UN LUOGO CARO Al POMARANCINI
In via dei Fossi a nord est di Pomarance, dietro la chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista, vi è un’area di proprietà comunale, adibita attualmente a parcheggio, che è conosciuta dai pomarancini con il semplice nome di “GIOCO” . Questo appellativo in verità non è del tutto esatto: il suo vero nome, risultante da alcune piantine catastali del periodo leopoldino (1830), era “GIUOCO del PALLONE” indicante che il “calcio” ha un’antichissima tradizione in Pomarance.
Probabilmente giocato dai pomarancini fin dal 1500, è certo che venne praticato sin dalla prima metà del ’700 all’interno del castello di Pomarance prima di essere trasferito dietro la chiesa parrocchiale (1780) per le continue lamentele degli abitanti della contrada di Petriccio (attuale Piazza de Larderei) a causa dei danni arrecati alle loro abitazioni da tale gioco. Molto simile al “Calcio fiorentino” , disputato su di un terreno rettangolare tra squadre che si contendevano la palla usando mani e piedi, assumeva talvolta particolari aspetti di violenza che determinarono la volontà delle Magistrature del Comune di rimuoversi dalla contrada di Petriccio il giuoco del pallone e della palla..’” come da una lettera del Confaloniere Franco Incontri (20 sett. 1779) in cui si invitava il Magistrato a “…destinare altro luogo, dove poter esercitarsi in tale giuoco senza disturbo degli abitanti circonvicini” (1).
In questo periodo vennero proposti all’attenzione delle magistrature tre luoghi: “…in primo luogo il posto dietro i fossi, (attuale via dei Fossi) ove levandosi a spese comunitative li scarichi che vi sono, e togliendosi le piante dei gelsi che siano di impedimento, può ridursi luogo atto e capace per il giuoco………. in secondo luo
go il campo del Treppiede di proprietà del Sig. Can. e Andrea Falchi in terzo luo
go la Cella di proprietà della Chiesa Arcipretale ” .
Nello stesso periodo venne indicato anche un altro posto detto “Campo al Zolfo” di proprietà della Compagnia di S. Gio distante da Pomarance circa un tiro di schioppo. (2)
La scelta ricadde sul luogo dietro i fossi che era anche stato destinato da S. A.R. per la realizzazione del nuovo cimitero in seguito costruito presso la cappella di S. Rocco nel 1789 (attuale Parco della Rimembranza). Questa area fu ben accetta dai giocatori stessi come rilevasi da una deliberazione del 1779 in cui: “sentito che i giocatori desideravano il posto dietro i fossi fu proposto, di quello destinarsi, per non aver altro luogo in proposito…” (3).
L’inizio dei lavori avvenne attorno al 1780 dopo la redazione di un chirografo da valere come contratto tra il Sig. Franco di Pietro Guglielmo Biondi ed il Comune per la cessione di alcuni mori (gelsi) da abbattere per fare lo “spiano” del campo da gioco in cui il Biondi si obbligò con l’indennizzo di lire 154 a: “…non molestare ulteriormente…detta comunità…” per qualunque ulteriore spesa che poteva verificarsi in futuro (4).
Fu costruita così anche la scala presso il vicolo del Muraccio per agevolare il passaggio dei giocatori dal Castello a questo luogo.
All’inizio questo sito fu ritenuto, dagli uomini di
comune, adatto e abbastanza tranquillo per lo svolgimento di questo gioco, ma
ben presto anche qui insorsero degli inconvenienti. Infatti nel settembre del
1780 vennero stanziate dal Comune: “…lire trenta ai giocatori del pallone
per riparare la vetrata del Coro della Chiesa
Arcipretale soggeta a rompersi stante il giuoco di detto pallone costruito
dietro il medesimo….” (5).
Anche attorno al 1801 questi inconvenienti non cessarono; in questo periodo risultarono altre lagnanze rivolte alle magistrature del comune da parte di cittadini che avevano le loro abitazioni nei pressi del “Gioco del Pallone” come ad esempio i figli del Sig. Giovanni Buroni che “…si trovavano minacciati dai giocatori che non vedendosi rendere i palloni dalla loro madre, spesso iniziavano la scalata del muro…. ingiuriando la detta madre con parole offensive….e facendogli dei danni nei beni stabili come forzare la porta della casa con percosse e legni ” (6).
Dai primi del ’900 fino al dopoguerra l’area del “Gioco” fu pure utilizzata dai giovani pomarancini come luogo di ritrovo per i loro giochi e divertimenti. Secondo il racconto dei più anziani era lì che si giocava al tamburello, alle bocce, alle biglie di terracotta ed anche alla “trottola” di cui si ricordano ancora abili giocatori che scalzi ed in pantaloni corti davano prova di abilità nel far girare più velocemente le trottole generalmente costruite dai locali falegnami Bonucci (detti Falugi) e Pini, i quali le tornivano con grande maestria.
Il “Gioco” fu riutilizzato per il calcio nel 1927 quando il figlio dell’avvocato Coutret (detto il Signorino) acquistò a sue spese delle magliette color amaranto e costituì la prima squadra di Pomarance formata da giovani pomarancini come Mario Pini e Vittorio Baldini detto l’Abbaia.
Qui si disputarono partite amichevoli e non fino al 1935 anno in cui il “Gioco” lasciò il suo posto di campo ufficiale al sottostante “Piazone delle Fiere” ; ed è lì che la squadra del Pomarance ha giocato fino agli ultimi anni del 1960 per passare poi in una delle più belle strutture sportive della Val di Cecina: lo Stadio Comunale.
Spinelli Jader
NOTE BIBLIOGRAFICHE
- Archivio Storico Comunale Pomarance, F. 210, c. 158 r. e v.
- A. S. C. P„ F. 126, c. 12 r.
- Ibidem, c. 23 r.
- A. S. C. P„ F. 35
- Comunità di Pomarance anno IV n° 1, 1971, Rievocazioni Storiche E. Mazzinghi. A. S. C. P„ F. 715, c. 1227 r.
Articolo tratto da “La Comunità di Pomarance”.