NEL COMUNE DI POMARANCE (PI) a cura di J. Spinelli (II parte)
L’attività estrattiva dello zolfo in località Fontebagni e Valli è documentata ancora fino agli anni 1840 in cui risultano interessanti cause civili presso la podesteria di Pomarance nelle quali vengono coinvolti gli stessi proprietari, Fedeli e Bardini, con mercanti ed appaltatori. È infatti attorno al 1833 una delle numerose cause, che si protraranno per anni, tra certo Cosimo Azzati, mercante livornese, ed i Fedeli che, per motivi non chiari, stralciava il contratto di affitto delle cave stipulato l’otto Marzo 1833:
“Per il presente compromesso apparisca e sia noto qualmente il Sig. Cavalier Giuseppe Bardini e Bartolomeo Fedeli e suoi nepoti, danno in affitto le loro cave poste nei poderi di proprietà dei sopradescritti Signori denominate Podere Valli e Fontebagni posti nel Comune di Pomarance e precisamente per il podere delle Valli nel luogo detto la Masa… al Sig. Cosimo Azzati mercante, abitante a Livorno con gli appresso patti e cioè: Il Sig. affittuario dovrà pagare in natura per canone di affitto al Cavaliere Bardini il dieci per cento sopra lo zolfo fabbricato e dal Fedeli per i primi cinque anni il 7°/o e per gli altri cinque il 1O°/o e questi dovrà essere fatto non in pietra ma in zolfo… Non potrà detto affittuario trasportare lo zolfo prima che il Sig. Cav. Bardini e Fedeli non abbiano assistito alla spedizione e che ne abbiano essi prelevato la loro quota e perciò dovrà l’affittuario prima della spedizione avvisare i proprietari della cava onde assistere fino alla medesima , e gli venga consegnato ciò che gli spetta:

“Per il presente compromesso apparisca e sia noto qualmente il Sig. Cavalier Giuseppe Bardini e Bartolomeo Fedeli e suoi nepoti, danno in affitto le loro cave poste nei poderi di proprietà dei sopradescritti Signori denominate Podere Valli e Fontebagni posti nel Comune di Pomarance e precisamente per il podere delle Valli nel luogo detto la Masa… al Sig. Cosimo Azzati mercante, abitante a Livorno con gli appresso patti e cioè: Il Sig. affittuario dovrà pagare in natura per canone di affitto al Cavaliere Bardini il dieci per cento sopra lo zolfo fabbricato e dal Fedeli per i primi cinque anni il 7°/o e per gli altri cinque il 1O°/o e questi dovrà essere fatto non in pietra ma in zolfo…
Non potrà detto affittuario trasportare lo zolfo prima che il Sig. Cav. Bardini e Fedeli non abbiano assistito alla spedizione e che ne abbiano essi prelevato la loro quota e perciò dovrà l’affittuario prima della spedizione avvisare i proprietari della cava onde assistere fino alla medesima , e gli venga consegnato ciò che gli spetta
Che tutti i danni siano resarciti qualunque la deputazione dello zolfo cagionasse dei danni alle semente olivi, viti e questi, siccome la maggior parte sarebbero apportati al luogo delle Val li, podere oggi lavorato da Lorenzo Gazzarri, e di proprietà del Cav. Bardini;in tal caso l’affittuario dovrà pagare scudi sessanta annui al Cavalier Bardini, rimanendo il prodotto di detto luogo in vantaggio all’affittuario;… …qualora la fabbrica si farà o sia murata o in altro modo nei beni d’ambedue i Sig.ri proprietari delle cave, al termine del contratto , per qualunque titolo esso termini dovranno queste fabbriche non essere demolite, ed intatte, e rimanere nel suolo in cui sono state costruite e perciò appartenere in possesso al proprietario… cui appartengono. Se il Sig. affittuario non aprirà la cava a tutto settembre di quest’anno s’intende decaduto l’affitto…
La cava non potrà essere aperta con un numero minore di venti persone, e queste permanentemente vi dovranno rimanere al lavoro.
Se il sig. affittuario terrà sei mesi la cava chiusa, intendendosi per chiusa il tenersi un numero di lavoranti minori di venti persone ipso fatto, decaduto dall’affitto ancora che i prorietari della cava ne abbiano fatto formale disdetta.
Se nel corso dei tre mesi dall’estate, cioè da luglio ad agosto rimarrà la cava chiusa per motivo che i lavoranti ritornar volessero, secondo l’uso ordinario, alle loro case, questi mesi non verranno considerati nei sopradetti.
La dispensa sarà tenuta in società fra il Sig. Bardini e Famiglia Fedeli ed i prezzi saranno regolati secondo i prezzi correnti…
Ogni mese il sig. affittuario dovrà pagare l’importare dei generi levati dalla dispensa dai suoi lavoranti ed esso ne rimarrà sempre mallevadore…
Se starà il sig. affittuario più di un mese a pagare l’importare dei generi lavorati dai suoi lavoranti alla dispensa, questa verrà ipso fatta chiusa e tutti i generi che saranno sopra la cava rimarranno in garanzia dell’importare dei generi levati dalla dispensa….
per maggior chiarezza del precedente articolo si intendono per i generi che sono sopra le cave quelli che appartengono in proprietà all’affittuario compresi Zolfi, legna ed ogni altro che sia di sua proprietà…
Francesco Funaioli
Raffaello Tamburini
Marco Bicocchi
Cosimo Azzati
Da una causa intentata fra l’Azzati ed il Fedeli presso il tribunale di Pomarance a circa 18 giorni dalla stipula del contratto abbiamo notizia delle revoca del contratto di escavazione:
A di 20 Aprile 1833
Davanti V. S. III. ma Elettivamente Sig. Podestà Regio di Pomarance comparisce,Il Sig. Cosimo Azzati mercante e possidente di Livorno domiciliato in Livorno ed elettivamente presso il sottoscritto (Avv. Pietro Biondi) che nomina suo procuratore.
Rappresenta nuovamente ed in faccia di bisogno e non di altrimenti al Tribunale di V. S. Eccellentissima che per contratto posto in essere fra la Casa e la Famiglia, diretta e amministrata da Bartolomeo Fedeli, nel di 8 Marzo 1833 venne ad essere celermente esiliato dalle Cave di Zolfo esistenti nell’ambito intero del podere di Fontebagni…”
Quali furono le cause che determinarono la rottura del contratto di locazione non ci è dato a sapere, anche se appare in seguito nella presente causa il Sig. Michele Bicocchi, figlio di Marco e fratello di Giuseppe,ricco possidente che era entrato da poco nella società De Larderei per
- sfruttamento dei lagoni boraciferi di Montecerboli.
Nell’istruttoria si apprende che venne inibito dal tribunale di Pomarance qualsiasi tipo di escavazione nelle cave di Caldana e della Masa e la prosecuzione delle stessa punibile addirittura con l’arresto. In un successivo documento dal tribunale appare in causa direttamente anche Michele Bicocchi che fece causa allo stesso mercante livornese:
Davanti alTIII.mo Podestà compare il Sig. Michele Bicocchi possidente domiciliato in Pomarance rappresentato da me Not. Stefano Biondi che elegge come suo procuratore contro
- Sig. Cosimo Azzati mercante… domiciliato a Livorno e rappresentato dall’Avv. Pietro Biondi.
Ed in sequela di due scritture rilasciate negli atti di questo tribunale e notificata la prima fatta il 18 aprile 1833 in persona di Giovanni Morelli, e la seconda sotto di 20 aprile del medesimo anno in persona del Sig. Francesco Serini, con le quali in sostanza dopo non vera ed approvata esposizione di fatto, si viene a concludere dal ridetto Sig. Azzati,che venga inibito ai signori Serini e Morelli (agenti dell’Azzati) l’intrapresa prosecuzione delle escavazioni solfuree di CALDANA spettanti di proprietà dei Fedeli.
Attestato che il Sig. Francesco Serini, quanto Giovanni Morelli non rivestano che la pura e semplice qualità di agenti ed incaricati del comparente, non essendo che il comparente stesso interessato nella escavazione di cui si tratta in virtù di vendita e cessione di diritti fattagli dai proprietari del luogo ove intraprese l’escavazione e precisamente in luogo detto Caldana viene ingiunta l’inibitoria di escavazione.

Dai documenti di archivio si apprende che il diritto di escavazione fu concesso dai Fedeli in data 13 Aprile 1833 e non sappiamo quali siano state le cause delle recessione del rogito notarile avvenute 5 giorni più tardi, dato che altri documenti confermano la concessione per l’estrazione dello zolfo a Michele Bicocchi proprietario della Villa di S.Ippolito :
“A Di 13 Aprile 1833
Nel nome di Dio Santissimo avanti avanti a me sottoscritto Dott. Giuseppe Antonio Biondi Bartolini del fu Dott. Giovanni Battista Biondi, Notaio regio residente in Pomarance di studio di casa di mia proprietà, posta in luogo detto Contrada di Petriccio,si sono presentati i Sig. Bartolomeo del fu Giuseppe Fedeli Andrea e Giovanni fra loro fratelli tutti lavoranti e possidenti, domiciliati al podere Fontebagni,popolo di Pomarance;
Il Sig. Michele del Sig. Marco Bicocchi possidente e commerciante dimorante e domiciliato nella terra di Pomarance dall’altra parte.
I suddetti Bartolomeo, Andrea e Giovanni Fedeli in virtù del presente istrumento e liberamente per loro, loro eredi e successori ed aventi diritto a causa hanno dato e ceduto siccome danno e cedono e vendono per IO anni continuativi da cominciare dal dì del presente istrumento al Sig. Marco Bicocchi possidente… il diritto di escavare e farsi suo ogni quantitativo di Zolfo che potrà nel corso dei suddetti 10 anni escavare ed estrarre dagli appezzamenti di terra conosciuti con il generai vocabolo di Caldana, divisi dagli altri detti della Masa, dal crine del POGGIO ad ACQUA pendono verso il possesso Funaioli, il botro di Caldana ed il fiume Trossa e sino a tutti i confini posti nella comunità di Pomarance di proprietà Fedeli… con gli appresso patti accettati dal ridetto Sig. Bicocchi:
- Che il comparente e conducente Sig. Bicocchi dovrà assumere la difesa dei cessionari Sig. ri Fedeli per qualunque molestia, spesa e danni che potesse divenirli per parte dei Sig. ri Giuseppe Bagnolesi, Antonio Trafeli e Giovanni Baldi e loro eredi circa degli impegni e patti con i medesimi sulla cava in antico aperta in Caldana e sebbene tali impegni li abbiano e tengano per ultimati, non vogliono soffrire spese a danno e lite con gli anzidetti Bagnolesi e Trafeli e Baldi e avvenendo tale contratto intendono che il Sig. Bicocchi sia a suo rischio e pericolo.
- Che il canone prezzo di detta cessione e vendita sia per 10 anni di diritto di escavazione e fissato a libbre 10 di zolfo depurato; per ogni libbre cento di zolfo che verrà estratto dai suddetti terreni di Caldana da rilasciarsi dal suddetto Sig. Michele Bicocchi a favore dei mentovati cedenti proprietari fedeli e loro eredi e successori volta per volta che ne sarà una quantità da spedirsi, ne potrà farsi spedizione senza che sia pesato alla presenza dell’interessato Fedeli.
- Che nel suddetto prezzo pattuito canone non debbono essere compresi i danni di qualunque specie fatti dagli uomini e dalle bestie che verranno destinati per la escavazione, sia al suolo che alle semente ed alle piante selvatiche e domestiche…
Che il suddetto Sig. Bicocchi ricevendo buon lavoro debba servirsi per la macinazione delle grasce per uso della dispensa della lavorazione ed escavazione ,del mulino dei mentovati Fedeli…
… e stante che i ridetti Fedeli in garanzia, vogliono che venga messo mano e cominciati i lavori di escavazione dentro quattro mesi da oggi e non più tardi, abbiano richiesta la somma di scudi cento ossia Fiorini 420 con patto che se sarà mancato porre mano alla escavazione nel suddetto tempo tale somma rimarrà a loro proprio in rifacimento…”.
Un contratto notarile ed altri documenti del 1836 confermano varie liti tra gli affittuari ed i Fedeli ed in particolare uno stralcio di contratto conservato nell’Archivio Biondi Bartolini in cui il notaio Giovan Antonio Biondi Bartolini fa una relazione dettagliata sulle precedenti liti tra questi personaggi:
A di 4 Maggio 1836
…Comparvero il Sig. Cosimo di fu Stefano Azzati di Livorno, commerciante e possidente ed i Signori Bartolomeo del fu Giuseppe Fedeli, Giovanni del fu Sebastiano Fedeli ed Andrea del fu Sabatino Fedeli in fra loro zio e nipoti, tutti contadini e possidenti domiciliati a Fontebagni presso Pomarance…
Narrasi per quanto, come tra dette parti, ed intervenuto ancora il Cav. Giuseppe Bardi ni, si stipulò l’atto di cui segue il tenore.:
…In una causa acerrissima si trovò impegnato il Sig. Cosimo Azzati per l’altro affitto come sopra, dai Sig. Fedeli la quale finalmente venne resoluto favorevolmente al medesimo Azzati con la descrizione annotata dal supremo Consiglio di Giustizia…
…Narrasi come stante la pendenza di detta causa, il Sig. Azzati dovè fino al mese di ottobre dell’ anno 1834 tener limitata la lavorazione nella parte delle cave denominate la MASA, e solo da detta epoca venne ad attendere all’altra parte della cava denominata Caldana…;
Narrasi prossimamente, come i Sig. ri Fedeli lasciarono ad un tempo di poter tenere la dispensa, che avevano voluto aprire per loro profitto…;
narrasi similmente che i suddetti Sig.ri Fedeli hanno fino a tutto Aprile 1836 conseguito dal Sig. Azzati ciò che li è dovuto di zolfo, avendo rilasciato con la giusta vendizione concordata volta per volta al medesimo Azzati;
Narrasi come finalmente essendo da ora pareggiati gli interessi tra le parti in causa e nascendo questioni di quanto per la pendenza della detta causa, debba dirsi fatto principiato il decennio levato dall’affitto e conseguentemente fino a quale epoca debba protrarsi la scadenza.Consultando le stesse parti il loro respettivo interesse sono presi nella concorde resoluzione, di divenire comunque alla seguente stipulazione e perciò…
…detti Sig. Bartolomeo, Giovanni e Andrea Fedeli, insieme ed in solido ,in patto al suddetto Cosimo Azzati, e questo a loro ciascuno per il reso attivo interesse ne altrimenti, per loro, danno e concedono in affitto al predetto Sig. Cosimo Azzati presente e perciò ricevente e conducente, tutte le cave di zolfo spettanti nel loro podere di Fontebagni in comunità di Pomarance, quale confina con i botri di Caldana e della Masa, che danno il nome ai terreni adiacenti, meglio descritti e confinati al catasto della Comunità in nome dei detti Signori Fedeli.
Un tale affitto deve guardarsi per cominciare nel primo marzo 1836 stante e durare a tutto il 30 Aprile 1846…
…per canone di affitto di anno, il predetto Sig. Azzati dovrà pagare e così promette, e si obbliga sempre per se e suoi eredi al prefato Sig. Bartolomeo, Giovanni ed Andrea Fedeli, cento scudi fiorentini di lire sette per scudo, pari a fiorini quattrocento venti ogni anno perciò anticipato, invece dello zolfo in natura… A cautela del Sig. Azzati per l’esercizio dell’affittateli cave i Sig.ri Bartolomeo Giovanni ed Andrea Fedeli hanno ipotecato ed ipotecano a favore del medesimo Azzati e suoi eredi il preindicato podere denominato Fontebagni con le relative pertinenze…”.

L’attività estrattiva nelle miniere di zolfo dell’area di Fontebagni e Valli continuò ancora per qualche decennio dato che una relazione provincile di Pisa del 1860 conferma l’abbandono delle cave in quegli anni. Le cause che determinarono la cessazione estrattiva sono imputabili probabilmente ai giacimenti di zolfo ritrovati in America ed esportati a minor costo di quello locale. L’area di Fontebagni ebbe però notevole interesse per molti anni con l’escavazione dell’alabastro “Agata”; che si trovava “copiosamente”, nel sottosuolo e che è stato estratto per molti anni fino ai nostri giorni.
Un certo interesse per i giacimenti di zolfo che si trovavano nella zona si determinò nel dopoguerra tra il 1947 ed il 1949 quando fu richiesto al Corpo Minerario la concessione di fare un saggio nei terreni vicini all’area di Fontabagni.
La domanda di permesso che pubblichiamo integralmente è stata fornita, per gentile concessione, dell’amico Dott. Angelo Marrucci di Volterra, Direttore della Biblioteca Guarnacci, al quale anticipatamente rivolgo il mio più sincero ringraziamento.
L’area indagata dalla ditta Salghetti-Drioli e Porciati di La Spezia, era nella zona del Podere la Favorita nei pressi del torrente Corbolino (già denominato Botro Cupo), proprio sotto il podere della Casa Nuova che oggi non esite più perchè demolito negli anni sessanta.
RELAZIONE GEOLOGICA ALLEGATA ALLA DOMANDA DI PERMESSO DI RICERCA MINERARIA PER MINERALE DI ZOLFO AVANZATA DALLA DITTA SALGHETTI-DRIOLI E PORCIATTI.
La zona interessata investe la caratteristica sedimentazione Miocenica Messicana e Pontica con argille e gessi e spesso ligniti.
Percorrendo la Via Provinciale cha da Pomarance discende alla stazione Ferroviaria di Saline di Volterra, presso il podere la Favorita e fino ai poderi di Piagge del Rio s’incontrano duomi gessosi che emergono dalle argille circostanti e che osservati attentamente presentano i caratteri del briscale e cioè di minerale solfitene alterato. Data l’importanza della massa gessosa, venne allo scrivente nel 1915 (allorché dirigeva l’apertura della miniera lignitifera della LAMA per la Ditta Fineschi di Firenze) l’idea che si potesse incontrare al di sotto di quel briscale uno o più strati di minerale solfifero.
Avutane occasione, lo scrivente fece affondare un pozzetto verso ovest in prossimità del Torrente Corbolino, pozzetto che a 12 mi. di profondità incontrò uno strato di zolfo di alto titolo giallo e brillante. Dato che allora il minerale di zolfo era poco pregiato e richiesto, per la concorrenza americana che metteva lo zolfo presso le banchine dei porti mediterranei a L. 6 il quintale, lo scrivente fece ricoprire il pozzo senza neppure curarsi di speculare lo spessore dello zolfo. E questo fece per le eccessive proteste del proprietario superficiario allora padrone anche del sottosuolo.
Ora che il sottosuolo è di proprietà Demaniale lo scrivente compila la presente relazione a corredo della domanda di Permesso.
Ing. Angiolo Porciatti Pisa, li 5 ottobre 1946.

NOTE
- Angelo Marrucci, “IMAGO MUNDI’’, pag. 132 e segg. Tip. Grafitalia, Peccioli, 1992.
- E. Fiumi, “L’utilizzazione dei Lagoni Boraciferi della Toscana nell’industria Medioevale”, Casa ed. Carlo CYA, Firenze 1943.
“Lo zolfo era usato specialmente in medicina, in tintoria e nella fabbricazione della polvere da sparo… Quanto negli usi industriali lo zolfo nero era richiesto neH’imbianchimento della seta e di ogni tessuto in genere, nel solforare le botti’’.
In medicina: “era indicato per risolvere i tumori, per la rogna, per la tisi,per malattie di petto, mentre i fummigi pare avessero sicura efficacia nella cura dell’asma’’.
Cercando di focalizzare lo studio sulla coltivazione dello zolfo tra il XVIII secolo e II XIX ho tralasciato la parte di ricerca più antica di cui aveva già parlato l’esimio Prof. Fiumi ben 50 anni fa e da cui riporto alcuni stralci di documenti che spero possano completare questo studio.
PUTIZZE DI LIBBIANO E MICCIANO E ZOLFI NAIE DI FONTE BAG NI
1380 – Novembre 23. Giusto di Iacopo da Pomarance e Nera del fu Neri, sua moglie, locano a Polito di Giovanni da Pomarance (Incontri) un pezzo di terra incolta nella curia di Libbiano, in luogo detto Fontebagni,ovvero alle Lillora, per cavarvi zolfo.
1382 – Simone, rettore dell’ospedale di S. Simone di Libbiano,concede in affitto a ser Cec
co di Chelino Incontri da Pomarance, a Giusto di Francesco Peruzzi e a Francesco di Martino di Credi, ambedue di Volterra, un pezzo di terra che possedeva in comune con la Famiglia Ferrari perchè i detti conduttori potessero estrarvi zolfo cinque anni, contro l’affitto di f. 10 l’anno.
Rilevazioni del Catasto di Volterra 1427-1429
- Della Bese: Piero e Giovanni di Giusto di Francesco posseggono un terreno atto a cavare zolfo di Libbiano e Pomarance, 1/3 con Francesco e Tancredi di Martino Credi, “ma sono passati più anni e non si cava niente’’. La stessa denuncia ripetono gli Incontri e i Credi.
- Guidi: Mercatante e Gentile di Giovanni di Giusto posseggono “più pezzi di terra che confinano tutti insieme, atti a chavare solfo, posti nella corte di Libbiano con loro vocaboli che cominciano in Sancto al Nespolo e finiscono in Trossa. I quali pezzi di terra confinano: a I. via, II. Michele di Ser Ceccho e compagni e in parte Giovanni di Guasparre e compagni, III. in parte il comune di Ripomarance.in parte il bosco, IV. in parte lo spedale di Libbiano. E detti pezzi atti a cavare solfo al presente non si lavorano e non si fa lavorare da più anni, e quando si è lavorato vi s’è perduto assai e anche assai guadagnato; non ci pare si debbano stimare al presente alcuna cosa perchè al presente non ne cavano nulla,ma se vi si lavora ne terrà conto e noctificherallo’’.
Un pezzo di terra, ovvero puzaia, posta nella corte di Libbiano: a, I) Via, II) botro dell’Adio, III) Michele di Ser Ceccho e compagni, IV) la chiesa di Libbiano. Non si lavora, non si cava frutto niuno.
6 Marzo 1429 (st.f.); “Stimala Mercatante fl.4”. Un pezzo di terra sodo e boscato e parte a lumaia da zolfo nella Corte di Micciano in luogo detto Castagnoli Confina a: I) via, Il e III) la comunità di Micciano, IV) il botro dell’Adio.
- Marchi: Giovanni di Guaspare e fratelli posseggono nella corte di Libbiano due pezzi di terra a Fontebagni e Cagnuolo,ambedue indivisi coll’erede di Guelfuccio e Napoleone di Bartolomeo da Libbiano, nei quali si usava “trarre solfo alcuna volta’’.
1485 – Febbraio 14. Mariotto e Giovan Battista Incontri locano a Nicola Guidi una “cavam seu bucam cave sulfuree in castro Libbiani,loco dicto ne Cellenesi”.
1490 – Maggio 1. Nicola Guidi vende a Ser Niccolò Tancredi di Libbiano un pezzo di terra posto a Libbiano, luogo detto Soppresso, riservandosi però “quamdam puzariam seu terram mineralis ad mineram sulfuris aptam’’.
1566 – La compagnia della Beata Vergine di Duomo affitta a Giovan Battista di Buonristoro Gherardi le putizze o zolfaie poste nella comunità di Libbiano a Cafaggiuolo.
1600 – Le suddette putizze sono allogate a Bernardino e Cosimo di Giovan Antonio Roncalli (fratelli del pittore Cristofano Roncalli detto il Pomarancio)
- TARGIONI TOZZETTI, Relazioni su alcuni viaggi in Toscana I754
- Archivo Storico Comunale Pomarance F. 577B- 579B
- Archivio privato Biondi Bartolini Pomarance non classificato.
Ringrazio i Dott.ri Giovanni e Giulio Biondi Bartolini per avermi concesso nel 1990 la consultazione della carte relative a questo mio studio che è stato ultimato pochi giorni prima della stampa del N. 1 1993 grazie all’aiuto di molte persone, tra le quali il Dott. Angelo Marrucci, Direttore della Biblioteca Guarnacci.
Articolo tratto da “La Comunità di Pomarance”.
http://irisoluti-pomarance.it/?p=1733