ANTONIO CERCIGNANI

Pomarancio

E Conoscere la storia del mio paese ed ap­profondire le notizie sui nostri artisti locali è da tempo una mia passione. Lo è ancora di più quando si fanno conoscenze ed amicizie che consentono scambi di opinioni sull’arte o sul­la Storia dell’Arte come avvenne nel gennaio 1989, quando ebbi l’occasione di conoscere la sig.ra Maria Teresa Frediani durante una ce­na in casa degli amici Ledivelec nell’ex pode­re San Michele.

Conversando tra l’altro dei suoi tempi giova­nili trascorsi a Pomarance durante il periodo bellico nella villa del Palagio, e del suo apprez­zamento per la Mostra Fotografica di 42 dise­gni inediti attribuiti a Niccolò Cercignani, or­ganizzata dall’Associazione Turistica Pro Po­marance, mi disse che anche nella casa pa­terna esisteva un quadro del ‘’Pomarancio”. Questa notizia, che mi avrebbe consentito di documentare un’altra opera dei nostri artisti cinquecenteschi, mi permise di chiedere alla Dott.ssa Frediani ed a suo marito una foto del quadro in loro possesso per poterla pubblica­re sulla nostra rivista “La Comunità di Poma­rance”. Dopo qualche mese mi furono inviate le foto richieste tramite la Sig.ra Maria Lodo­vica Bianchini Modani Ledivelec, che aveva avuto occasione di incontrare la sig.ra Medi­na a Firenze.

Osservando la fotografia, mi accorsi con stu­pore che l’opera posseduta dai Frediani non era nè di Cristofano Roncalli (Pomarancio il Giovane), nè di Niccolò Cercignani (Pomaran­cio il Vecchio), bensì attribuita al figlio di que­st’ultimo, Antonio Cercignani, che intraprese l’arte del padre e ne ereditò lo pseudonimo di “Pomarancio”.

Un appellativo onorevole per la nostra cittadi­na, ma che ha contribuito a determinare note­vole confusione nell’attribuzione di opere ese­guite dai nostri pittori.

Il quadro (dimensioni 40 x 50), o meglio un di­segno a carboncino e sanguigna è sicuramen­te un bozzetto preparatorio per un’opera di no­tevoli dimensioni. Risulta incompleto nella par­te inferiore e nella estremità superiore, eviden­ziata benissimo dalle figure tagliate degli an­gioletti ruotanti sopra la “Madonna in Gloria” sorretta in cielo da due angeli alati. Il tratteg­gio dei panneggi in chiaroscuro evidenzia no­tevolmente la perfetta padronanza del disegno appreso sotto la scuola del padre Niccolò. Sulla cornice del quadro è posta una targhetta me­tallica con la scritta: Cercignani Antonio detto il Pomarancio 1559-1619, ma probabilmente non è esatta nè la data di nascita nè la data di morte, secondo alcune ricerche che ho po­tuto fare all’istituto Germanico di Storia dell’Ar­te di Firenze in questo periodo.(1)

Alcune notizie del quadro inviatemi dalla Dott.ssa Frediani, mi informavano che l’ope­ra era stata donata a suo padre, Giuseppe Fre­diani, dal Principe Camillo Ruspoli (proprieta­rio di una piantagione a Cuba), in occasione di una sua missione come Ispettore dei Fasci Italiani all’estero nel 1939 documentata anche in un interessante libro autobiografico di Giu­seppe Frediani intitolato “La Pace separata di Ciano”.

Antonio Cercignani nacque probabilmente a Città della Pieve, dal matrimonio tra Nicolò Cer­cignani delle Pomarance e Teodora Catalucci, attorno al 1574. La sua data di nascita è cal­colata secondo un documento del 1583, pub­blicato dallo

storico Masetti Zannini, che, citando un pitto­re romano, ricordava che a Roma “… da Piaz­za Colonna all’Arco del Portogallo” abitavano “.. Mastro Niccolaio Circignani pittore, Mon­na Teodora Catalucci et i figli Mario di anni 12, Antonio di anni 9, Giacoma 4 standovi fino al­l’anno 1586.”

Il suo apprendistato fu sicuramente accanto al padre Nicolò; uno dei suoi primi lavori docu­mentati infatti lo vide seguace del padre a soli 15 anni, quando Nicolò ebbe la committenza di dipingere affreschi nella chiesa di Valviscicolo, presso Sermoneta (Prov. di Roma), per i religiosi della Badia nella cappella di San Lo­renzo.

La firma degli artisti, celata per molti anni sot­to la nicchia murata della cappella, riportava infatti questa iscrizione:

‘‘Francesco Fazuoli, Antonio Circignani e Ca­millo Campani         Volterà … Saritrovorno

quando si fece la cappella di San Lorenzo e più quando si dipinse il coro essendo disce­poli di Mastro Niccolaio Circignani, il quale fece tal lavoro, l’anno 1589. tutti secchi dallo stento….”

L’apprendistato con suo genitore fa supporre che egli possa essere venuto nella terra di Ripomarance a dipingere alcune opere commis­sionate al padre a Volterra e Pomarance, tra il 1590 ed il 1593, dato che non vi sono docu­menti che certificano la sua permanenza. Il 1 febbraio 1595 Antonio Cercignani si spo­sò con Donna Amelia Fetti nella chiesa di San Gervaso a Città della Pieve. Nel 1596 nacque la sua prima figlia Lucrezia, successivamente l’altra figlia Margherita. Alla morte del padre Niccolò, Antonio fu dichiarato erede universale di tutti i suoi beni.

«Madonna in gloria» studio di A. Cercignani – Milano: collezione privata Fam. Frediani.

Una delle sue prime opere, documentata dal­le fonti, fu la decorazione ad affresco della cap­pella di Nostra Donna in Santa Maria della Consolazione. Un ciclo decorativo ancora ma­nieristico dove è evidente l’influsso del padre databile attorno ai primi anni del 600.

Un’altra opera di Antonio è quella dell’affresco della volta nel Palazzo Antici Mattei risalente ai primi anni del XVII secolo. In una descrizio­ne dell’affresco sul soffitto è riportato che: “..La volta della prima anticamera dell’appartamento verso Santa Caterina fatte le figure grandi da Antonio Pomaranci e li rabeschi da Prospero Orsi, costò scudi doicento ottanta, non com­presi li stucchi, oro, e li colori, che l’oro costò scudi novantasei, rappresenta il trionfo di Giu­seppe…”

Un’altra sua opera è la serie di affreschi rap­presentanti la vita di Maria eseguiti nel primo decennio del 600, nel presbiterio della cappella di San Aniceto di Palazzo Altemps di Roma. Eseguiti su suoi cartoni sono i due mosaici sul­la facciata del Duomo di Orvieto eseguiti at­torno al 1612: Lo sposalizio di Maria e La Pre­sentazione di Maria.

Del 1614 sono anche alcuni affreschi molto de­teriorati nei portici di Santa Maria Nuova a Fi­renze di cui lo studioso Pollak ha rinvenuto do­cumentazioni storiche. Attorno al 1620 eseguì anche una tela d’altare raffigurante S. Alber­to per la cappella omonima in Santa Maria in Traspontina. In un manoscritto del XVII seco­lo Giulio Mancini scrive di Antonio Cercignani che adesso in Roma è in buona reputazio­ne, havendo fatto la Cappella nella Trasponti­na di buon colorito, e nella Vigna di Gesuiti so­pra Termine…”

Frequenti furono i contatti con l’altro grande Pomarancio (Cristofano Roncalli) da cui dopo la morte del padre ebbe grande insegnamen­to e frequenti rapporti professionali. Alla mor­te infatti di Cristofano Roncalli, egli risulta rac­comandato al cardinale Rivarola in un docu­mento del 3 giugno 1626, perché gli venisse assicurata la continuazione di un’opera lascia­ta incompiuta dal “Cavaliere delle Pomaran­ce”. La redattrice della lettera (Lucrezia Malagotti Vaini) per maggiori chiarimenti allega­va un lungo elenco di lavori già eseguiti da An­tonio come ad esempio quelli della cappella del Palazzo Altemps.

Le opere di questo periodo, risentendo di in­flussi caravaggeschi, denotano particolarmen­te temi cromatici di carattere Roncalliano che evidenziano la sua vicinanza al vecchio pitto­re e che giustificano il suo intervento nella con­tinuazione di un’opera incompiuta.

Una delle sue ultime opere fu un quadro per la Basilica di San Pietro, eseguito tra il 1627 ed il 1629, raffigurante la Consegna delle chiavi che purtroppo è andato perduto.

In quegli anni (25 maggio 1629) risulta sposarsi in seconde nozze con Donna Cristina Garofalini. La sua data di morte è fatta risalire, se­condo il Baglioni, al 1630.

Altre sue opere pittoriche si possono ammira­re a Modena nella Pinacoteca Estense (Crocefissione datata 1620) e nella Chiesa di San Bartolomeo (Deposizione); a Pistoia in Santa Maria delle Grazie; a Reggio Emilia nel Duo­mo (Natività di Nostro Signore); a Rimini nel Tempio Malatestiano (San Carlo); in Umbria a Collescipoli (TR) nella Chiesa di Santa Maria (Madonna con Rosario), a Umbertide (TR) nella Chiesa di San Francesco (Madonna in Gloria tra i 4 Santi).

Altri suoi lavori eseguiti a Roma, benché do­cumentati da fonti storiche, sono andati per­duti, come una Madonna con San Giuseppe per il Cardinal Giustiniani o gli affreschi in San Andrea della Valle distrutti in un rifacimento del 1670 ad opera dell’Architetto Fontana.

NOTE

1) In questa biblioteca, frequentata da studio­si e docenti universitari, sono consultabili an­che le nostre riviste della “Comunità di Poma­rance” che hanno avuto un buon apprezza­mento per il livello qualitativo. L’interesse par­ticolare per la Rivista quadrimestrale ci è sta­to dimostrato qualche tempo fa anche dal Di­rettore della “Bergische Universitat” di Wup­pertal (Germania Occ.) che. avendo consulta­to la nostra “Comunità di Pomarance” nella Biblioteca dell’istituto germanico di Firenze, ha fatto richiesta di tutta la serie completa della rivista per inserirla nella loro Biblioteca di Wup­pertal. Ricordiamo inoltre che le suddette rivi­ste sono consultabili anche nella Biblioteca Guarnacci di Volterra, all’Archivio di Stato di Pisa, all’Archivio di Stato di Firenze e nella Bi­blioteca Comunale di Cecina.

Jader Spinelli

Articolo tratto da “La Comunità di Pomarance”.

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