ANTONIO SANTUCCI

MATEMATICO E COSMOGRAFICO DEL GRANDUCA DI TOSCANA FERDINANDO DE’ MEDICI

Antonio Santucci, autore della SFERA ARMILLARE che si trova nell’istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze, del TRATTATO NUOVO DELLE COME­TE e valente artista pomarancino della se­conda metà del Cinquecento, nasce nel castello di Pomarance presumibilmente tra il 1540 ed il 1550. Dico presumibilmen­te in quanto non sono ancora stati ritro­vati documenti che ne comprovino la ef­fettiva data di nascita. L’unica cosa sicu­ra e documentata è che la famiglia San­tucci risiedeva a Pomarance ormai da moltissimi anni ed era sempre stata una delle famiglie più in vista della Comunità come risulta da alcune delibere ritrovate nello Archivio Storico Comunale.

Nella prima, datata 1 novembre 1621, si legge:

“Adi 1 novembre 1621, congregati alla residenza solita del Gonfaloniere e Prio­ri Rappresentanti tutta la Comunità di Ripomaranci in sufficiente numero Delibe­rano di dare fede come Benedetto San­tucci et ms. Paolo Piero Santucci sono tutti di Ripa Maranci originari et di fami­glia originaria antica di questa terra, che hanno goduto e godono tutti i privilegi im­munità della Comunità.”

Nella seconda Delibera, datata 11 settem­bre 1751, si ha il seguente attestato:

“Di poi i Sigg. Adunati ordinarono a me cancelliere, con tutto legittimo Partito di voti favorevoli quattro e nessuno contra­rio, far questo attestato della famiglia del fu Michel Angiolo del fu Domenico San­tucci originario di questa terra di Poma­rance e qui stata da più centinaia d’anni descritta tra le principali Famiglie e che non trovasi memoria d’alcuna persona della stessa Famiglia che abbia giammai esercitata nessuna arte umile o mecca­nica ma essersi sempre mantenuta delle proprie entrate con decoro ed onorevolezza. ”

Il Santucci, dotato di intelligenza innata, talento ed ambizione, ha probabilmente iniziato la sua carriera come apprendista in qualche bottega di artista nella Firen­ze del Cinquecento in cui gravitavano i migliori uomini di scienza, artisti ed arti­giani dell’epoca, ed è proprio grazie a questi suoi primi approcci con l’arte che egli deve avere acquisito una miriade di abilità che gli sono poi servite nel momen­to in cui ha aperto una propria bottega. Le prime notizie certe, ricavate dalle sue opere e dall’opuscolo che Ferdinando Meucci scrisse nel 1876 sulla Sfera Ar­millare, ci dicono che nel 1572 il Santuc­ci era già al servizio del Cardinale Ferdi­nando de Medici quando questi era a Ro­ma intento nei suoi studi. Nella dedicato­ria a Cosimo II de Medici del TRATTATO NUOVO DELLE COMETE infatti egli di­chiara che “…. mi dette occasione in Ro­ma ed in Firenze di poter osservare tutte le comete, e nuove stelle apparse al mio tempo del 1577 del 82 del 96 e del 607 et le due stelle del 72 del 604. ”

Dal 1577 al 1607 risulta spesso in viag­gio fra Roma e Firenze. Osserva come­te, si diletta a costruire strumenti e viag­gia sulle galere per conto del Principe Ferdinando a scopo scientifico.

Nel 1582 Santucci è a Roma, osserva la cometa di quell’anno dalla residenza del Cardinale (Palazzo Trinità dei Monti) e ter­mina la sua prima Sfera Armillare che si trova oggi nella Biblioteca dell’ESCORIAL a Madrid. Questa sfera, costruita per or­dine del Cardinale Ferdinando, fu invia­ta alla Corte

di Spagna nel 1583 tramite Giulio Bava­glini, ministro plenipotenziario in Spagna, unitamente ad un libro che avrebbe po­tuto costituire una descrizione anticipata della seconda Sfera Armillare che San­tucci costruì nel 1593 e che oggi si trova presso l’istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze.

Sempre in questo anno 1582 abbiamo la prima testimonianza della posizione di Matematico del Santucci. È stata infatti trovata, nell’inventario del “GUARDARO­BA” Romano del Cardinale Ferdinando, una voce che registra la costruzione di una Sfera Armillare costruita da “Maestro Antonio Santucci dalle Pomarancie Ma­tematico di Sua Santità Illustrissima. ” Nel 1587, a causa della morte del Gran­duca Francesco de Medici, fratello del Cardinale, il Santucci torna a Firenze con Ferdinando il quale lascia la porpora car­dinalizia e diviene il nuovo Granduca.

La posizione del Santucci rimane oscu­ra. Egli infatti non compare nell’elenco di coloro che venivano stipendiati dal Gran­duca.

TRATTATO DELLE COMETE: Tavola manoscritta (Ed. 1611)

Dopo breve tempo gli viene commissio­nata la costruzione della seconda Sfera Armillare che dovrà essere più grande ed elaborata della precedente. Questo lavoro lo tiene occupato per 62 mesi, dal 4 mar­zo 1588 al 6 maggio 1593.

Dalle varie testimonianze dei pagamenti per i materiali e per i servizi si può dedur­re che il Santucci non fu soltanto il dise­gnatore e progettista della sfera, ma an­che il costruttore ed il decoratore. Infatti tra le varie cose vi erano riferimenti alla sua bottega, agli strumenti ed anche ai suoi aiutanti. Tutto questo avalla la tesi secondo la quale il Santucci iniziasse la propria opera come artista-artigiano e che solo in seguito si sia dedicato a studi di astronomia, matematica e tutto ciò che potesse contribuire a migliorare le sue co­noscenze e le sue capacità.

La costruzione della grande Sfera Armii­lare però non fu l’unico impegno in que­sti cinque anni. Nel 1590 infatti pubblica una tavola “Dichiarazione della ruota per­petua, nuovamente ad utilità comune po­sta in luce, nella quale perpetuamente si trova l’ora del levar del sole, del mezzo­giorno, il far della luna, etc. ” e, come egli stesso dichiara nel suo “TRATTATO NUOVO DELLE COMETE”, costruisce un grande quadrante con un diametro di 4 braccia e mezzo, equivalente a circa 3 metri, di cui era molto orgoglioso. Per no­stra sfortuna però il Santucci non ci dà nessuna indicazione del perché e per or­dine di chi l’abbia costruito.

In questo periodo continua la trasforma­zione del Santucci da artista-artigiano a matematico e la testimonianza ce la for­nisce Jacopo Mazzoni in una sua lettera al Granduca Ferdinando del 1593. In que­sta lettera il Mazzoni dichiara che il Santucci aveva intrapreso “molti lavori in ma­tematica’’, che era “un valent’huomo” in quella professione e degno di essere so­stenuto.

Dorso del Astrolabio.
TRATTATO DI DIVERSI /STRUMENTI (1593)

Nel 1593 scrive il “Trattato di diversi /stru­menti Matematici che si conservano al presente nella Guardaroba del Gran Du­ca di Toschana Presi in disegno in que­sto libbro con le loro operationi come in misurare le lunghezze largezze altezze overo profondità cosi delle cose Terrene come Celesti; Similmente in levar le pian­te delle Provincie

o di qual si voglia cosa con ogni partico­larità che giustamente stien ne luoghi loro. ”

È questo un bellissimo Codice manoscrit­to che potrebbe essere definito un inven­tario principe ragionato dei più rilevanti documenti della seconda metà del Cin­quecento. In esso si possono osservare figure di strumenti matematici e luoghi di cui si possono rilevare le altezze con gli strumenti. La maggior parte degli appa­recchi presentati nel Codice si ritrova oggi negli originali posseduti dall’istituto e Mu­seo di Storia della Scienza di Firenze.

Da questo Trattato possiamo trarre la te­stimonianza evidente che egli aveva in­trapreso alcune attività di insegnamento. In una delle prime pagine del Trattato il Santucci ci preannuncia di stare prepa­rando un “copioso compendio” sulla Sfe­ra Armillare: “…. e per uso di simili cose la felice Memoria del Gran Duca Cosimo fece fabrichare questi bellissimi /strumen­ti per il diletto che ne avea di si, nobile et piacevole scientia, ad imitatione del quale il Serenissimo Don Ferdinando HI Gran Duca di Toscana, oltre a far questo trattato per dichiaratione delle operatio­ni de sopradetti strumenti vena aggiunti degli altri venuti di Roma come alchuni bellissimi quadranti e Bussole et oltre a questo ha anche fatto fabricare al presen­te una sfera di meravigliosa grandezza e la più copiosa che si vedessi già mai del­la quale se il Signore i Dio celo concede­rà se ne vedera presto un copioso com­pendio dove si dichiarano li sua termini con tutte le operationi astronomiche et geografiche che in quella si contengono. ” Nel 1595 vennero affidati al Santucci let­torati di Matematica all’Accademia del Di­segno ed il restauro del grande Mappa­mondo costruito da Egnazio Danti e che attualmente si trova nella Sala delle Car­te di Palazzo Vecchio. Questo Mappa­mondo terrestre costruito dal Danti, co­smografo di corte di Cosimo de Medici, era ridotto in cattive condizioni ed il San­tucci stesso in una sua relazione, che si trova presso l’Archivio Mediceo, ci fa sa­pere quali fossero i lavori di cui necessi­tava: “Fa di mestieri colorir di nuovo tut­ta l’acqua e ralluminare molte cose che sono state accecate ne’ continenti della terra, similmente fa di bisogno linear di nuovo tutti i circoli paralleli e meridiani a ciò’ si riduca in bella e graziosa vista. Inol­tre a circoli tropici et agli artici gli manca­no la loro graduazione che oltre al l’orna­mento che fanno è necessario farle per distinguere le proporzioni che i paralleli hanno con l’equatore, i continenti della terra che sono dintorno a poli di detto glo­bo vi furono solamente accennati a gui­sa di un fummo, ridurli alla loro perfezio­ne che corispondino alle altre parti et ol­tre a ciò vi mancano più isole insieme con quella del Giappone essendo che nel tempo che il Rev. Padre frate Eg natio Danti fece il detto globo per ordine della felice memoria del G.D. Cosimo non ce n ’era quella notizia che ce n ’è oggi. Ho­ra trovandosi il detto globo nel termine so­pradetto che costò più migliaia di scudi”.

Scala Altimetria.
TRATTATO DI DIVERSI /STRUMENTI
MATEMATICI (1593)

La sua posizione non è ancora stabile e nel 1596 scrive una lettera al Granduca in cui dichiara che gli sarebbe piaciuto es­sere impiegato nelle Gallerie Fiorentine nella costruzione e restauro di strumen­ti, costruzione di carte geografiche e al­tri lavori a lui congeniali che sino ad allo­ra aveva fatto

su commissione ed avere quindi una po­sizione di stipendiato.

La richiesta del Santucci fu accolta e gli fu dato un incarico che lo metteva al ser­vizio particolare del Granduca con uno sti­pendio di 8 scudi al mese.

Nel 1599 fu nominato Lettore di Matema­tica all’università di Pisa, il perché non è ancora esattamente chiaro ma sembra che ciò fosse dovuto al fatto di essere di­venuto “un favorito della Granduchessa.” Un’altra opera del Santucci, posteriore al 1599, è un Codice autografo di 19 carte modernamente numerate con illustrazioni a penna molto simili a quelle presenti nel Codice degli Strumenti Matematici per la parte che si riferisce alla misurazione dei luoghi ed il cui titolo completo è: “In que­sta presente hopera, si dimostra quanto la Terra sia maggiore dell’Acqua e dell’e­lemento dell’Aria, e similmente quanto la Sfera del Fuoco sia maggiore della Ter­ra, et in oltre si da una Regola di trovare con maravigliosa facilità, quante miglia si vede lontano dalla proposta altezza tan­to in Mare come in Terra; similmente per sapere quanto può essere lontano qual si voglia Naviglio quando si scquapra in Mare dalla Altezza proposta: e che sia ne­cessario, tutti li viaggi che si fanno per Mare e per Terra si faccino per linea cir­colare, et non per piano; Composto da Antonio Santucci di Ripomaranci Cosmo­grafo del Serenissimo Gran Duca di Toschana, e lettor delle Scientie Matemati­che nello Studio di Pisa dedicato a Sua Altezza Serenissima. ”

Questo Codice, pur inquadrato nella for­mazione aristotelico tolemaica sempre sensibile nell’opera del nostro cosmogra­fo, sembra valer la pena di essere preso in esame per una valutazione compara­tiva sulle cognizioni cosmologico didatti­che del periodo. Nel 1606 consegna al Granduca Ferdi­nando delle Carte Geografiche alle quali aveva lavorato sin dal 1600. Sono queste dodici carte la prima delle quali rappre­senta il Mondo intero; la seconda l’Euro­pa; la terza l’Asia; la quarta l’Africa; la quinta il Mondo Nuovo ovvero come si di­ceva a quel tempo le Indie Occidentali; la sesta l’Inghilterra la Scozia e l’Irlanda; la settima la Francia; l’ottava la Grecia; la nona l’Italia; la decima il Granducato di Toscana; l’undicesima la Spagna; la dodicesima la Liguria e la Lunigiana. Sta­va anche lavorando ad una carta che do­veva raffigurare tutta l’Europa, parte dell’Africa e gran parte dell’Asia.

TEORICA DEL SOLE

ET DELLA LVNA PEE SA

Codice Autografo (1613)

PERE TVTTÌ GLI ASPETI CH

TANNO TRA LORO

Nel 1611 viene pubblicata la prima edi­zione del TRATTATO NUOVO SULLE COMETE corredato da 10 tavole origina­li manoscritte.

Un altro lavoro del nostro concittadino, composto tra il 1611 ed il 1612 come egli stesso dichiara nel testo, è il “Breve di­scorso sopra il Trattato del Sig.r Galileo Galilei, delle cose, che galleggiano sopra l’acqua, di quelle, che vi si sommergono et non vanno in fondo; composto da An­tonio Santucci da Ripamaranci Cosmo­grafo del Ser.mo Grand Duca di Tosca­na, et Lettore delle Scienze Matematiche nello Studio di Pisa; dedicato alla S.ma Madama Granduchessa di Toscana.’’ Questo opuscolo, il cui originale si trova nella Biblioteca Nazionale di Firenze, non ha valore scientifico in quanto il Santuc­ci esprime le sue teorie senza una consi­derazione

critica e comparativa dei testi matemati­ci che si potevano trovare facilmente al suo tempo. Esso ha soltanto un notevole rilievo in quanto dimostra le notevoli doti artistiche del Santucci. Infatti in esso vi è un bello stemma stilato a penna con l’Arme dei Medici inquartata con quella dei Lorena che rappresenta una indiscu­tibile opera d’arte.

Nel 1613 il Santucci produce un altro Co­dice, rimasto autografo e che si trova presso la Biblioteca Nazionale di Firen­ze, il cui titolo è : “Nuova Inventione di Tavole per sapere le Cognuntioni della Luna col Sole, e tutti, gli aspetti che fan­no fra di loro con tute le feste Mobili di qual si voglia anno proposto. Mediante quel numero che scruoprirà un tiro di tre dadi, o vero un numero immaginato da tre punti fino in diciotto, et altre cose com­posto per industria e per inventione di An­tonio Santucci, lettore delle Scientie Ma­
tematiche nello Studio di Pisa, e Cosmo­grafo del S.mo Gran Duca di Toscana de­dicato alla sua Serenissima Madre Mada­ma Cristina Gran Duchessa di Toscana, dallo inventore dell’hopera Antonio San­tucci suo umilissimo e devotissimo servi­tore. ”

All’inizio di questo Codice, nel recto del­la prima pagina, si trova una scritta a ma­tita in cui si legge: “XXII Ant. Santucci. Tavole delle congiunzioni della Luna e del Sole per le feste mobili. Autografo 1613. ” La data del 1613 viene altresì dichiarata nel testo “per la qual cosa diremo che la festa dell’Annuntiata viene di lunedi in questo Anno 1613’’.

Questo Codice ha un suo valore ed inte­resse se considerato nel contesto di que­gli anni in cui la riforma del Calendario portò alla necessità di calcoli astronomi­ci e di compilazioni di tavole di cui spe­cialmente la Chiesa aveva evidente gran­de necessità per la puntualizzazione delle feste religiose.

Fu questa l’ultima opera del Santucci che in questo stesso anno morì.

MODELLINO DELLO “/STRUMENTO PERPENDICOLARE DA LIVELLAR LE COSE…’’
1st. e Museo di Storia della Scienza Firenze.

Analizzando l’opera del Santucci, la Dott.ssa Maria Luisa Righini Bonelli del­l’istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze, ci dice che il nostro concitta­dino era un tecnico ed un artista la cui opera era sostenuta da una incisiva e for­te sensibilità. Questa sensibilità si può ri­levare non solo dalla Sfera Armillare, ma soprattutto dal Codice degli Strumenti Matematici posseduto dalla Biblioteca Marucelliana. Quest’ultimo costituisce in­fatti, specialmente per i cultori della stru­mentarla antica, un prezioso documento che permette di porre a confronto molti degli apparecchi esistenti presso l’istitu­to e Museo di Storia della Scienza, con i progetti eseguiti per i medesimi, e chia­risce l’uso al quale furono destinati in quel mondo di vivo interesse per le collezioni scientifiche creatosi nel Cinquecento in Toscana con Cosimo, Francesco e Fer­dinando I de Medici.

Articolo tratto da “La Comunità di Pomarance”.

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