandi possibilità di sviluppo economico da fare invidia anche all’estero.
In altre parole, se Larderello dovesse ridursi, con poche decine di dipendenti, a produrre soltanto energia elettrica, non sfruttando completamente le potenzialità che la natura ci ha elargito abbondantemente, la nostra comunità ne soffrirebbe, in quanto gli insediamenti urbani, sia piccoli che grandi, da Volterra fino a Massa Marittima, si spopolerebbero sempre più, estinguendo così la vita nel nostro amato, grande territorio.
Romano Santini
BIBLIOGRAFIA (opere consultate)
R. Nasini -1 soffioni ed i lagoni della Toscana e l’industria boracifera – Tipografia editrice Italia – Roma 1930.
R. Nasini – I soffioni boraciferi toscani e l’industria dell’acido borico – Tipografia della R. Accademia dei Lincei – Roma 1906.
A. Mazzoni – L’utilizzazione del calore terrestre – La Scuola Editrice – Brescia.
A. Mazzoni – I soffioni boraciferi toscani e gli impianti della “Larderello S.p.a.” – Anonime Arti grafiche – Bologna 1948.
ENEL – Larderello: energia elettrica del vapore endogeno. Il Tirreno – La provincia di Pisa comune per comune – 1993.
Articolo tratto da “La Comunità di Pomarance”.