TOMBE ETRUSCHE A POMARANCE

Le antiche origini di Pomarance e del suo territorio sono testimoniate da vari re­perti che sono esposti nei più famosi mu­sei toscani. Uno tra questi è sicuramen­te la Stele Etrusca di Larthi Hatarnies col­locata fin dal 1889 nel museo archelogi­co di Firenze.

Reperti di epoca etrusca che negli ultimi tempi sono oggetto di studi e ricerche per la conoscenza del territorio.

Testimonianze del passato che spesso vengono ignorate o sottovalutate dagli en­ti preposti alla loro valorizzazione che non sanno valutare il riscontro, dal punto di vista turistico, che se ne potrebbe deter­minare.

Ne è un esempio la tomba etrusca di via Mascagni a Pomarance che è poco co­nosciuta anche dagli stessi abitanti del luogo e che potrebbe essere un’altra at­trattiva in più per quei turisti stranieri che passano le loro vacanze nei Residence della zona.

Essa è una delle più evidenti, e meglio conservate, testimonianze archeologiche che esistano nel centro storico del paese. Ubicata nei pressi della Chiesa Parroc­chiale di Pomarance è sicuramente uno dei più interessanti “Ipogei” di epoca etru­sca risalente al V-IV secolo a.c. che de­notano le origini antichissime di Pomaran­ce la cui etimologia sarebbe avvallata da esimi studiosi di etruscologia.Testimo­nianza storica che si aggiunge a vari ri­trovamenti (casuali) rinvenuti dai primi dell’ottocento alla metà degli anni ’70 e pubblicati in varie rassegne di archeolo­gia.

La tomba, situata all’interno del garage della Canonica Parrocchiale, è accessi­bile attraverso un’apertura realizzata ne­gli anni ’30 che consentì casualmente di scoprire questa “Tomba a camera” inte­ramente scolpita nel tufo. La notizia della scoperta fu pubblicata dal Giornale Nuovo di Firenze il 19 Ottobre 1934 destando particolare interesse da parte della Sovrintendenza Archeologica di Firenze che ne ignorava l’esistenza. Il sito di questa Tomba fa presumere che nelle immediate vicinanze esistesse una piccola Necropoli; fonti orali tramandate dalla Famiglia Biondi, in particolare dal “Sor Pietro Biondi”, ricordano la scoper­ta, e il rinvenimento di alcuni oggetti du­rante la costruzione del Palazzo Biondi Bartolini in Piazza De Larderei che è con­finante con la canonica parrocchiale di Pomarance

La larghezza delle porte delle celle è di cm. 85. Lo spazio interno di ogni cella tra i “Klinai” è di circa m. 1,85 di lunghezza e m. 1,05 di larghezza.

Interno Tomba Etrusca di Via Mascagni.

La tomba è scavata nel tufo. Un corridoio in direzione est-ovest, largo m. 1,70, lun­go m. 4,23 e alto m. 1,85 divide le due celle del lato nord da quelle del lato sud. Il soffitto del corridoio è a displuvio e ri­produce l’architettura della casa con la travatura (Kolumen) a sezione rettango­lare.

Delle quattro celle della tomba soltanto tre sono visibili; infatti quella a sinistra en­trando, è murata essendovi realizzato, fin dai primi anni dell’ottocento, un pozzo ne­ro per l’abitazione del parroco.

Pianta della tomba sotto la canonica.

Il Dromos (Ingresso Principale) è indivi­duato in direzione dell’orto della canoni­ca ed è stato tamponato in passato con muratura a sacco.

Ogni cella presenta al suo interno tre let­ti (Klinai) scolpiti in tufo, ognuno con il pro­prio cuscino, alti dal suolo circa 70 cm. e larghi circa 60 cm. Le dimensioni delle tre camere sono si mili, ed hanno un’altezza media di m. 1,80.

La camera a destra entrando è quella me­no conservata, infatti è stato demolito uno dei letti che presenta evidenti tracce di piccone e scalpello.

La tomba già profanata nell’antichità non ha restituito alcun reperto ma soltanto al­cuni frammenti ossei che attraverso la prova del carbonio, potrbbero consenti­re di datare più precisamente questo in­teressante ipogeo.

La tomba di via Mascagni, che è inserita anche nella Guida Turistica di Pomaran­ce (edita dalla Associazione pro Poma­rance) in un percorso del centro storico, potrebbe essere maggiormente conosciu­ta se all’esterno fosse indicata da cartelli turistici e nel suo interno fosse realizzato un impianto di illumunazione ottimale co­me è stato fatto per quella di Montecastelli (VI see. a.C), conosciuta volgarmente co­me la “BUCA DELLE FATE”; progetto realizzato dalla Sov. Archeologica di Fi­renze in collaborazione con il Comune di Castelnuovo V.C.

Particolare interesse merita anche l’altra tomba di Pomarance ubicata nella zona di San Piero in prossimità del Podere Santa Barbara vicinissima al Centro so­ciale per anziani.

Si presenta in notevole stato di abbando­no ricoperta da sterpaglie e utilizzata nel corso di questi anni come piccola disca­rica di rifiuti. Essa fu scavata negli anni ’68-70 da alcuni studenti fondatori del Gruppo Archeologico di Pomarance, che avevano individuato il sito su testimonian­ze orali dei vecchi contadini che abitava­no il podere.

Sezione Tomba Etrusca sotto la canonica

Lo scavo, nel ricordo personale di un ra­gazzo di 12 anni che assistette a questa “impresa”, riportò alla luce solo una par­te della tomba che risultava riempita nel passato con pietrame e terra. Fu indivi­duato un klinex e riportato in luce il por­tale di ingresso, il “Dromos” (orientato verso la strada di San Piero) che presen­tava tracce di scale scolpite anchesse nel tufo.

La localizzazione di questa tomba era te­stimoniata da alcuni avvallamenti e da fo­tografie aeree concesse ai giovani appas­sionati che, pur avendo richiesto il per­messo al proprietario Ricci, poco tempo dopo rischiarono la denuncia per violazio­ne di proprietà privata.Lo scopo era an­che allora quello di fare un piccolo mu­seo che conservasse quei pochi, ma pre­gevoli reperti recuperati casualmente.

Ingresso della tomba.

Alcune ricerche personali, intervistando persone che abitarono il Podere di San­ta Barbara, come gli Antoni o i Bartoli, hanno contribuito a far luce su questa tomba e a fornire alcune piccole notizie su come questo sito fu scoperto ancora prima del 1967. Il racconto dettagliato di un anziano com­ponente della famiglia Bartoli, “Bartolo di Colondri”(classe 1909), ha ricordato un episodio che portò infatti negli anni ’20 al­l’individuazione del sito:

“… I nostri vecchi ci raccontavano, sem­pre durante le veglie sotto il focarile, che nella zona ci doveva essere una gallina dalle uova d’oro o un piccolo tesoro na­scosto chissà dove.

Questa affascinante prospettiva mi par­ve fosse capitata quando con mio fratel­lo un giorno decidemmo, credo attorno al 1924, di sradicare un ciocco di pino so­pra la strada di San Piero, proprio dietro alla capanna di Santa Barbara, che era stato tagliato da tempo.

Mentre iniziammo a tagliare le radici di questo tronco d’albero ci fu improvvisa­mente vicino ai nostri piedi uno sprofon­damento del terreno; lo stupore fu gran­de, ci guardammo e pensammo: Abbia­mo trovato il tesoro!!

Cominciammo a scavare e vedevamo una volta scavata nel tufo, per buona metà ri­coperta di terra.

Durante lo scavo non furono trovati og­getti o frammenti di ceramica. Fu rinve­nuto solamente, visto che noi assisteva­mo a questa impresa a fianco degli “esperti”, un oggetto di vetro finissimo, che dicevano essere un lacrimatoio e al­cune monete, non di epoca etrusca, co­me raccontava il Sor Pietro Biondi, ma del periodo dei Barbarossa”.

Dopo qualche tempo la buca fu ricoperta e spianato tutto il terreno. Nonostante non avessimo trovato niente nel luogo, le au­torità sospettavano che avessimo trafu­gato qualche oggetto, ma noi non trovam­mo assolutamente niente”.

Ubicazione della tomba di S. Barbara

Sono passati ormai tanti anni dal primo ri­trovamento, e non mi risulta che fosse stato fatto alcun rilievo della tomba o pubblica­zione alcuna. Chissà se di quel periodo esi­steranno delle foto che documentano per lo meno il ritrovamento; ma la cosa che più mi incuriosisce è sapere dove sono andati a finire quegli oggetti descritti dal Bartoli. Un quesito che potrebbe risolversi tra le carte di un grande cultore di storia antica di Pomarance, il Dott. P.G. Biondi che ha scritto molte cose sulla nostra zona, e che ha salvato, pur senza critiche, molte delle testimonianze architettoniche mediovali presenti sul nostro territorio. La tomba, oggi nel terreno di proprietà co­munale potrebbe in qualche modo esse­re salvaguardata dal degrado soltanto con un po’ di impegno e buona volontà in modo da essere anchessa uno stru­mento didattico per le scuole e non di me­no una curiosità in più per quei turisti stra­nieri che visiteranno la nostre località.

Jader Spinelli

Articolo tratto da “La Comunità di Pomarance”.

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