PALAZZO DE LARDEREL

RESIDENZA NOBILIARE DELL’OTTOCENTO

Il XIX° secolo è stato per Pomarance un importante periodo storico caratteriz­zato da notevoli trasformazioni urbanisti­che nel centro storico che cambiarono ra­dicalmente l’aspetto medioevale o rina­scimentale dei palazzi appartenuti alle an­tiche casate nobiliari o borghesi del luogo. Queste costruzioni ottocentesche procu­rarono la distruzione di antiche testimo­nianze architettoniche creando la nuova immagine di Pomarance che è possibile osservare percorrendo le vie del centro storico ed in particolar modo via Roncalli o dei “Signori”.

Palazzo De Larderel

Sui vari palazzi certamente si impone il grandioso edificio di “Palazzo De Larde­rei”. Attualmente di proprietà comunale ed adibito a sede per l’Ufficio Tecnico e della Comunità Montana della Val di Ce­cina, fu un tempo la residenza autunna­le della nobile famiglia dei De Larderei che lo iniziarono ad opera del “sagace” commerciante Francesco De Larderei su progetto dell’architetto ebanista Magagnini di Livorno. Francesco De Larderei, di origine francese, trapiantatosi a Livorno fin dai primi dell’ottocento, si stabilì nelle nostre zone attorno al 1818 quando fu fondata una società (ved. Chemin – Prat – Lamotte – Larderei) dedita alla estrazio­ne e produzione dell’acido borico conte­nuto nei “lagoni” di Montecerboli. Lago­ni ottenuti a livello dal Comune di Poma­rance ed in seguito in concessione per­petua dal Granduca di Toscana. Il “bo­race”, prodotto richiesto ed esportato in tutto il mondo, permise al conte France­sco, con l’aumento di capitali, di entrare ben presto a far parte della borsa dei Prio­ri del Comune di Pomarance (1833) e di acquistare nel territorio comunale una se­rie di “unità immobiliari” che, ampliate e ristrutturate, sarebbero andate a forma­re il grandioso Palazzo – Fattoria De Lar­derei che ricalca, se pure con un lessico architettonico semplificato, il Palazzo Lar­derei di Livorno. (1)

L’area in cui doveva essere edificato il fabbricato era stata individuata dal “Con­te di Montecerboli”, fin dai primi dell’ot­tocento, all’inizio del paese, nell’antica contrada di borgo tra la porta Massetana e la Cancelleria comunitativa.

Consultando una mappa catastale del pe­riodo leopoldino (1823) è possibile com­prendere quali furono i fabbricati che Francesco De Larderei iniziò a compera­re per la realizzazione del grandioso pro­getto. (fig. 1)

Il primo edificio acquistato fu quello di pro­prietà del Cav. Giovanni Falconcini, per arroto del 6 aprile 1832, (particella cata­stale 279 – 281 – 282 – 283) a cui si ag­giunse due anni più tardi, per arroto del 18 aprile 1835, l’acquisto della casa di Metani Donato addossata all’antico ba­luardo di Porta Massetana (part. cat. 284). Sempre nello stesso anno venne acqui­stata, con arroto del 20 maggio 1835, la casa del Cav. Giuseppe Bardini (part. cat. 282 – 282 bis – 283 bis).

Sei anni dopo fu acquisita anche l’abita­zione di Francesco Funaioli per arroto del 25 maggio 1841, (part. cat. 277 – 278 – 280) insieme ad una cantina dai fratelli Mi­chele e Giuseppe Bicocchi (part. cat. 277 – 278) ed un terreno “sodo lavorativo” dal sig. Beliucci Ermogasto, che era quella porzione di suolo al di fuori delle vecchie mura castellane denominate il “Tribbietto” (2) (part. cat. 279 bis).

Negli stessi anni vennero acquistati dal De Larderei anche una serie di poderi che andarono a formare una tenuta di “beni rurali” nel Comune di Pomarance e che permise al Conte Francesco, in base ad un regolamento catastale del 1829, di fare istanza nel 1843 alle Magistrature di Co­mune per essere sgravato dalle stime im­ponibili sui fabbricati ad uso rurale: (3) “… con /a volontà del nobil conte Cav. Prio­re Francesco De Larderei di Livorno, a possedere come appunto possiede, una tenuta di beni rurali nella Comunità di Po­marance, ebbe desiderio insieme di cor­redarla di necessari comodi per l’agen­zia, e di un comodo per abitare nell’au­tunnali villeggiature. In pertanto che pro­cede all’aggiusto di vari antichi fabbrica­ti quali parte al di fuori, parte al di dentro della porta così detta Massetana della ter­ra di Pomarance, formarano un collega­to di muri, capaci insieme, a soddisfare il di sopra espresso suo desiderio.

E dappoiché tali speciali acquisti furono fatti dopo la stima del nuovo catasto, que­sti sopra dei catastali registri furono in conto, e faccia del prefato sig. Conte De Larderei …per un ammontare totale del­la rendita imponibile di lire 543,97”. (4) Nell’istanza il conte De Larderei dichia­rava che tutti quei fabbricati erano stati utilizzati ad uso di fattoria e “… ridotti in fienili, stalle, rimesse, granai, coppai, tinai, magazzini”, in parte come abitazio­ne dell’agente ed inservienti; in parte ad abitazione propria, ‘‘per tempo della vil­leggiatura”, con un piccolo giardino an­nesso, dichiarando inoltre che nessu­no dei fabbricati riservò per appigionarli o trarne frutto di locazione alcuno …”. Non ci è dato a sapere se “l’aggiusto” dei fabbricati corrisponda all’inizio dei lavori per la realizzazione di Palazzo De Larde­rei; certo è che la situazione urbanistica di questa area cambiò radicalmente nel giro di una decina di anni (1852 ca.) (fig. 2)

Variazione Catastate 1852 c.a. (FIG. 2).

Venne demolito infatti il baluardo di Por­ta Massetana e la casa del Melani; occu­pata la piccola piazzetta detta “Padella”; abbattuti i resti delle mura castellane; am­pliato il fabbricato centrale (part. cat. 282) e costruito un giardino al quale si acce­deva anche attraverso un vicolo dalla “via di Borgo” (tra part. 277 e 280).(5)

Il lotto centrale del Palazzo che secondo gli ambiziosi progetti del De Larderei avrebbe dovuto ricreare lo stesso impo­nente prospetto del palazzo di Livorno, già terminato in quegli anni, indusse lo stesso conte Francesco a proporre alle Magistrature nel 1852 la permuta della Cancelleria in cambio della ristrutturazio­ne a sue spese del Palazzo Pretorio creando ambienti idonei per l’Ufficio del Gonfaloniere e del Cancelliere.

Proposta non molto gradita dai Priori del Comune che avrebbero invece voluto un fabbricato nuovo come risulta da una let­tera del 1853 (6):

A di 25 maggio 1853

Pregiatissimo sig. Gonfaloniere sono onorato della pregiatissima sua in data 20 corrente con la quale V.S. illu­strissima si compiace di parteciparmi la decisione sulla mia proposizione relativa alla Cancelleria Comunitativa. L’opinione dell’ingegnere nulla mi sorprende, Egli si era già pronunciato da più di un anno e prima di avere esaminato le mie piante, lo compatisco per non dire altro.

Al Gent.mo sig. Gonfaloniere dovrà sem­pre convenire, che la mia proposizione era vantaggiosissima alla Comune, e che la cattivissima casa della Cancelleria (ve­niva distrutta fino ai fondamenti) mi sareb­be costato tre volte tanto il suo valore reale.

V.S. si compiace ancora propormi di fa­re costruire una nuova Cancelleria e di darmi la vecchia per la nuova e mi invita a sottoporre il mio progetto.

Mi rincresce doverli dire che non posso accettare simile proposizione, più parti­colarmente perchè il progetto qualunque fosse, avrebbe certamente la disgrazia di stare diversi anni nelle mani dell’ingegne­re, come ha fatto il primo, sarà adunque assai meglio che io rinunzi al mio progetto per non essere ballottato ingiustamente o capricciosamente, quando tutte le mie mire erano per il vantaggio della Comu­nità, l’imbellimento del paese, e far lavo­rare dei disgraziati senza lavori.

Ho l’onore di dichiararmi rispettosa­mente…

Dev.mo servitore F. De Larderei

Trascorsi due anni dalla prima richiesta di permuta il conte De Larderei faceva nuovamente istanza (1855) al Gonfalonie­re di Comune per la cessione della fab­brica di Cancelleria proponendo di pagar­la in contanti con l’aumento del 15% so­pra le stime, oppure costruendo una nuo­va Cancelleria uguale a quella vecchia dettando però una condizione che, se fos­se stata accettata la seconda proposta egli avrebbe iniziato i lavori nella immi­nente primavera e, ”… non solito aggior­nare i suoi divisimenti…” pregava le ma­gistrature a deliberare e risolvere entro il mese di marzo la sua richiesta “… pas­sato il quale, non sarebbe stato più il ca­so di mantenerla …”.

La seconda proposta fu ben presto accor­data ed i lavori del palazzo proseguirono di pari passo con quelli della nuova Can­celleria costruita tra la via Provinciale Massetana e via dei Boschetti. (7) Purtroppo, la morte del conte Francesco De Larderei non permise di poter vedere ultimato il suo grande desiderio che fu ben proseguito dal figlio Federigo, con l’ampliamento dell’ala del palazzo verso Porta Massetana e nella quale venne creato il bellissimo teatrino privato inau­gurato nel 1872.

In quello stesso periodo vennero acqui­stati dal figlio Federigo anche la casa con orto già di Cammillo Fantacci (Part. cat. 273 – 274 – 275) che furono utilizzate in parte per nuove scuderie (attuale Audito­rium). Oggi, percorrendo via Garibaldi, è possibile vedere la facciata principale di Palazzo De Larderei nel suo antico splen­dore dopo il riuscito restauro effettuato nel 1984 ad opera del Comune di Pomaran­ce e nel quale è evidenziato ancora di più il grande stemma in cotto della famiglia De Larderei collocato all’interno del tim­pano centrale in cui si legge: “Raffaello Agresti fece all’lmpruneta nel 1871”.

Jader Spinelli

NOTE BIBLIOGRAFICHE

  1. Il Teatro abbandonato; “Pomarance: tea­tri storici” di G. Cruciani Fabozzi 1985; Ed. La Casa USHER
  2. Cfr. “La Porta Orciolina o Massetana” – La Comunità di Pomarance n° 2 e Supple­mento al n° 2 1988
  3. Patrimonio rurale nel marzo 1843 di Fran­cesco De Larderei: Podere S. Enrico, pod. S. Federigo, pod. Santa Paolina, pod. S. Filiberto, pod. Pogio Montino, Pod. Poggia­momi, pod. Luogonuovo, “Una costruzione non ultimata in aggiunta alla casa colonica dell’antico podere detto Palagetto..”.
  4. Archivio Storico Comunale Pomarance F. 609.
  5. Il giardino era delimitato da una sontuo­sa cancellata in ghisa proveniente dalle fon­derie di Follonica. Questa fu demolita negli anni quaranta come offerta alla Patria per uso bellico.
  6. Archivio Storico Comunale Pomarance F. 159.

La Cancelleria era costruita dove attual­mente sono i “Giardinetti” e l’edicola dei giornali; permutata dalla famiglia Bicocchi, per la cessione dell’attuale palazzo comu­nale, fu utilizzata come Ospedale fino al 1935 circa. L’edificio fu minato durante la ritirata delle truppe tedeschenel 1945. (ve­di Rievocazioni Storiche di Edmondo Mazzinghi – La Comunità di Pomarance 1974).

Articolo tratto da “La Comunità di Pomarance”.

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