ONORIAMO I NOSTRI EROICI COMBATTENTI
Con il Bollettino di Guerra n° 1268 delle ore 12 del 4 novembre 1918 diramato dal Comando Supremo con firma Armando Diaz, si dichiarava: LA GUERRA E’ FINITA CON LA VITTORIA DELL’ITALIA.
Questa guerra denominata Guerra Mondiale, dopo lotte asprissime sostenute con tenace valore dalle nostre truppe per quarantuno mesi con inizio il 24 maggio 1915, cessava le ostilità.

Una guerra combattuta alacremente sul terreno aspro delle Alpi Carsiche che ad ogni inverno si accaniva sempre più, dove migliaia di giovani erano rimasti sul terreno insanguinato.
Centinaia di reggimenti dislocati nelle varie zone e nei vari settori con mostrine di colore disuguale ad indicarne il corpo di appartenenza. Tutti, a loro modo, Alpini, Genieri, Artiglieri, Fanti, Bersaglieri, Cavalleggeri, (ed alle prime esperienze) l’Autocentro e l’Avia- zione, dislocati su Km. di fronte, con la Marina sulle coste di Trieste e Monfal- cone. I pezzi di artiglieria, i grossi semoventi, dovevano esser portati sulle irte cime con dislocazioni precarie e mancanti di strade di accesso. Fu tramite trincee e mulattiere che le artiglierie, smontate nel limite del possibile, poterono essere portate ad elevate quote e posizionate a rilevanti altezze da permettere lo sparo. Centinaia di questi giovani, spesso con imboscate, con attacchi improvvisi rimanevano sul terreno conteso.
Dopo la data del 4 novembre si attendeva con ansiosità il ritorno di questi militari, di questi ragazzi che erano stati mandati sul confine alpino a difesa del nostro stivale.
Gli italiani erano in delirio per questa vittoria, gli Ufficiali, i soldati stessi erano soddisfatti del loro operato e del loro sacrificio.
Chi era ad attenderli aveva riserbato per loro le più belle manifestazioni di simpatia e di compiacimento. Suoni di campane, di fanfare, ricevimenti civili e funzioni religiose. Incontri con fiori e baci offerti da belle ragazze. Era insomma il momento riservato a questi eroi che ogni giorno con tradotte venivano riportati alle loro località, alle loro case.
Purtroppo non fu per tutti così; infatti nei giorni a seguire cominciarono a giungere non più uomini, ma telegrammi con nomi che andavano ad accrescere il numero delle liste dei soldati che non sarebbero più tornati. Dopo mesi i conteggi terminarono, lasciando il posto a numeri che si assommarono per poter essere interpretati:
600.000 Caduti
1.000.000 Feriti 500.000 Mutilati
Molte le madri straziate dal dolore accompagnate dalle giovani spose e dagli orfani che magari non avevano nemmeno conosciuto il loro padre.
Più il tempo passava più ci si accorgeva del vuoto lasciato dalla loro mancanza.
Chi aveva le responsabilità cominciava a sentirne sempre più le colpe.
Si arrivò agli anni venti. Promossi dalla Casa Regnante e dal nascente Partito, si istituirono comitati per l’esecuzione di monumenti che a seconda delle località si rendevano più o meno consistenti. Roma, che era la capitale, mise a disposizione il VITTORIANO: il monumento dedicato a Vittorio Emanuele Il e da poco terminato (1885- 1911). Così alla base della statua equestre del Re venne messa la salma di un soldato ignoto come simbolo da cui poi questo prese il nome. Il monumento detto Altare della Patria, dopo la grande scalea vista da Piazza Venezia, mostra una fiaccola perenne protetta quotidianamente da due soldati che vi montano la guardia. Tutta l’Italia si impegnò a seguire questo esempio e, dalle grandi città fino ai piccoli paesi e alle più sperdute borgate, si cercò con qualsiasi forma e con ogni mezzo di glorificare il sacrificio dei soldati che vi avevano abitato.
Anche Pomarance si prodigò per questa realizzazione e ne dette incarico ad un apposito Comitato presieduto prima dal sig. Aurelio Funaioli e poi dal sostituto e nuovo eletto Sindaco, sig. Onorato Biondi, nonché dai sottoelencati sigg. NASTI Gennaro, BICOCCHI Dott. Michele, BALSINI Don Carlo Proposto, FILIPPI Zeffiro, CERCIGNANI Ivo, BIONDI Dott. Pietro Giuseppe, VOLPI Gino (BIAGINI Egisto, LAZZERI Giuseppina, GUASCONI Giovanna, BARACHINO Eda, CANCELLIERI Giuseppina, tutte facenti parte del corpo Insegnanti). Fino dai primi mesi del 1923, aderendo alle istruzioni superiori delle Autorità Didattiche, iniziarono le sottoscrizioni. Non poche furono, come sempre succede quando c’è da tirar fuori i soldi, le polemiche e le reazioni.
L’incarico del progetto andò al Prof. Architetto Francesco NOTARI di Siena, insegnante presso le classi di Belle Arti e Professore di disegno architettonico.

La base del monumento con i medaglioni di Luigi Bonucci |
Sempre su interessamento del Prof. Notari furono presi accordi con lo scalpellino GARFAGNINI Quintilio di Pomarance che prese l’impegno della fornitura di pietrame tufaceo da prelevarsi dalle Cave delle Valli.
Per l’esecuzione dei lavori d’arte fu dato incarico a tal BANCHINI Oscar, livornese dimorante a Siena, coadiuvato dai Sigg. SARTINI Ugenio e Onofrio e da BACCONI Orazio e figlio di Rapo- lano. Mentre le colonne, tre di un sol pezzo e della lunghezza di tre metri e mezzo, più alcuni lavori d’arte, vennero eseguiti dai fratelli Luigi e Quintilio GARFAGNINI.
I lavori di fusione dei medaglioni da applicare sul dado di base e dell’aquila da apporre sulla guglia, furono affidati allo scultore BONUCCI (Falugi) di Pomarance.
Iniziò così l’approntamento dei basamenti che vennero eseguiti dove era stata la Cappella Mortuaria di San Rocco (demolita il 16 maggio 1872), sita nel terreno di proprietà della Chiesa Parrocchiale. Nel sottostante terreno i componenti della Sezione Combattenti, stavano allestendo il PARCO DELLA RIMEMBRANZA con tutti i dovuti riguardi di tutti i commilitoni mancanti all’appello.
Mentre il Monumento era arrivato al montaggio del dado di base, nel centro di questo, in un vuoto appositamente creato, venne inserita una pergamena racchiusa in una bottiglia di vetro bleu portante la seguente iscrizione:
CIVIUM PRO PATRIA
BELLO INTER NATIONES GESTO CADUCORUM
POSTERITATI AD MEMORIAM PRODENDAM
POPULUS RIPOMARANCIUS
PRIMARIUM HUIUS MONUMENTI LAPIDEM
VICTORIO EMANUELE III
DEI GRATIA ITALORUM REGE
HONORATO JOANNES BAPTISTAE VINCENTI BIONDI
SINDICO
ANNO REPARATAE SALUTIS MCMXXVI
POSUIT
(Petrus Joseph Joannis Baptistae Petri Biondi Nob. Voi. Doct. Hanc Memoriam Dictavit).
Fu un lavoro assai lungo, sia per il reperimento dei fondi sia per la manodopera interessata; l’approntamento dei giardinetti che attorniavano in simmetriche aiuole il monumento, venivano con amore preparate e curate dal combattente Leontino DELL’OMO che rimase custode sino alle sue possibilità.
Pian piano tutto prendeva forma, furono piantati i 79 cipressi in egual numero dei soldati non tornati a casa e ad ogni gambo fu posta una targhetta metallica smaltata con inciso il nome di un caduto. A questo punto ritengo doveroso ricordare con un elenco i nomi di questi Eroi:
BALDESCHI Nello. BALDESCHI Luigi, BALDINI Antonio, BARGELLI Armindo, BARGELLI Francesco. BAR- TALONI Pietro, BENUCCI Quintilio, BIANCHI Natale, BIANCHI Dante, BIANCHI Giuseppe, BIBBIANI Luigi. BICCHIELLI Arturo, BIONDI BARTOLI- Nl Giulio, BOCCI Giulio, BUCALOSSI Virgilio. BUCALOSSI Gino, BUFALINI Ugo, BURCHIANTI Igino, BURCHIANTI Dante, CALAMASSI Giuseppe, CALVA- Nl Giuseppe, CIGNI Arturo, CIPRIANI Tersilio, CORBOLINI Armando, COSTAGLI Mario, COSTAGLI Ulderigo, COSTAGLI Leontino, COSTAGLI Primo, DELL’OMO Igino, DELL’OMO Primo, FABIANI Giuseppe, FABIANI Tersilio, FEDELI Angiolo, FILIPPI Antonio, FORNARI Alessandro, FRANCHI Sabatino, FRIZZI Alvino, FRIZZI Enzo, GARFAGNINI Giovanni, GAZZARRI Tersilio, GAZZARRI Balduino, GAZZARRI Amedeo, GAZZARRI Amerigo, GONNELLI Fidalmino, GREMIGNI Tersilio, GREMIGNI Eugenio, GUERRIERI Rizzieri, LESSI Renzo, MANGHETTI Antonio, MANGHETTI Arturo, MAZZIN- GHI Albino, MAZZINGHI Giulio, MICHELOTTI Giovanni, MICHELOTTI Ulderigo, PETTORALI Umberto, PINI Enrico, PUCCI Egisto, RASOINI Giovanni, RIBECHINI Giuseppe. RIGHI Adolfo, RINALDI Piero, ROSSI Michele. ROSSI Cherubino, SALVINI Eliseo, SALVINI Quintilio, SALVINI Primo, SANTI Secondo, SPINELLI Giuseppe. SPINELLI Gennaro, SPINELLI Pietro, SPINELLI Angiolino, TANI Edoardo, TICCIATI Fioravante. TICCIATI Giuseppe, TOFANI Tersilio, TONELLI Attilio. TRAFELI Guido, VALENTINI Secondo. VON BERGER Riccardo.
Finalmente tutto fu pronto per l’inaugurazione; il 4 novembre 1926 si potè presentare ai concittadini ciò che per volere di taluni si era riusciti a fare.
L’imponente monumento con i suoi dieci metri e mezzo di altezza con il suo caratteristico colore del tufo, troneggiava tra il verde delle siepi che attorniavano le aiuole nelle quali spiccavano variopinte zinie.
A far rispettare il luogo, oltre a Leontino, ci pensava Primo Guardia (Vigile Urbano) temuto sia dai piccoli che dai grandi per le ramanzine che non risparmiava a nessuno.
Le panchine dislocate quà e là nei punti più in ombra erano ricercate sia dai giovani che dagli anziani e costituivano un piacevole luogo d’incontro e di conversazione.
La strada che vi conduceva, a partire dal Teatro, era stata sistemata con una fila di lampioni posizionati con apposite colonnette in getto, sul muretto fiancheggiante il lato della Cecina. Così sia la sera sia il giorno questa strada denominata poi Via dell’impero, divenne passeggiata abituale di tutti.

Le spese per la realizzazione di tutto questo, raggiunsero la strabiliante cifra di lire 71.734,20 raccapezzata con offerte di una apposita sottoscrizione, con una fiera di beneficienza creata PRO MONUMENTO, da varie rappresentazioni drammatiche effettuate nel Teatro dei Coraggiosi dai dilettanti del luogo, dall’Amministrazione Comunale, dall’Amm.ne Provinciale, dalla Società Boracifera Larderello, dai Sigg. Bicoc- chi, dagli Eredi Ricci, dal Marchese Antinori e dalla raccolta delle Maestre presso le scuole. Da aggiungere a tutto la manodopera prestata dalla Associazione Nazionale Combattenti locale, che si prodigò in misura encomiabile. Da considerare che contemporaneamente fu fatta la Cappella dei Caduti nella Parrocchia, voluta da Don Balsini.
Al tutto mancarono solo le quattro colonnette previste agli angoli del riquadro di base, ma anche queste furono in breve realizzate, posizionate e non pagate. I Garfagnini che ne erano stati commissionati furono talmente indignati da venire a diverbio con i committenti. Non riuscendo a spuntare la situazione escogitarono un sistema intimidatorio. Notte tempo, scalpello e mazzuolo, si ricarono sul posto scavando una nicchia dove minacciarono di posizionare una mina da loro usata in cava. La cosa non fece effetto ed il debito si dilungava, finalmente per porre fine alla situazione le colonnette furono sostituite da quattro bombe di aereo, che svuotate della loro potenzialità furono infisse con le alette in basi quadrangolari ed unite tra loro, alle estremità, da catene pendenti agganciate a campanelle avvitate nei fori delle spolette.
Iniziò il conflitto della guerra ‘40 – ‘45 e la carestia di materiale ferroso ad uso bellico arrivò anche al monumento, così le quattro bombe di acciaio tornarono ancora una volta in uso sottraen- dole al loro sacro incarico.

Nel 1946, a fine guerra, con gli stessi intenti, nel sottostante PARCO DELLA RIMEMBRANZA, al centro dei cipressi fu eretto un cippo a ricordare i morti civili e militari di questa seconda Guerra Mondiale. Sulla base del cippo sono scritti i nomi di queste persone di cui ritengo giusto ricordare i nomi:
CADUTI MILITARI: CALVANI Dino, CASANOVI Eraldo, CORBOLINI Aldo. COSTAGLI Leontino. FABIANI Umberto, FILIPPI Bruno. GARFAGNINI Ivo, MORI Bruno, MUGNAINI Ivo, RIGHI Adolfo, SENESI Corrado, SOCCI Amaddio, SPINELLI Attilio.
CADUTI CIVILI: BRUNETTI Bruna, CAPPELLINI Giuseppe, FEDELI Valdo, FROSALI Bruno, FROSALI Secondo, PINESCHI Attilio, ROSSI Pietro, ROSSI Mario.
Nell’occasione furono nuovamente ordinate le quattro colonnette, rimesse al loro posto e questa volta pagate.
Ad oggi sembra che l’impegno non sia troppo mantenuto, basti vedere lo stato in cui si trova; non più aiuole per i bambini, è rimasto soltanto il cartello “PARCO GIOCHI BIMBI”; i cipressi dei caduti hanno perduto le loro targhette che avevano dato luogo al nome PARCO DELLA RIMEMBRANZA. Vi si vede qualche anziano sulle panchine, motorini in sosta e nella buona stagione qualche giovane innamorato.
Speriamo che non si aspetti un’altra guerra a risistemare il tutto e che questo articolo stimoli chi di competenza a provvedere.
Giorgio
Articolo tratto da “La Comunità di Pomarance”.