LE CAVE DI ZOLFO A FONTEBAGNI E VALLI

NEL COMUNE DI POMARANCE (PI) a cura di J. Spinelli (II parte)

L’attività estrattiva dello zolfo in loca­lità Fontebagni e Valli è documentata an­cora fino agli anni 1840 in cui risultano in­teressanti cause civili presso la podeste­ria di Pomarance nelle quali vengono coinvolti gli stessi proprietari, Fedeli e Bardini, con mercanti ed appaltatori. È in­fatti attorno al 1833 una delle numerose cause, che si protraranno per anni, tra certo Cosimo Azzati, mercante livornese, ed i Fedeli che, per motivi non chiari, stralciava il contratto di affitto delle cave stipulato l’otto Marzo 1833:

“Per il presente compromesso apparisca e sia noto qualmente il Sig. Cavalier Giu­seppe Bardini e Bartolomeo Fedeli e suoi nepoti, danno in affitto le loro cave poste nei poderi di proprietà dei sopradescritti Signori denominate Podere Valli e Fon­tebagni posti nel Comune di Pomarance e precisamente per il podere delle Valli nel luogo detto la Masa… al Sig. Cosimo Azzati mercante, abitante a Livorno con gli appresso patti e cioè: Il Sig. affittuario dovrà pagare in natura per canone di af­fitto al Cavaliere Bardini il dieci per cen­to sopra lo zolfo fabbricato e dal Fedeli per i primi cinque anni il 7°/o e per gli altri cinque il 1O°/o e questi dovrà essere fatto non in pietra ma in zolfo… Non potrà detto affittuario trasportare lo zolfo prima che il Sig. Cav. Bardini e Fe­deli non abbiano assistito alla spedizio­ne e che ne abbiano essi prelevato la lo­ro quota e perciò dovrà l’affittuario prima della spedizione avvisare i proprietari del­la cava onde assistere fino alla medesi­ma , e gli venga consegnato ciò che gli spetta:

Solfara naturale nei pressi di Libbiano.

“Per il presente compromesso apparisca e sia noto qualmente il Sig. Cavalier Giu­seppe Bardini e Bartolomeo Fedeli e suoi nepoti, danno in affitto le loro cave poste nei poderi di proprietà dei sopradescritti Signori denominate Podere Valli e Fon­tebagni posti nel Comune di Pomarance e precisamente per il podere delle Valli nel luogo detto la Masa… al Sig. Cosimo Azzati mercante, abitante a Livorno con gli appresso patti e cioè: Il Sig. affittuario dovrà pagare in natura per canone di af­fitto al Cavaliere Bardini il dieci per cen­to sopra lo zolfo fabbricato e dal Fedeli per i primi cinque anni il 7°/o e per gli altri cinque il 1O°/o e questi dovrà essere fatto non in pietra ma in zolfo…

Non potrà detto affittuario trasportare lo zolfo prima che il Sig. Cav. Bardini e Fe­deli non abbiano assistito alla spedizio­ne e che ne abbiano essi prelevato la lo­ro quota e perciò dovrà l’affittuario prima della spedizione avvisare i proprietari del­la cava onde assistere fino alla medesi­ma , e gli venga consegnato ciò che gli spetta        

Che tutti i danni siano resarciti qualunque la deputazione dello zolfo cagionasse dei danni alle semente olivi, viti e questi, sic­come la maggior parte sarebbero appor­tati al luogo delle Val li, podere oggi lavo­rato da Lorenzo Gazzarri, e di proprietà del Cav. Bardini;in tal caso l’affittuario do­vrà pagare scudi sessanta annui al Ca­valier Bardini, rimanendo il prodotto di detto luogo in vantaggio all’affittuario;… …qualora la fabbrica si farà o sia murata o in altro modo nei beni d’ambedue i Sig.ri proprietari delle cave, al termine del contratto , per qualunque titolo esso ter­mini dovranno queste fabbriche non es­sere demolite, ed intatte, e rimanere nel suolo in cui sono state costruite e perciò appartenere in possesso al proprietario… cui appartengono. Se il Sig. affittuario non aprirà la cava a tutto settembre di que­st’anno s’intende decaduto l’affitto…

La cava non potrà essere aperta con un numero minore di venti persone, e queste permanentemente vi dovranno rima­nere al lavoro.

Se il sig. affittuario terrà sei mesi la cava chiusa, intendendosi per chiusa il tener­si un numero di lavoranti minori di venti persone ipso fatto, decaduto dall’affitto ancora che i prorietari della cava ne ab­biano fatto formale disdetta.

Se nel corso dei tre mesi dall’estate, cioè da luglio ad agosto rimarrà la cava chiu­sa per motivo che i lavoranti ritornar vo­lessero, secondo l’uso ordinario, alle lo­ro case, questi mesi non verranno consi­derati nei sopradetti.

La dispensa sarà tenuta in società fra il Sig. Bardini e Famiglia Fedeli ed i prezzi saranno regolati secondo i prezzi cor­renti…

Ogni mese il sig. affittuario dovrà pagare l’importare dei generi levati dalla dispen­sa dai suoi lavoranti ed esso ne rimarrà sempre mallevadore…

Se starà il sig. affittuario più di un mese a pagare l’importare dei generi lavorati dai suoi lavoranti alla dispensa, questa verrà ipso fatta chiusa e tutti i generi che saranno sopra la cava rimarranno in ga­ranzia dell’importare dei generi levati dal­la dispensa….

per maggior chiarezza del precedente ar­ticolo si intendono per i generi che sono sopra le cave quelli che appartengono in proprietà all’affittuario compresi Zolfi, le­gna ed ogni altro che sia di sua pro­prietà…

Francesco Funaioli

Raffaello Tamburini

Marco Bicocchi

Cosimo Azzati

Da una causa intentata fra l’Azzati ed il Fedeli presso il tribunale di Pomarance a circa 18 giorni dalla stipula del contrat­to abbiamo notizia delle revoca del con­tratto di escavazione:

A di 20 Aprile 1833

Davanti V. S. III. ma Elettivamente Sig. Po­destà Regio di Pomarance comparisce,Il Sig. Cosimo Azzati mercan­te e possidente di Livorno domiciliato in Livorno ed elettivamente presso il sotto­scritto (Avv. Pietro Biondi) che nomina suo procuratore.

Rappresenta nuovamente ed in faccia di bisogno e non di altrimenti al Tribunale di V. S. Eccellentissima che per contrat­to posto in essere fra la Casa e la Fami­glia, diretta e amministrata da Bartolomeo Fedeli, nel di 8 Marzo 1833 venne ad es­sere celermente esiliato dalle Cave di Zol­fo esistenti nell’ambito intero del podere di Fontebagni…”

Quali furono le cause che determinarono la rottura del contratto di locazione non ci è dato a sapere, anche se appare in se­guito nella presente causa il Sig. Miche­le Bicocchi, figlio di Marco e fratello di Giuseppe,ricco possidente che era entra­to da poco nella società De Larderei per

  1. sfruttamento dei lagoni boraciferi di Montecerboli.

Nell’istruttoria si apprende che venne ini­bito dal tribunale di Pomarance qualsia­si tipo di escavazione nelle cave di Cal­dana e della Masa e la prosecuzione delle stessa punibile addirittura con l’arresto. In un successivo documento dal tribuna­le appare in causa direttamente anche Mi­chele Bicocchi che fece causa allo stes­so mercante livornese:

Davanti alTIII.mo Podestà compare il Sig. Michele Bicocchi possi­dente domiciliato in Pomarance rappre­sentato da me Not. Stefano Biondi che elegge come suo procuratore contro

  1. Sig. Cosimo Azzati mercante… domici­liato a Livorno e rappresentato dall’Avv. Pietro Biondi.

Ed in sequela di due scritture rilasciate negli atti di questo tribunale e notificata la prima fatta il 18 aprile 1833 in persona di Giovanni Morelli, e la seconda sotto di 20 aprile del medesimo anno in persona del Sig. Francesco Serini, con le quali in sostanza dopo non vera ed approvata esposizione di fatto, si viene a conclude­re dal ridetto Sig. Azzati,che venga inibi­to ai signori Serini e Morelli (agenti dell’Azzati) l’intrapresa prosecuzione delle escavazioni solfuree di CALDANA spet­tanti di proprietà dei Fedeli.

Attestato che il Sig. Francesco Serini, quanto Giovanni Morelli non rivestano che la pura e semplice qualità di agenti ed incaricati del comparente, non essen­do che il comparente stesso interessato nella escavazione di cui si tratta in virtù di vendita e cessione di diritti fattagli dai proprietari del luogo ove intraprese l’escavazione e precisamente in luogo detto Caldana viene ingiunta l’inibitoria di escavazione.

Planimetria di Libbiano – 1835 c.a.

Dai documenti di archivio si apprende che il diritto di escavazione fu concesso dai Fedeli in data 13 Aprile 1833 e non sap­piamo quali siano state le cause delle re­cessione del rogito notarile avvenute 5 giorni più tardi, dato che altri documenti confermano la concessione per l’estrazio­ne dello zolfo a Michele Bicocchi proprie­tario della Villa di S.Ippolito :

“A Di 13 Aprile 1833

Nel nome di Dio Santissimo avanti avanti a me sottoscritto Dott. Giu­seppe Antonio Biondi Bartolini del fu Dott. Giovanni Battista Biondi, Notaio regio re­sidente in Pomarance di studio di casa di mia proprietà, posta in luogo detto Con­trada di Petriccio,si sono presentati i Sig. Bartolomeo del fu Giuseppe Fedeli An­drea e Giovanni fra loro fratelli tutti lavo­ranti e possidenti, domiciliati al podere Fontebagni,popolo di Pomarance;

Il Sig. Michele del Sig. Marco Bicocchi possidente e commerciante dimorante e domiciliato nella terra di Pomarance dal­l’altra parte.

I suddetti Bartolomeo, Andrea e Giovan­ni Fedeli in virtù del presente istrumento e liberamente per loro, loro eredi e suc­cessori ed aventi diritto a causa hanno da­to e ceduto siccome danno e cedono e vendono per IO anni continuativi da co­minciare dal dì del presente istrumento al Sig. Marco Bicocchi possidente… il dirit­to di escavare e farsi suo ogni quantitati­vo di Zolfo che potrà nel corso dei sud­detti 10 anni escavare ed estrarre dagli appezzamenti di terra conosciuti con il ge­nerai vocabolo di Caldana, divisi dagli altri detti della Masa, dal crine del POGGIO ad ACQUA pendono verso il possesso Funaioli, il botro di Caldana ed il fiume Trossa e sino a tutti i confini posti nella comunità di Pomarance di proprietà Fe­deli… con gli appresso patti accettati dal ridetto Sig. Bicocchi:

  1. Che il comparente e conducente Sig. Bicocchi dovrà assumere la difesa dei cessionari Sig. ri Fedeli per qualunque molestia, spesa e danni che potesse di­venirli per parte dei Sig. ri Giuseppe Ba­gnolesi, Antonio Trafeli e Giovanni Baldi e loro eredi circa degli impegni e patti con i medesimi sulla cava in antico aperta in Caldana e sebbene tali impegni li abbia­no e tengano per ultimati, non vogliono soffrire spese a danno e lite con gli anzidetti Bagnolesi e Trafeli e Baldi e avve­nendo tale contratto intendono che il Sig. Bicocchi sia a suo rischio e pericolo.
  2. Che il canone prezzo di detta cessio­ne e vendita sia per 10 anni di diritto di escavazione e fissato a libbre 10 di zolfo depurato; per ogni libbre cento di zolfo che verrà estratto dai suddetti terreni di Caldana da rilasciarsi dal suddetto Sig. Michele Bicocchi a favore dei mentovati cedenti proprietari fedeli e loro eredi e successori volta per volta che ne sarà una quantità da spedirsi, ne potrà farsi spe­dizione senza che sia pesato alla presen­za dell’interessato Fedeli.
  3. Che nel suddetto prezzo pattuito cano­ne non debbono essere compresi i danni di qualunque specie fatti dagli uomini e dalle bestie che verranno destinati per la escavazione, sia al suolo che alle semen­te ed alle piante selvatiche e domesti­che…

Che il suddetto Sig. Bicocchi ricevendo buon lavoro debba servirsi per la maci­nazione delle grasce per uso della dispen­sa della lavorazione ed escavazione ,del mulino dei mentovati Fedeli…

… e stante che i ridetti Fedeli in garan­zia, vogliono che venga messo mano e cominciati i lavori di escavazione dentro quattro mesi da oggi e non più tardi, ab­biano richiesta la somma di scudi cento ossia Fiorini 420 con patto che se sarà mancato porre mano alla escavazione nel suddetto tempo tale somma rimarrà a lo­ro proprio in rifacimento…”.

Un contratto notarile ed altri documenti del 1836 confermano varie liti tra gli affit­tuari ed i Fedeli ed in particolare uno stral­cio di contratto conservato nell’Archivio Biondi Bartolini in cui il notaio Giovan An­tonio Biondi Bartolini fa una relazione det­tagliata sulle precedenti liti tra questi per­sonaggi:

A di 4 Maggio 1836

…Comparvero il Sig. Cosimo di fu Stefa­no Azzati di Livorno, commerciante e pos­sidente ed i Signori Bartolomeo del fu Giuseppe Fedeli, Giovanni del fu Seba­stiano Fedeli ed Andrea del fu Sabatino Fedeli in fra loro zio e nipoti, tutti conta­dini e possidenti domiciliati a Fontebagni presso Pomarance…

Narrasi per quanto, come tra dette parti, ed intervenuto ancora il Cav. Giuseppe Bardi ni, si stipulò l’atto di cui segue il te­nore.:

…In una causa acerrissima si trovò impe­gnato il Sig. Cosimo Azzati per l’altro af­fitto come sopra, dai Sig. Fedeli la quale finalmente venne resoluto favorevolmente al medesimo Azzati con la descrizione an­notata dal supremo Consiglio di Giusti­zia…

…Narrasi come stante la pendenza di det­ta causa, il Sig. Azzati dovè fino al mese di ottobre dell’ anno 1834 tener limitata la lavorazione nella parte delle cave de­nominate la MASA, e solo da detta epo­ca venne ad attendere all’altra parte del­la cava denominata Caldana…;

Narrasi prossimamente, come i Sig. ri Fe­deli lasciarono ad un tempo di poter te­nere la dispensa, che avevano voluto aprire per loro profitto…;

narrasi similmente che i suddetti Sig.ri Fe­deli hanno fino a tutto Aprile 1836 con­seguito dal Sig. Azzati ciò che li è dovuto di zolfo, avendo rilasciato con la giusta vendizione concordata volta per volta al medesimo Azzati;

Narrasi come finalmente essendo da ora pareggiati gli interessi tra le parti in cau­sa e nascendo questioni di quanto per la pendenza della detta causa, debba dirsi fatto principiato il decennio levato dall’af­fitto e conseguentemente fino a quale epoca debba protrarsi la scadenza.Con­sultando le stesse parti il loro respettivo interesse sono presi nella concorde reso­luzione, di divenire comunque alla se­guente stipulazione e perciò…

…detti Sig. Bartolomeo, Giovanni e An­drea Fedeli, insieme ed in solido ,in pat­to al suddetto Cosimo Azzati, e questo a loro ciascuno per il reso attivo interesse ne altrimenti, per loro, danno e concedo­no in affitto al predetto Sig. Cosimo Az­zati presente e perciò ricevente e condu­cente, tutte le cave di zolfo spettanti nel loro podere di Fontebagni in comunità di Pomarance, quale confina con i botri di Caldana e della Masa, che danno il no­me ai terreni adiacenti, meglio descritti e confinati al catasto della Comunità in no­me dei detti Signori Fedeli.

Un tale affitto deve guardarsi per comin­ciare nel primo marzo 1836 stante e du­rare a tutto il 30 Aprile 1846…

…per canone di affitto di anno, il predet­to Sig. Azzati dovrà pagare e così promet­te, e si obbliga sempre per se e suoi ere­di al prefato Sig. Bartolomeo, Giovanni ed Andrea Fedeli, cento scudi fiorentini di lire sette per scudo, pari a fiorini quattrocen­to venti ogni anno perciò anticipato, inve­ce dello zolfo in natura… A cautela del Sig. Azzati per l’esercizio dell’affittateli cave i Sig.ri Bartolomeo Gio­vanni ed Andrea Fedeli hanno ipotecato ed ipotecano a favore del medesimo Az­zati e suoi eredi il preindicato podere de­nominato Fontebagni con le relative per­tinenze…”.

Fattoria delle Valli.

L’attività estrattiva nelle miniere di zolfo dell’area di Fontebagni e Valli continuò ancora per qualche decennio dato che una relazione provincile di Pisa del 1860 conferma l’abbandono delle cave in que­gli anni. Le cause che determinarono la cessazione estrattiva sono imputabili pro­babilmente ai giacimenti di zolfo ritrovati in America ed esportati a minor costo di quello locale. L’area di Fontebagni ebbe però notevole interesse per molti anni con l’escavazione dell’alabastro “Agata”; che si trovava “copiosamente”, nel sottosuolo e che è stato estratto per molti anni fino ai nostri giorni.

Un certo interesse per i giacimenti di zol­fo che si trovavano nella zona si determi­nò nel dopoguerra tra il 1947 ed il 1949 quando fu richiesto al Corpo Minerario la concessione di fare un saggio nei terreni vicini all’area di Fontabagni.

La domanda di permesso che pubblichia­mo integralmente è stata fornita, per gen­tile concessione, dell’amico Dott. Ange­lo Marrucci di Volterra, Direttore della Bi­blioteca Guarnacci, al quale anticipatamente rivolgo il mio più sincero ringrazia­mento.

L’area indagata dalla ditta Salghetti-Drioli e Porciati di La Spezia, era nella zona del Podere la Favorita nei pressi del torrente Corbolino (già denominato Botro Cupo), proprio sotto il podere della Casa Nuova che oggi non esite più perchè demolito negli anni sessanta.

RELAZIONE GEOLOGICA ALLEGATA ALLA DOMANDA DI PERMESSO DI RI­CERCA MINERARIA PER MINERALE DI ZOLFO AVANZATA DALLA DITTA SALGHETTI-DRIOLI E PORCIATTI.

La zona interessata investe la caratteri­stica sedimentazione Miocenica Messi­cana e Pontica con argille e gessi e spes­so ligniti.

Percorrendo la Via Provinciale cha da Po­marance discende alla stazione Ferrovia­ria di Saline di Volterra, presso il podere la Favorita e fino ai poderi di Piagge del Rio s’incontrano duomi gessosi che emergono dalle argille circostanti e che osservati attentamente presentano i ca­ratteri del briscale e cioè di minerale sol­fitene alterato. Data l’importanza della massa gessosa, venne allo scrivente nel 1915 (allorché di­rigeva l’apertura della miniera lignitifera della LAMA per la Ditta Fineschi di Firen­ze) l’idea che si potesse incontrare al di sotto di quel briscale uno o più strati di minerale solfifero.

Avutane occasione, lo scrivente fece af­fondare un pozzetto verso ovest in pros­simità del Torrente Corbolino, pozzetto che a 12 mi. di profondità incontrò uno strato di zolfo di alto titolo giallo e brillante. Dato che allora il minerale di zolfo era po­co pregiato e richiesto, per la concorren­za americana che metteva lo zolfo pres­so le banchine dei porti mediterranei a L. 6 il quintale, lo scrivente fece ricoprire il pozzo senza neppure curarsi di specula­re lo spessore dello zolfo. E questo fece per le eccessive proteste del proprietario superficiario allora padrone anche del sot­tosuolo.

Ora che il sottosuolo è di proprietà Dema­niale lo scrivente compila la presente re­lazione a corredo della domanda di Per­messo.

Ing. Angiolo Porciatti Pisa, li 5 ottobre 1946.

NOTE

  1. Angelo Marrucci, “IMAGO MUNDI’’, pag. 132 e segg. Tip. Grafitalia, Peccioli, 1992.
  2. E. Fiumi, “L’utilizzazione dei Lagoni Bora­ciferi della Toscana nell’industria Medioevale”, Casa ed. Carlo CYA, Firenze 1943.

“Lo zolfo era usato specialmente in medicina, in tintoria e nella fabbricazione della polvere da sparo… Quanto negli usi industriali lo zol­fo nero era richiesto neH’imbianchimento del­la seta e di ogni tessuto in genere, nel solfo­rare le botti’’.

In medicina: “era indicato per risolvere i tumori, per la rogna, per la tisi,per malattie di petto, mentre i fummigi pare avessero sicura effica­cia nella cura dell’asma’’.

Cercando di focalizzare lo studio sulla coltiva­zione dello zolfo tra il XVIII secolo e II XIX ho tralasciato la parte di ricerca più antica di cui aveva già parlato l’esimio Prof. Fiumi ben 50 anni fa e da cui riporto alcuni stralci di docu­menti che spero possano completare questo studio.

PUTIZZE DI LIBBIANO E MICCIANO E ZOL­FI NAIE DI FONTE BAG NI

1380 – Novembre 23. Giusto di Iacopo da Pomarance e Nera del fu Neri, sua moglie, loca­no a Polito di Giovanni da Pomarance (Incontri) un pezzo di terra incolta nella curia di Libbiano, in luogo detto Fontebagni,ovvero alle Lillora, per cavarvi zolfo.

1382 – Simone, rettore dell’ospedale di S. Simone di Libbiano,concede in affitto a ser Cec­

co di Chelino Incontri da Pomarance, a Giu­sto di Francesco Peruzzi e a Francesco di Mar­tino di Credi, ambedue di Volterra, un pezzo di terra che possedeva in comune con la Fa­miglia Ferrari perchè i detti conduttori potes­sero estrarvi zolfo cinque anni, contro l’affitto di f. 10 l’anno.

Rilevazioni del Catasto di Volterra 1427-1429

  1. Della Bese: Piero e Giovanni di Giusto di Francesco posseggono un terreno atto a ca­vare zolfo di Libbiano e Pomarance, 1/3 con Francesco e Tancredi di Martino Credi, “ma sono passati più anni e non si cava niente’’. La stessa denuncia ripetono gli Incontri e i Credi.
  2. Guidi: Mercatante e Gentile di Giovanni di Giusto posseggono “più pezzi di terra che con­finano tutti insieme, atti a chavare solfo, posti nella corte di Libbiano con loro vocaboli che cominciano in Sancto al Nespolo e finiscono in Trossa. I quali pezzi di terra confinano: a I. via, II. Michele di Ser Ceccho e compagni e in parte Giovanni di Guasparre e compagni, III. in parte il comune di Ripomarance.in parte il bosco, IV. in parte lo spedale di Libbiano. E detti pezzi atti a cavare solfo al presente non si lavorano e non si fa lavorare da più anni, e quando si è lavorato vi s’è perduto assai e an­che assai guadagnato; non ci pare si debba­no stimare al presente alcuna cosa perchè al presente non ne cavano nulla,ma se vi si la­vora ne terrà conto e noctificherallo’’.

Un pezzo di terra, ovvero puzaia, posta nella corte di Libbiano: a, I) Via, II) botro dell’Adio, III) Michele di Ser Ceccho e compagni, IV) la chiesa di Libbiano. Non si lavora, non si cava frutto niuno.

6 Marzo 1429 (st.f.); “Stimala Mercatante fl.4”. Un pezzo di terra sodo e boscato e parte a lumaia da zolfo nella Corte di Micciano in luogo detto Castagnoli Confina a: I) via, Il e III) la co­munità di Micciano, IV) il botro dell’Adio.

  • Marchi: Giovanni di Guaspare e fratelli pos­seggono nella corte di Libbiano due pezzi di terra a Fontebagni e Cagnuolo,ambedue indi­visi coll’erede di Guelfuccio e Napoleone di Bartolomeo da Libbiano, nei quali si usava “trarre solfo alcuna volta’’.

1485 – Febbraio 14. Mariotto e Giovan Batti­sta Incontri locano a Nicola Guidi una “cavam seu bucam cave sulfuree in castro Libbiani,lo­co dicto ne Cellenesi”.

1490 – Maggio 1. Nicola Guidi vende a Ser Nic­colò Tancredi di Libbiano un pezzo di terra po­sto a Libbiano, luogo detto Soppresso, riser­vandosi però “quamdam puzariam seu terram mineralis ad mineram sulfuris aptam’’.

1566 – La compagnia della Beata Vergine di Duomo affitta a Giovan Battista di Buonristoro Gherardi le putizze o zolfaie poste nella co­munità di Libbiano a Cafaggiuolo.

1600 – Le suddette putizze sono allogate a Ber­nardino e Cosimo di Giovan Antonio Roncalli (fratelli del pittore Cristofano Roncalli detto il Pomarancio)

  1. TARGIONI TOZZETTI, Relazioni su alcuni viaggi in Toscana I754
  2. Archivo Storico Comunale Pomarance F. 577B- 579B
  3. Archivio privato Biondi Bartolini Pomarance non classificato.

Ringrazio i Dott.ri Giovanni e Giulio Biondi Bar­tolini per avermi concesso nel 1990 la consul­tazione della carte relative a questo mio stu­dio che è stato ultimato pochi giorni prima della stampa del N. 1 1993 grazie all’aiuto di molte persone, tra le quali il Dott. Angelo Marrucci, Direttore della Biblioteca Guarnacci.

Articolo tratto da “La Comunità di Pomarance”.

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